Asterix e Cleopatra

Asterix e Cleopatra

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Seconda avventura sul grande schermo per i galli di Goscinny e Uderzo. Asterix e Cleopatra alza visibilmente l’asticella rispetto ad Asterix il gallico: le musiche di Gérard Calvi e le performance dei doppiatori trovano un maggior sostegno tecnico-artistico, le linee si fanno più precise, i fondali più ambiziosi. Imperfetto, come diranno gli stessi autori, ma innegabilmente spassoso.

Le Hollywood européen du dessin animé

Cleopatra scommette con Giulio Cesare di essere in grado di costruire in tre mesi un magnifico palazzo ad Alessandria d’Egitto. La regina affida questo gravoso compito all’architetto Numerobis, promettendogli che sarà coperto d’oro se riuscirà nell’impresa e che sarà gettato in pasto ai coccodrilli in caso di fallimento. Il povero Numerobis, conscio di non poter soddisfare le richieste di Cleopatra, si reca in Gallia per chiedere aiuto al druido Panoramix. Il gallo accetta di tornare in Egitto con Numerobis, accompagnato da Asterix, Obelix e il cagnolino Idefix… [sinossi]

Prendiamo in prestito il titolo di un gustosissimo libro di Daniel Couvreur, Belvision : Le Hollywood européen du dessin animé (Lombard 2013), e partiamo proprio dallo studio belga Belvision, già responsabile di Pinocchio in Outer Space e Asterix il gallico, della serie televisiva Les Aventures de Tintin, d’après Hergé e di un gran numero di produzioni votate più alla quantità che alla qualità. Più che a Hollywood, forse dovremmo guardare alla Filmation di Lou Scheimer, a quel (non sempre) fertile compromesso tra ambizioni artistiche e mercato televisivo e cinematografico.

Forte del successo del primo capitolo delle avventure dei galli impenitenti e dopo aver forzatamente cestinato due lungometraggi già pronti, tratti dagli albi Asterix e il falcetto d’oro e Asterix e il duello dei capi, la Belvision ha una seconda possibilità. Col fiato di Goscinny e Uderzo sul collo, lo studio belga ci dimostra una regola molto semplice: la qualità dell’animazione è in buona parte legata al tempo. E il tempo è denaro. Pur con dei limiti rimarcati dagli stessi fumettisti, qui nelle vesti di registi a singhiozzo, Asterix e Cleopatra è quello che Asterix il gallico non poteva e non voleva essere: un lungometraggio non privo di ambizione, ricco di dettagli, dall’ampio respiro. Si veda l’ariosa sequenza che prende il via al porto, tra numerose imbarcazioni: una carrellata sulle architetture imponenti di Alessandria d’Egitto, sulle attività brulicanti e un po’ pasticcione, tra colori, sfumature, dettagli. Come detto, non siamo dalle parti di Hollywood, ma le differenze produttive tra la prima e la seconda pellicola balzano agli occhi.

Forse andrebbe fatto un confronto con un’altra industria, quella nipponica. Nel 1970 la Mushi Production di Osamu Tezuka gioca la carta dell’animazione per adulti col progetto Animerama, tre lungometraggi commercialmente fallimentari: Le mille e una notte, Cleopatra e lo straordinario Belladonna. È fin troppo facile dirlo oggi: Asterix e Cleopatra e Cleopatra sono lo spartiacque tra successo e disfatta, misurano l’ambizione e il realismo della coppia Goscinny/Uderzo, fumettisti che hanno sempre sognato un impero animato, e la produttività vulcanica e un po’ troppo caotica di Tezuka, mangaka inarrestabile e animatore non sempre inappuntabile.
Il destino beffardo, in realtà, farà delle due riletture di Cleopatra l’anticamera a due opere splendide ma tristemente definitive: il suddetto Belladonna e l’irresistibile Le dodici fatiche di Asterix, prima e ultima avventura dei galli realizzata dal neonato Studios Idéfix. René Goscinny morirà a Parigi il 5 novembre 1977 e i suoi personaggi prenderanno altre strade.

Gag e invenzioni grafiche ci accompagnano fin dall’incipit. Asterix e Cleopatra è un susseguirsi di trovate comiche, di intuizioni, già dallo storyboard che prende vita durante i titoli di testa. Il ritmo è dettato dalle inconfondibili musiche di Gérard Calvi, la voce narrante (quella italiana è di Gino La Monica) rappresenta un plus valore comico, il character design è più accurato, come la fluidità dei movimenti. Nel non semplice equilibrio tra quantità e qualità, si apprezza l’animazione supervisionata da Eddie Lateste, promosso dopo Asterix il gallico, pronto per dirigere il lungometraggio Tintin et le Temple du Soleil e qualche anno dopo affiancato a Peyo nel divertente Il flauto a sei puffi.
Nel gioco della caricature, Giulio Cesare si è graficamente evoluto, ma è la caratterizzazione di Cleopatra a essere un piccolo capolavoro – travolgente e stordente la sua entrata in scena sonora. Il gruppetto dei galli in trasferta (Panoramix. Asterix, Obelix e Idefix) attraversa vari scenari e si imbatte in una numerosa galleria di personaggi: che siano vichinghi o cosciotti di pollo, schiavi stremati o brutti ceffi, Asterix e Cleopatra è un riuscito passo a due tra un’eccesso di stilizzazione e un’inattesa accuratezza.

Info
Una clip tratta da Asterix e Cleopatra.

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