Missing
di Shinzo Katayama
Presentato al 24 Far East Film Festival, Missing è l’opera seconda del regista giapponese Shinzo Katayama, che è stato assistente di Bong Joon-ho, una coproduzione nippo-sudcoreana, un thriller costruito con una struttura narrativa a incastro che si snoda in vari passaggi temporali a ritroso. Tutto risulta però abbastanza derivativo e in definitiva il film non propone nulla di mai visto.
Quando l’uomo col martello affronta quello col coltello
Kaede, una ragazza, cerca di ritrovare il padre, Satoshi, scomparso poco dopo averle detto di aver avvistato un pericoloso serial killer ricercato su cui pesa una taglia di 3 milioni di yen. Crede di averlo trovato in un cantiere ma si tratta di un’omonimia con un giovane operaio. Ma il volto di quest’ultimo ricorda proprio il serial killer ricercato. [sinossi]
Con un tema musicale occidentale, voluttuoso, elegante, Liebesträume di Liszt, inizia Missing (il titolo originale è さがす traslitterato come Sagasu), una singolare co-produzione nippo-sudcoreana firmata dal regista giapponese Shinzo Katayama, alla sua opera seconda, regista che è stato assistente di Bong Joon-ho per il suo episodio di Tokyo! e per Mother. Una combinazione produttiva non usuale, che mette insieme due nazioni storicamente antagoniste, con una sentimento forte di razzismo, dei giapponesi nei confronti dei coreani, che spesso si è tradotto in condizioni di sfruttamento dei lavoratori immigrati nel paese del sol levante. E, in Missing, c’è un accenno, una minima sfumatura sociale, nel momento in cui Kaede torna nel cantiere e chiede informazioni a un operaio straniero, che dice di non avere dialogo con i colleghi giapponesi.
Una musica che gioca sul contrasto, quella di Liszt già utilizzata, nella storia del cinema giapponese, da Juzo Itami nel suo capolavoro Tampopo. E in effetti in tutto il film Missing si respira un’aria di déjà-vu, di già visto, di citazione. Come molto cinema coreano il film mette in scena una giungla urbana, uno sprofondamento nell’abiezione fatta di impiccagioni, strangolamenti, sangue, serial killer, duelli che mettono di fronte un uomo con il martello e uno con il coltello. Il senso di degrado si arricchisce con il tema del fine vita, della necessità di porre fine alle sofferenze di persone affette da malattie incurabili e devastanti, come la SLA. Eppure la logica di questo tipo di operazioni è anche quella di alleggerire con momenti ironici, in questo caso la dimensione adolescenziale della protagonista, Kaede, e la sua amicizia con il ragazzo suo coetaneo.
La struttura narrativa di Missing è a incastro, con un procedere a ritroso che si snoda in alcuni blocchi temporali, dipanando così la vicenda e chiarendo gli aspetti che risultavano ambigui, e con un meccanismo a staffetta dei protagonisti, il padre scomparso e la figlia che lo cerca. Ancora nulla di nuovo sul fronte orientale. Qui Shinzo Katayama guarda probabilmente a Sion Sono e a opere come Strange Circus, senza ovviamente la stessa dirompenza visionaria. Il rapporto duale tra Satoshi e Kaede, padre e figlia, si visualizza nella lunga, estenuante, ridicolmente antonioniana, scena finale. I due personaggi giocano a ping pong con due lunghissimi e automatici servizi, in cui nessuno sbaglia e la pallina, presente all’inizio, sembra poi non esserci più. Katayama vuole chiudere con un momento autoriale, inutile e pretenzioso, che in realtà sancisce la sua mancanza di uno stile originale e incisivo.
Info
Missing sul sito del Far East.
- Genere: thriller
- Titolo originale: Sagasu
- Paese/Anno: Corea del Sud, Giappone | 2021
- Regia: Shinzo Katayama
- Sceneggiatura: Kazuhisa Kotera, Ryu Takada, Shinzo Katayama
- Fotografia: Naoya Ikeda
- Montaggio: Hazuki Kataoka
- Interpreti: Aoi Ito, Hiroya Shimizu, Jiro Sato, Misato Morita, Shotaro Ishii
- Colonna sonora: Hiyoko Takai
- Produzione: Asmik Ace Entertainment
- Durata: 124'