Achtung! Banditi!

Achtung! Banditi!

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Esordio nel lungometraggio di finzione per Carlo Lizzani, Achtung! Banditi! è un corale film di rivolta, dove una narrazione avvincente e un coriaceo gusto per la messinscena bellica corroborano l’inesorabile presa di coscienza di un popolo.

Partigiani e operai, uniti nella lotta

Il generale Alexander ha proclamato una tregua nei combattimenti partigiani fino a primavera, ma la squadra guidata dal comandante Vento e dal commissario politico Lorenzo decide di proseguire le operazioni e si reca all’appuntamento con una staffetta, che però è stata uccisa dai tedeschi. L’obiettivo in ogni caso era già noto ai partigiani: recuperare un carico di armi presso una fabbrica alle porte di Genova. Il gruppo si infiltra nella fabbrica, proprio quando i tedeschi la occupano e impongono agli operai di smantellarla per inviare i macchinari in Germania. Gli operai si oppongono, mentre i partigiani, con l’aiuto dell’ingegnere che dirige la fabbrica, riescono a impossessarsi delle armi. Un gruppo di Alpini si aggira inoltre nei paraggi, in attesa di istruzioni. Lo scontro i soldati tedeschi, è ormai inevitabile. [sinossi]
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Ex partigiano e già stimato sceneggiatore, Carlo Lizzani esordisce nel lungometraggio di finzione con Achtung! Banditi! nel 1951, quando il Neorealismo ha già dato alla luce i suoi frutti più maturi e si avvia per lo più verso una rilettura di stampo popolare innestata sui generi della commedia e del melodramma. Appassionato cinefilo e studioso della settima arte, Lizzani, come altri suoi contemporanei, dimostra fin da subito, e con i fatti, di credere nel cinema come opera collettiva, a partire dai suoi contributi ai film altrui in fase di scrittura che lo vedono lavorare a Germania anno zero di Rossellini, Caccia tragica, Riso amaro, Non c’è pace tra gli ulivi di De Santis e Il sole sorge ancora di Aldo Vergano, dove incarna inoltre il ruolo di un prete partigiano (e troviamo poi nel cast anche Gillo Pontecorvo e il critico Guido Aristarco). Questi dettagli storici un po’ pedanti non sono però affatto peregrini, vanno piuttosto a corroborare l’idea che il Neorealismo sia stato la nostra Nouvelle Vague, prima della Nouvelle Vague.

Nel dettaglio, poi, Achtung! Banditi! questa pratica del lavoro collettivo la porta ben incisa nel suo DNA produttivo, dal momento che è stato realizzato grazie alla fondazione di una “Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici” i cui membri hanno contribuito al finanziamento della pellicola sottoscrivendo “azioni” dal valore di 500 lire. Un metodo produttivo ineccepibile e perfettamente calzante per tutti quei film che avevano a cuore il racconto della nostra realtà storica, umana, politica e sociale dell’epoca bellica e post-bellica, periodo in cui tanti autori si erano trovati, per “privilegio” d’anagrafe a vivere, creare e in molti casi anche combattere. Un metodo che però non ha purtroppo avuto molto seguito al tempo, e la Cooperativa ha finito per contribuire solo al successivo film di Lizzani: Cronache di poveri amanti (1954).

Anche da un punto di vista narrativo Achtung! Banditi! conserva d’altronde un afflato corale, non si concentra mai troppo a lungo su un unico protagonista-eroe anzi, sposta spesso il centro dell’azione e dedica tutto il tempo e lo spazio necessari ai vari personaggi, pronti ad attraversare la scena, e a fare la loro parte.

È un moto rivoluzionario centrifugo quello seguito dal film di Lizzani, destinato a inglobare e coinvolgere chiunque nel nome di un’agognata e oramai imminente liberazione dal nazifascismo. Tutto parte, naturalmente e come è giusto che sia, dai partigiani, li troviamo nel potente incipit del film in mezzo alla neve, nelle alture intorno a Genova, intenti a marciare verso un rifugio. In un paesaggio semi-deserto, ma nel quale iniziano a intravedersi alcune case, il gruppo trova e divelle poi un cartello, evidentemente lasciato dai tedeschi, con la scritta “Achtung! Banditen!”, che non può non riportare alla mente una simile e assai più drammatica insegna: quella affissa al corpo esanime di un partigiano nell’ultimo episodio di Paisà di Rossellini (1946).

La squadra, capitanata dal comandante Vento (Giuseppe Taffarel) e dal commissario politico Lorenzo (un giovane Giuliano Montaldo) ha appuntamento con una staffetta che è a conoscenza delle direttive utili a portare a termine una delicata missione: appropriarsi di un carico di armi. I tedeschi hanno però ucciso la staffetta, lasciandola crocefissa come un San Sebastiano al tronco di un albero. Nel bosco si aggira poi uno strano individuo, un ex diplomatico che nottetempo è diretto verso la casa della sua amante. Sarà proprio lì che i partigiani si rifugeranno, in una cameratesca serata di riposo che prelude alla scissione del gruppo: Lorenzo e Il biondo (Bruno Berellini) l’indomani scenderanno alle porte di Genova, è qui, presso una fabbrica, che un loro contatto – l’operaio incarnato dal Lamberto Maggiorani di Ladri di biciclette – gli fornirà le informazioni per recuperare le armi. La situazione si fa spinosa, per non dire esplosiva, quando lo stabilimento viene occupato dai tedeschi, che impongono agli operai di smantellare i macchinari per indirizzarli verso un trasporto in Germania.

Tra le peculiarità di Achtung! Banditi! vi è dunque di certo la presenza della fabbrica e dei suoi lavoratori e la loro inevitabile adesione alla rivolta contro lo straniero invasore, quasi virtualmente si vada a innescare un passaggio di testimone dai partigiani agli operai, le cui vicissitudini e lotte, all’interno della nostra Storia nazionale, sono ancora di là da venire. In questo racconto dalle tessitura complessa e romanzesca trova spazio poi anche la vicenda dell’ingegnere della fabbrica (Andrea Cecchi) e della geometra Anna (incarnata da Gina Lollobrigida), per entrambi si prospetta una presa di coscienza e un’adesione alla rivolta, che avrà per il primo i toni dell’epos eroico, per la seconda quelli del melodramma di stampo sia romantico (Il biondo le confesserà di essere stato sempre innamorato di lei) che familiare (la donna ha un fratello alpino, appartenente dunque all’esercito “regolare”, in attesa di istruzioni).

Achtung! Banditi! presenta dunque anche una mescolanza di generi cinematografici, che porta con sé l’adesione a un robusto senso per lo spettacolo. Se da un lato il fluire del racconto va ad accendere veri e propri focolai di tensione all’interno di una tessitura variegata e a tratti persino discontinua (la separazione della squadra dei partigiani in due gruppi, l’ingresso in scena dell’ingegnere), ecco fare capolino sfumature ora romantiche (la love story tra Anna e Il biondo), ora melodrammatiche (Anna e il fratello alpino), vivacizzate poi da una comicità da operetta (il diplomatico e la sua amante), finché il tutto si libra infine in un respiro quasi western, in principio suggerito nella descrizione dei rapporti di lealtà tra i partigiani, pronto poi a deflagrare sullo schermo nel corso della battaglia finale, alla quale certo si perdona qualche imprecisione balistica barattata opportunamente con un senso del tragico, così sapientemente innestato nell’arco narrativo dei vari personaggi.

La brama di ribellione contro i nazifascisti si sprigiona dunque come un contagio inevitabile in Achtung! Banditi! che non lascia indifferenti nemmeno le mogli e madri degli operai, pronte a manifestare alle porte della fabbrica in un momento emotivamente e registicamente riuscito e coinvolgente, memore dell’estetica del cinema sovietico così come anche di quella di La terra trema di Visconti (la celeberrima attesa delle donne sugli scogli di Acitrezza). Ma soprattutto, la necessità di una lotta che non ha né deve avere fine (e qui si chiarisce il passaggio di testimone alla lotta operaia) è poi resa simbolicamente dal finale del film, dove i partigiani, oltre ai fucili, portano in spalla anche i macchinari della fabbrica, quale ultima forma di protezione di un bene nazionale che non può né deve cadere nelle mani del nemico.

Info
Il trailer di Achtung! Banditi!

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