Midori-ko

Midori-ko

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Dieci anni, ventimila disegni, cinquantacinque minuti. L’animatore indipendente Keita Kurosaka realizza il suo primo lungometraggio, Midori-ko, presentato in anteprima italiana al Future Film Festival 2012. Un Grand Guignol inquietante, uno sforzo produttivo e artistico innegabile, ma anche un’occasione in buona parte persa.

Il sogno di Midori

Per trovare una soluzione alla fame nel mondo, cinque mostruosi scienziati creano un vegetale commestibile capace di rigenerarsi, ma che dimostra una spiccata tendenza all’autoconservazione… [sinossi].

Presentato in concorso alla XIV edizione del Future Film Festival, Midori-ko si distingue in maniera netta rispetto ai restanti titoli che gli contendono il Platinum Grand Prize. Opera atipica esattamente come il suo creatore, nato nel 1956 e indefesso sperimentatore dell’arte animata, muovendosi indistintamente fra territori distanti eppure vicinissimi, dalle installazioni postmoderne alle produzioni più commerciali (come i videoclip), passando per i cortometraggi – tra cui spicca quello realizzato per il collettivo Winter DaysFuyu no hi (2003).
Midori-ko è il suo primo lungometraggio, pur durando appena 55 minuti, un lavoro che lo ha visto impegnato per ben dieci anni nella realizzazione di un numero impressionante di disegni, ventimila in tutto. Coerente con la sua idea di animazione, il risultato non è del tutto convincente.

In un possibile futuro, la crisi alimentare porta cinque scienziati a creare un cibo che coniughi i vantaggi della carne e quelli dei vegetali, ma mangiarlo non sarà così semplice: questa è la storia raccontata all’interno di un’opera ambiziosa in cui la linearità narrativa viene abbandonata in favore di un coinvolgimento emotivo che passa attraverso quello visivo e sonoro, a sua volta trasmesso tramite una particolare tecnica animata, che vanta una serie di disegni a matita molto elaborati e, in un certo senso, estremi rispetto al classico approccio nipponico.
Lo stesso character design si diversifica, grazie a un taglio realistico ed estremo, calato in un contesto che si rifà al teatro dell’assurdo, quasi un Grand Guignol inquietante che, in più di un momento, ricorda il Lynch sperimentale di inizio carriera (Six Figures Getting Sick o The Alphabet) o, addirittura, il buon Bill Plympton, peraltro omaggiato al Future con il documentario Adventures in Plymptoons di Alexia Anastasio.
Confrontando il lavoro di Kurosaka con quello dei due autori sopra citati, ci si accorge però di uno scarto qualitativo notevole, soprattutto se consideriamo il momento in cui questo Midori-ko è stato creato.

C’è quindi un interesse per la tecnica animata, per l’approccio produttivo (praticamente una totale indipendenza), per l’idea autoriale che sta dietro il progetto (Kurosaka si è occupato di quasi tutti i ruoli tecnici), ma poco ci ha convinto il discorso portato avanti, che in sé e per sé è piuttosto banale, poco approfondito ed evanescente.

Info
Il trailer originale di Midori-ko.
Il sito ufficiale di Midori-ko.

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