O que não se vê
di Paulo Abreu
Presentato in anteprima mondiale in concorso alla 56a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, O que não se vê del regista portoghese Paulo Abreu è un cortometraggio che mette insieme alcuni filmati di sopralluoghi alle Azzorre per un film mai realizzato. Il risultato è una riflessione sul cinema e sulla vita, sugli infiniti film che possono essere racchiusi in una location di grande suggestione.
Infinite vedute del Monte Pico
Documentario girato in due delle isole Azzorre, Pico e Faial, fra il 2015 e il 2016. L’idea per il film è venuta per caso. Rispolverando il girato dei sopralluoghi fatti per un altro progetto di anni fa che poi era stato abbandonato, è emerso un altro film. Un film nascosto in cui il potere della natura e il ruolo della casualità nel processo creativo costruiscono una narrazione sulla vita, l’amicizia, il cinema e su come l’imprevisto incide sulla creazione artistica. [sinossi]
C’erano una volta le elucubrazioni volte ad associare la platonica teoria delle idee, con annesso mito della caverna, al cinema, laddove la caverna viene sostituita dalla sala cinematografica e i prigionieri con gli spettatori, mentre le ombre proiettate sono il film che passa sullo schermo. Troviamo una diversa rispondenza alla concezione platonica nel film O que não se vê (What Is not Seen è il titolo scelto per la distribuzione internazionale), presentato in concorso alla 56a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Il regista portoghese Paulo Abreu mette insieme, in questo cortometraggio, il girato di filmati di sopralluoghi di location, nelle isole Pico e Faial dell’arcipelago delle Azzorre, fatti per la preparazione di un film in realtà mai realizzato. Nella prima parte ogni inquadratura comprende il maestoso Monte Pico, sull’omonima isola, un vulcano che raggiunge la vetta più alta di tutto il territorio della nazione portoghese.
L’idea, platonica, del Monte Pico, la sua essenza, si esprime attraverso le infinite possibili riprese e inquadrature dell’imponente formazione montuosa, di cui quelle della prima parte del cortometraggio rappresentano un campionario. Ripreso da camera-car dell’automobile che percorre stradine tortuose, visto come sfondo in paesaggi notturni e diurni, immerso da agenti atmosferici, pioggia e nebbia, visto con tutte le sfumature cromatiche e luminose possibili. Oppure, tra le tante approssimazioni alla realtà che può operare il cinema con la fotografia, ci sono gli effetti di formati diversi, il digitale nitido e la pellicola super 8 con la sua sgranatura, di esposizioni diverse, oppure ci sono i filmati ottenuti con la fotografia time-lapse di cui parlano nel film. Un po’ è l’idea che sta dietro a certe serie pittoriche, come le Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai o le Cattedrali di Rouen di Claude Monet. E in un contesto cinematografico, una location imponente e suggestiva come il Monte Pico può dar luogo a un’infinità possibile di film. Potremmo immaginarlo sormontato da ufo perché possa assumere il ruolo della Torre del Diavolo di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Oppure potremmo assimilarlo alle vette della Monument Valley di un film di John Ford. Infinite possibilità rappresentano ciò che non è visto.
O que não se vê vede la presenza, con il regista, del sodale João da Ponte, con cui ha lavorato, in qualità sia di attore che di produttore, in Raimundo e Varadouro, e che nel frattempo è venuto a mancare. Il film è dedicato a lui nei titoli di coda. Alla luce di questa mancanza, O que não se vê assume ulteriori significati tra essere e divenire. La natura, rappresentata dai paesaggi delle Azzorre in cui campeggia il Monte Pico – che si è originato 750.000 anni fa, una datazione geologica considerata recente – rimane indifferente alle vicende umane che si susseguono e delle quali fa da semplice teatro. La vita umana è effimera e imprevedibile come le nuvole che circondano la vetta massiccia del Monte Pico. E da un cortometraggio come O que não se vê, fatto di riprese riciclate neanche concepite per entrare in un film, possono partire infinite possibilità e chiavi di lettura.
Info
O que não se vê sul sito della Mostra di Pesaro.
- Genere: sperimentale
- Titolo originale: O que não se vê
- Paese/Anno: Portogallo | 2020
- Regia: Paulo Abreu
- Fotografia: Lee Fuzeta, Paulo Abreu
- Montaggio: Paulo Abreu
- Interpreti: João da Ponte, Lee Fuzeta, Paulo Abreu
- Produzione: Uma Pedra no Sapato
- Durata: 23'