Gremlins 2 – La nuova stirpe
di Joe Dante
Come accadrà anche negli anni successivi (Matinee, La seconda guerra civile americana, Small Soldiers) Joe Dante sfrutta Gremlins 2 – La nuova stirpe, ritorno ai mostriciattoli che gli avevano garantito un imperituro successo, per teorizzare sul cinema, ironizzando con fare sarcastico sull’industria hollywoodiana e i suoi cliché, e dunque finendo consapevolmente per sabotare la sua stessa creatura. Ne viene fuori un sequel che non ha pari nello scenario statunitense. Se il primo capitolo era un mogwai, ora è davvero l’ora di un film-gremlin.
L’immagine replicata
Dopo la morte dell’anziano signor Wing, Gizmo viene rapito da un folle scienziato che vuole usarlo come cavia. A causa di un incidente, però, la creatura partorisce un esercito di Gremlins malvagi che semina il panico in città. Dovranno intervenire Billy e Kate, che si sono trasferiti a New York e lavorano alla Clamp Enterprises. [sinossi]
Nel 1984 Gremlins, diretto da Joe Dante su sceneggiatura di Chris Columbus e sotto l’egida produttiva di Steven Spielberg, raggranellò nei soli Stati Uniti d’America oltre centocinquanta milioni di dollari, quarto incasso dell’anno dopo Beverly Hills Cop di Martin Brest, Ghostbusters di Ivan Reitman e Indiana Jones e il tempio maledetto di Steven Spielberg. Un successo senza precedenti – e senza predecessori – nel campo del cinema che flirta con l’horror, e che arrivò a sorpresa, almeno in quelle proporzioni. Inevitabile che a Hollywood un risultato di questo tipo risvegliasse da subito l’interesse di chi aveva rischiato in quell’avventura (nel caso specifico Warner Bros. e Amblin’ Entertainment), e così si iniziò immediatamente a ragionare su un eventuale Gremlins 2. Joe Dante venne contattato, ma declinò la proposta: non aveva mai diretto un sequel, e non l’avrebbe fatto neanche in seguito. Non volendo finire ingabbiato nella macchina industriale statunitense Dante percorse strade del tutto personali, dirigendo dapprima Explorers e quindi Salto nel buio e L’erba del vicino, tre traiettorie impensabili nel campo del fantastico e del grottesco che grondano di umori irreplicabili, sottili messe alla berlina dello status quo degli Stati Uniti nel pieno dell’ascesa repubblicana (in questa chiave di lettura va visto e interpretato anche il collettivo Donne amazzoni sulla luna, cui Dante partecipa insieme a John Landis, Carl Gottlieb, Peter Horton, e Robert K. Weiss). Il progetto Gremlins 2 intanto procedeva, scartando ipotesi dopo ipotesi – tra queste pare vi fosse anche la folle idea, per fortuna rimasta solo sulla carta, di far approdare i gremlins addirittura su Marte –, con una gran messe di cineasti e di sceneggiatori contattati per provare a sviluppare qualcosa che fosse credibile tanto sotto il profilo narrativo quanto sotto quello economico. Non si trovò la quadra, e il progetto non riuscì a decollare. Fu proprio allora, quando Gremlins 2 era oramai divenuto un peso, un fallimento preventivo, che Joe Dante si decise a tornare sui propri passi, e accettò di lavorarvi, ottenendo il raro privilegio di godere di assoluta e incontrovertibile libertà artistica.
A dimostrazione della volontà di controllare in maniera ferrea la sua creatura Dante scelse uno sceneggiatore con una filmografia ancora scarna, Charles S. Haas – con cui poi lavorerà anche a Matinee –, e lo lasciò libero di elaborare tutte le idee apparentemente più strampalate, improbabili, del tutto fuori dalla logica. Smantellando l’impianto capriano su cui si reggeva il capostipite, e la struttura architettata da Chris Columbus, Dante e Haas iniziano dalle fondamenta a sabotare il punto fermo a cui in realtà dovrebbero fare affidamento in modo più forte e concreto, vale a dire il concetto di “originale”. Non esiste un sequel assimilabile a Gremlins 2 per il semplice fatto che nell’intera storia di Hollywood non è mai esistito un film che avesse come unico reale scopo quello di distruggere il concetto stesso di replica. Sotto questo profilo Dante anticipa qui alcune delle tematiche cardine dei suoi film immediatamente successivi, vale a dire il già citato Matinee, La seconda guerra civile americana – prodotto per la televisione in patria ma uscito in sala nel resto del mondo, Italia inclusa –, e Small Soldiers: l’unico modo per “combattere” l’industria è quella di farla franare dall’interno, svelandone la struttura, mostrando la debolezza intrinseca dei suoi passaggi-chiave. Nell’era del capitalismo più selvaggio (e lo diventerà ancora di più, fino a far fuori direttamente tutti quei registi che come tale lo hanno descritto: Dante, Landis, Carpenter) Dante costruisce un film che ne svela l’intimo putridume, e per farlo ricorre solo ed esclusivamente al cinema, alla sua prassi, al suo immaginario. La competizione apre anche la pellicola, con il logo Warner che appare in scena come se si trattasse di una delle scorribande dei Looney Tunes: e infatti sul logo campeggia un sardonico – come sempre – Bugs Bunny, che viene però disarcionato dal livoroso Daffy Duck, impossibilitato però a prendere “realmente” il suo posto. Dall’irreale dichiarato all’irreale supposto, vale a dire la Manhattan über-capitalista che appare in tutto il suo splendore nella prima inquadratura del film. Nell’attacco all’arma bianca all’immagine imperante (e imperiosa), tanto nel cinema quanto nell’America reaganiana/bushiana, Dante assume le forme a sua volta di un Looney Tunes – e, ironia del destino, sarà oltre un decennio più tardi regista di Looney Tunes: Back in Action, ultimo film affidatogli dall’industria prima della retrocessione nei meandri dell’indipendenza – e così Gremlins 2 trasforma il fantasy-horror per famiglie in un bailamme di intuizioni satiriche, di risate crudeli. È il demenziale a prendere il sopravvento, perché solo la risata più delirante può permettersi di leggere un mondo completamente sottosopra.
Difficile enumerare le intuizioni sparpagliate da Dante e Haas nel corso del film senza incorrere nel rischio di dimenticarne per strada molte, perché ogni singola inquadratura di Gremlins 2 sembra suggerire le armi da utilizzare per affossare il sistema, o almeno per rendere evidente la sua mediocrità, la sua crudeltà irregimentata e sordida, la sua ottusità perenne nell’incessante ricerca del successo, del guadagno, dell’accrescimento esclusivamente materiale. In questo senso non solo i due protagonisti del primo capitolo (tornano sia Zach Galligan che Phoebe Cates, che hanno lasciato la fittizia Kingston Falls per trasferirsi a New York), ma lo stesso Gizmo, il grazioso mogwai che, malgré lui, può generare mostri solo con il non rispetto di regole basiche, diventano vera e propria carne da macello. Non del film però, ma della macchina industriale in quanto tale. Dante auto-sabota Gremlins 2 per testimoniare la necessità di combattere la prassi hollywoodiana del sequel, in una denuncia aperta – ma giocata su un registro cartoonistico, e dunque accettabile per le masse – di un sistema d’immagini che concede la medesima libertà espressiva cui possono godere i dipendenti della Clamp Enterprises, che vengono licenziati per aver fumato una sigaretta e non possono permettersi nemmeno di tenere una pianta sulla propria scrivania per non rovinare l’immagine asettica e uguale-a-sé dell’edificio. Quando Gizmo cambia canale al televisore, sullo schermo appare la sequenza di Rambo 2 – La vendetta in cui Sylvester Stallone afferma “Per sopravvivere a una guerra, devi diventare la guerra”, ma l’acme viene interrotto dall’oramai morente signor Wing (anche Keye Luke, con quasi sessant’anni di carriera alle spalle, era prossimo alla morte, e dopo Gremlins 2 girerà solo Alice di Woody Allen) che accusa il piccolo schermo di essere un’invenzione per gli sciocchi. Tutta la società statunitense, a dire il vero, appare agli occhi di Dante come un’invenzione per gli sciocchi, e il regista non fa nulla per nasconderlo. Se la prende con la pubblicità, con la televisione, con il cinema stesso, con chi lo fa, con chi lo guarda, e anche con chi lo giudica – la sublime sequenza con Leonard Matlin è lì a testimoniarlo. In questa società ridicola nulla merita più di essere preso sul serio, e così anche i gremlins diventano veri e propri mostriciattoli da baracconata, sempre più estremi ma anche più ridicoli, giocosi, privi di reale – profonda – cattiveria.
Se nel primo capitolo Columbus in fase di scrittura aveva tenuto come idealmente centrale Gizmo, giocando con il quadretto natalizio à la Capra e di fatto dando vita a un mogwai-movie, ora Haas (sobillato da Dante) scrive un girone infernale ad altezza Looney Tunes e trasforma il tutto in un baccanale carnascialesco, un vero e proprio gremlin-movie. Un oggetto a suo modo inclassificabile, che può perfino autodistruggersi, come avviene quando la pellicola si brucia e il film si interrompe: sono stati i gremlins ovviamente, a togliere la bobina e a giocarci, e tutto verrà ripristinato solo per l’intervento energico di Hulk Hogan, il più famoso dei wrestler. Tra una battuta sul mondo “a colori” che si è stufato del cinema in bianco e nero, e un aggiornamento dell’idea gotica dello scienziato pazzo Gremlins 2 passa come un caterpillar sull’immaginario hollywoodiano, fagocitando horror e mostruoso, ma anche la commedia, il musical, il cinema d’animazione, l’intrattenimento per famiglie. A sopravvivere, dopo l’inevitabile mattanza delle bestiacce, è solo il Capitale, nella figura di Daniel Clamp, l’imprenditore multimiliardario nella cui torre si svolge l’intera vicenda. Lui è inscalfibile, in grado di uscire da ogni situazione come un eroe. La figura di Clamp è evidentemente ricalcata su quella di Donald Trump, a partire dall’assonanza nel cognome: neanche Dante però, brillante analista delle derive degli Stati Uniti, avrebbe all’epoca pensato che Clamp, in grado di vedere dietro ogni singolo oggetto o essere umano solo le sue potenzialità economiche, sarebbe addirittura diventato presidente, lavorando nella stanza dei bottoni della nazione più potente del globo. E per fortuna che nessuno gli ha dato da mangiare dopo mezzanotte…
Info
Il trailer di Gremlins 2 – La nuova stirpe.
- Genere: commedia, fantasy, grottesco, horror
- Titolo originale: Gremlins 2: The New Batch
- Paese/Anno: USA | 1990
- Regia: Joe Dante
- Sceneggiatura: Charles S. Haas
- Fotografia: John Hora
- Montaggio: Kent Beyda
- Interpreti: Belinda Balaski, Bubba Smith, Charles S. Haas, Christopher Lee, Dick Butkus, Dick Miller, Gedde Watanabe, Haviland Morris, Henry Gibson, Hulk Hogan, Jackie Joseph, Jason Presson, Jerry Goldsmith, Joe Dante, John Astin, John Glover, Julia Sweeney, Kathleen Freeman, Kenneth Tobey, Keye Luke, Leonard Maltin, Paul Bartel, Phoebe Cates, Rick Ducommun, Robert Picardo, Robert Prosky, Zach Galligan
- Colonna sonora: Jerry Goldsmith
- Produzione: Amblin Entertainment
- Durata: 107'