Saturday Church

Saturday Church

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Tentando di affrontare la condizione LGBT (e il correlato tema dell’identità) in chiave iperrealistica e musical, Saturday Church inciampa in un racconto esilissimo e in una evidente pochezza di idee narrative e cinematografiche. Alla Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con Alice nella città.

Vuoto d’identità

Dopo la morte del padre, nella vita dell’adolescente Ulysses irrompe la figura dell’autoritaria zia, chiamata da sua madre a badare a lui e al fratello minore. Il giovane ha l’inconfessata abitudine di indossare gli abiti di sua madre, ma questa sua tendenza finirà per scontrarsi col rigido integralismo religioso della parente; fin quando un giorno, casualmente, Ulysses non sembra trovare la sua dimensione in una comunità LGBT. [sinossi]

Affrontare in modo equilibrato e consapevole, nel 2017, un tema abusato (ma tutt’altro che superato) come la condizione LGBT, è compito tutt’altro che semplice. Il cinema mainstream, da Philadelphia in poi, ha trattato l’argomento (e quelli collegati) sotto varie ottiche, facendone prima un punto di interesse, poi un filone, e infine, inevitabilmente, un cliché. Il fatto che il tema continui a generare oggi l’urgenza di raccontare storie su grande schermo, pur soltanto allo scopo di capire dove si è arrivati (in termini di riconoscimento di diritti) attraverso la narrazione del passato, è testimoniato dalle tante opere che continuano a trattare direttamente di identità sessuale e discriminazione: solo in questo 2017, a questo proposito, abbiamo visto in sala due film molto diversi tra loro come Una donna fantastica e 120 battiti al minuto.
Presentato alla dodicesima Festa del Cinema di Roma in collaborazione con Alice nella città, Saturday Church, in questo senso, ha se non altro l’idea (in sé non nuovissima, ma interessante nello specifico) di trasfigurare l’inferno personale in cui vive il giovane protagonista in un universo musicato e fantastico, in cui egli finalmente abbia modo di affermare un’identità soffocata, ergendosi per la prima volta a centro della scena. L’ambientazione nel Bronx, con la sovrapposizione del motivo dell’identità sessuale a quello razziale, è pure un punto di interesse potenziale per il film dell’esordiente Damon Cardasis.

Disgraziatamente, tuttavia, Saturday Church (l’ispirazione per il titolo è un reale locale LGBT sito a New York) sceglie la via più facile e convenzionale per approcciare il tema, narrando una vicenda che, nella sua inconsistenza, finisce per non funzionare neppure a livello meramente divulgativo. Volendo fare dell’adolescente Ulysses (nome che esprime una metafora fin troppo scoperta, nel segno di un generico viaggio alla scoperta del sé) una sorta di emblema di un’intera (e quantomai varia) condizione, la sceneggiatura finisce per annullare praticamente tutto l’universo che ruota intorno al ragazzo, delineandolo solo con poche ed approssimative pennellate. A dominare sono gli schematismi, visivi e tematici: il giovane vittima dei bulli che, nel suo sogno ad occhi aperti, rovescia la sua centralità per divenire primo ballerino di un ipotetico corpo di ballo da lui dipendente; l’edificio ecclesiastico, coi suoi rigidi rituali, contrapposto allo spazio profano della comunità LGBT, all’interno della quale il protagonista riesce finalmente ad affermare se stesso; il giorno e la notte come polarizzazioni di un’identità scissa, e in cerca di una ricomposizione.
Una semplicità di approccio che trascina con sé i personaggi, caratterizzati solo nel segno dei rispettivi rapporti col protagonista: la figura della gretta zia, di cui vengono annullati i punti più problematici e interessanti (donna nera della classe popolare, preoccupata per la condizione del nipote, afroamericano e transgender) è in questo senso esemplare.

Il film non tenta nemmeno di entrare nelle logiche interne, nelle specificità, nelle dinamiche sociali che regolano una comunità gay e transgender nel 2017: le sue ambizioni, invero molto più modeste, risultano nella descrizione (a tappe forzate) della scoperta della propria identità da parte di un adolescente, attraverso il contatto con un universo che resta nebuloso e indistinto nei suoi tratti specifici. Il film fa un uso frequente di stereotipi (la fuga improvvisa e silenziosa, il primo rapporto a pagamento col ricco borghese incontrato per strada) senza preoccuparsi troppo della credibilità della vicenda narrata: l’esilissimo racconto di formazione che la sceneggiatura mette insieme si fa beffe delle possibili incongruenze (la fuga del giovane non si sposta minimamente dal quartiere in cui è cresciuto) e della necessità di logica, avendo come precipuo scopo quello di attraversare il necessario contatto coi bassifondi e la conseguente risalita.
Saturday Church sciupa poi, malamente, il potenziale delle parti musicate, riprendendole nel modo più scolastico e facendone un mero ornamento della trama, piazzandole sistematicamente proprio laddove lo spettatore se le aspetta. Segno di inesperienza del regista con un linguaggio come quello del musical (che ha regole specifiche), ma anche di scarsa fantasia nell’immaginare quell’universo fantastico che poteva risultare, con queste premesse, un autentico valore aggiunto per il film.

Il problema principale di questo Saturday Church, al di là della sua mal amalgamata componente musical, e di qualche sporadica pacchianeria visiva (i petali che troviamo in un paio di occasioni sul cammino del protagonista) sta comunque in una esilità di sceneggiatura che lascia davvero sconcertati, e in una pochezza di idee narrative e cinematografiche che ne rende praticamente superflua la visione.
Non basta proporsi di raccontare una storia sul tema dell’identità sessuale (tema, lo ripetiamo, tutt’altro che sorpassato nell’anno domini 2017), e non basta una singola, roboante dedica sui titoli di coda: bisogna saperla immaginare, quella storia, saperla assemblare e infine saperla narrare con gli strumenti del cinema. Tutti passaggi, questi, che l’esordiente Cardasis ha mancato di realizzare, limitandosi ad abborracciare un raccontino che ha la consistenza di un mal riuscito tema scolastico sull’argomento.

Info
La scheda di Saturday Church sul sito della Festa del Cinema di Roma.
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