Come non detto

Come non detto

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Un punto di forza di Come non detto è senza dubbio la sensazione di autenticità e la capacità di assecondare il lato umoristico a questo dettame semplice e quanto mai dimenticato in tante commedie, ovvero la verità (psicologica) dei personaggi.  Il merito lo si deve al soggetto e alla sceneggiatura molto calibrati di Roberto Proia, ma anche a degli interpreti davvero ben amalgamati.

Proprio un bravo ragazzo, ed è gay

Mattia sta per trasferirsi a Madrid dal fidanzato Eduard, così da non dover rivelare alla famiglia di essere gay. Eduard, invece, è convinto che la loro unione abbia la benedizione di tutti i familiari. Quando il giorno prima di partire per la Spagna, Eduard annuncia il suo arrivo a Roma per conoscere i “suoceri”, Mattia dovrà scegliere se, finalmente, vuotare il sacco con i suoi oppure confessare al compagno di essere stato un formidabile bugiardo. Quando tutto sembra essere perduto, grazie all’aiuto dei suoi amici, Stefania e Giacomo, forse Mattia troverà una soluzione in extremis... [sinossi]

A distanza di poco tempo da Good As You di Mariano Lamberti, un’altra commedia italiana a tematica gay è nelle sale: si tratta di Come non detto di Ivan Silvestrini. Stavolta il film sembra abbia suscitato molto meno clamore rispetto al precedente, che aveva scatenato una piccola polemica dovuta ad alcuni gruppi di fondamentalisti cattolici. Al minor clamore corrisponde anche una maggior misura e sobrietà in Come non detto. Il film, esordio alla regia per Silvestrini, non ha quella volontà di sintetizzare e concentrare a sé tutte le sfaccettature di ciò che fa parte del mondo gay, come accadeva in Good As You, che aveva il difetto conseguente di cadere nell’accumulo indefinito di situazioni e personaggi che si sviluppavano in modo orizzontale senza dare profondità alla trama. Anche Come non detto, come nella più classica delle commedie, è un film corale, ma che tuttavia mantiene una rotta precisa dando la giusta centralità a un personaggio soltanto. Mattia, il protagonista, interpretato ottimamente dal giovane Josafat Vagni (già visto nella serie tv Boris), è il classico fulcro da cui si dipana ogni nodo della storia. Se il suo ostacolo nella convivenza con i propri famigliari è il fare outing sulla sua omosessualità, anch’essi però devono fare i conti ognuno con i propri segreti, con aspetti di se stessi che non vogliono rivelare agli altri: è così nel gioco delle parti che vede Monica Guerritore come una madre e moglie ingenua e sottomessa perché gli altri la vogliono così, Ninni Bruschetta come un padre all’antica costretto a ostentare virilità e machismo per nascondere la propria immaturità, la sorella (Valentina Correani) come un mostro di aggressività per timore di mostrare il suo lato affettuoso.

Al di là di queste considerazioni psicologiche, il tutto è narrato in tono leggero e divertito e con molta vitalità, che non è solo nei tanti personaggi che spalleggiano Mattia: dal fidanzato spagnolo ben più emancipato,  al miglior amico che si esibisce in abiti da diva nelle serate gay, alla sorella ed al cognato che comunicano un’accesa romanità; ma lo è anche nelle scelte visive che dipingono una Roma intimista ma colorata, in una regia molto agile e allo stesso tempo non banale. Tenendo conto della buona vena fotografica, l’altro punto di forza di questo film è senza dubbio la sensazione di autenticità e la capacità di assecondare il lato umoristico a questo dettame semplice e quanto mai dimenticato in tante commedie, ovvero la verità (psicologica) dei personaggi.  Il merito lo si deve al soggetto e alla sceneggiatura molto calibrati di Roberto Proia, ma anche a degli interpreti davvero ben amalgamati: dai meno conosciuti Josafat Vagni, Valeria Bilello, Valentina Correani, che senza dubbio promettono bene per il futuro, al sorprendente Francesco Montanari (il Libanese nella serie tv Romanzo Criminale) che mostra come la sua fisicità sia estremamente versatile (ferro o piuma, in questo caso piuma come direbbe Mario Brega) e sempre espressiva, a un Andrea Rivera che si scopre buon caratterista, fino agli stagionati Ninni Bruschetta, come al solito eccellente, e Monica Guerritore. Quest’ultima finalmente in una parte dove si prende meno sul serio, anzi fa la parodia di se stessa dopo anni di interpretazioni all’insegna della sofferenza sublimata (talvolta eroticamente) e dello struggimento: tanto di guadagnato per lo spettatore.

Info
Il trailer di Come non detto.

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