Effetto domino

Effetto domino

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Secondo film di finzione per il documentarista Alessandro Rossetto, Effetto domino è una grande epopea immobiliare ambientata nel nord est italiano che resta sospesa tra la metafora universale e la tragedia familiare.

Requiem immobiliare

In una cittadina termale estranea al turismo di massa, un impresario edile e il suo sodale geometra, avviano un progetto ambizioso: convertire venti alberghi abbandonati in residenze di lusso per pensionati facoltosi. È il sogno mercantile e globalizzato che cambia faccia alla città, un bel lifting che le dia l’aria bella e calda della Florida: non cliniche dove andare a morire ma paradisi in cui andare a godersi l’ultimo pezzo di vita. È il business della vecchiaia che qualcuno, più potente e visionario di questi piccoli imprenditori, fa suo dall’altra parte del mondo. L’improvviso venir meno del sostegno finanziario di banche e investitori scatena un effetto domino nel destino di chi sperava solo di arricchirsi, ignaro di quel piano più alto e lontano di chi ha visto il profitto venire da corpi che non muoiono mai. [sinossi]

La locuzione latina “ora et labora” (prega e lavora) è sempre stata un imperativo per l’uomo medio del settentrione italiano, esponente di un habitat di piccoli e grandi imprenditori, tradizionalmente devoti al lavoro, alla famiglia, a Dio. Dopo Piccola patria, animato da un sano impulso etno-antropologico, il documentarista Alessandro Rossetto con Effetto domino prosegue a raccontare il nord est italiano in un’epopea immobiliare governata dai flussi intermittenti del denaro e da grandi burattinai della finanza, pronti a calpestare i sogni di gloria dell’onesto lavoratore di turno.

Presentato a Venezia 76 nella sezione Sconfini, Effetto domino è il racconto dell’utopia imprenditoriale di una coppia di colleghi ben collaudata: il geometra Gianni Colombo (Mirko Artuso) e l’ex muratore Franco Rampazzo (Diego Ribon). I due si sentono pronti al grande salto e pertanto di lanciano in un affare da milioni di euro con il sostegno delle banche, di un grupetto di soci e l’opportuna corruzione dei politici locali. L’idea è semplice e vincente: demolire i vecchi alberghi in rovina della cittadina termale in cui vivono e sostituirli con residence di lusso per pensionati, sono loro d’altronde i nuovi ricchi, l’ultimo motore possibile per un’economia stagnante e priva di prospettive. Non tutto andrà come previsto, le banche chiuderanno i rubinetti e il denaro inizierà a provenire da Hong Kong, dove dei finanziatori-vampiri decideranno le sorti dell’affare e il capro espiatorio da sacrificare sull’altare del profitto.

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Romolo Bugaro, suddiviso in 6 capitoli accompagnati dalla voice over assai letteraria di Paolo Pierobon (ispirata, come sanciscono i titoli di coda, alla prosa del romanziere Jonathan Franzen), Effetto domino nell’affrontare il suo discorso sul denaro non intende però lanciare alcun monito e resta sospeso tra la metafora universale e la tragedia familiare, rifiutando di apparentarsi al miglior cinema civile nostrano del passato. Se sul versante politico-civile Rossetto non intende seguire il solco de Le mani sulla città di Francesco Rosi, d’altro canto non sembra interessato nemmeno ad approfondire le connessioni tra il pubblico e il privato, come invece avveniva nel magnifico film di John Sayles City of Hope (1991), ad oggi il più riuscito, impressionante amalgama tra tragedia familiare e speculazione immobiliare.

Dal canto suo, Rossetto si dimostra, ancor più che nel precedente Piccola patria, un abile metteur en scene, disseminando nel suo film riprese in deformante grandangolo sulle vuote architetture, fluida staedycam a seguire i personaggi, rallenty sui cantieri in opera e ogni tanto un po’ di macchina a mano a suggerire uno stato di tensione che occhieggia al thriller. Effetto domino è soprattutto l’elegante addizione di questi elementi linguistici, accompagnata dalle musiche di Vivaldi, ma è anche un esempio da difendere di cinema narrativo italiano etnicamente ben delimitato (coraggiosa e giusta la scelta del dialetto) e perfettamente esportabile. D’altronde la questione dell’invecchiamento progressivo della popolazione è un problema assai diffuso (almeno in Occidente), ed è un po’ un peccato che il film, se si esclude una breve scorribanda dei due protagonisti in un ospizio e la metafora delle meduse, si limiti a constatarlo.

Il ritorno nel film dei principali componenti del cast di Piccola patria (Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Mateo Çili), lascia pensare che Alessandro Rossetto abbia tutta l’intenzione di proseguire il suo studio etno-antropologico, e in tal senso Effetto domino rappresenta probabilmente un nuovo tassello del suo virtuale (e in fieri) grande romanzo popolare del nord est italiano odierno.

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Info:
La scheda di Effetto domino sul sito della Biennale.
Il trailer di Effetto domino.

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