Foto di famiglia

Foto di famiglia

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Ispirato a una storia vera, Foto di famiglia di Ryōta Nakano è una classica comedy-drama alla giapponese, con una prima parte che spinge sul pedale di una comicità quasi demenziale, e una seconda in cui, stucchevolmente, non si fa che piangere. In sala da noi con tre anni di ritardo.

Tutte le famiglie felici si somigliano… anzi no.

Nella famiglia Asada tutti hanno un sogno nel cassetto: il padre avrebbe voluto fare il pompiere, il fratello maggiore il pilota di Formula 1 e la madre si è sempre immaginata come la moglie di un gangster della Yakuza! Masashi, il figlio minore, che ha sempre sognato di diventare un fotografo, ha un’intuizione: ritrarre la propria famiglia ricreando tutte le vite che avrebbero potuto o voluto vivere. Grazie a questi scatti, Masashi esaudisce il suo sogno e diventa un fotografo affermato e stimato, la cui peculiarità è ritrarre con originalità non solo la sua, ma numerose altre famiglie, regalando loro ricordi indelebili. Masashi, però, si trova costretto a interrompere il suo lavoro quando il Giappone viene colpito dal terremoto del 2011. Intenzionato a fare qualcosa di utile, si unisce a un gruppo di volontari che svolgono una missione a dir poco inaspettata: “salvare” le foto e gli album di famiglia smarriti nel crollo delle case, recuperandoli, ripulendoli e restituendoli ai proprietari. [sinossi]

Conosciuto con il titolo internazionale di The Asadas, Foto di famiglia di Ryōta Nakano risale in realtà a ben tre anni fa e racconta la storia vera del fotografo Masashi Asada, esagerandone con ogni probabilità i tratti da perdente/fannullone. Classe 1979, Asada, diplomatosi al Japan Institute of Photography and Film, riuscì a farsi pubblicare nel 2008 un curioso e divertente libro di fotografie della sua famiglia (Asakade!, cioè “Gli Asada!”) ritratta in pose eroiche/caricaturali mentre svolge i più disparati mestieri e attività: pompieri (aspirazione del padre), yakuza (fantasia della madre), piloti di corse automobilistiche (desiderio del fratello), e poi ancora rock band, chef stellati, supereroi in stile Power Rangers, e così via. Dopo che il libro ha ricevuto un importante premio, Masashi inizia a viaggiare per il Giappone per ritrarre altre famiglie con l’obiettivo di immortalarne l’essenza.

Nel film, i resoconti di questi incontri sono tra le scene più riuscite, in cui scorgiamo attraverso gli occhi sensibili e l’obiettivo fotografico di Masashi Asada (interpretato da Kazunari Ninomiya) quelle peculiarità che rendono unica ogni famiglia, nella gioia come nel dolore, o in cui scopriamo la storia che può esserci dietro a un sorriso: in uno dei momenti migliori e più ispirati, Asada si prepara a scattare una foto a una bambina, assieme alla sorella e alla madre, ma la piccola Riko, che ha perso il padre e non riesce a trovare nessuna vecchia foto in cui è presente, scoppia a piangere. E’ una scena in cui probabilmente si riverbera la storia stessa del regista, che ha perso il padre quando aveva solo sei anni. Sempre sul filo della retorica, certo, ma più avanti le cose vanno peggio.

Purtroppo, decenni di seguitissimi drama televisivi (dai quali proviene lo stesso protagonista, attore/popstar, scelto poi da Eastwood per Lettere da Iwo Jima) hanno la meglio sull’impianto estetico del film, annegando a colpi di sottolineature il potenziale emotivo di una storia che vuole farsi esemplare a tutti i costi. Finita la sezione più propriamente comedy, che racconta il periodo di formazione di Masashi come fotografo tra il suo paese natale e Tokyo, si passa alla parte della “presa di consapevolezza”, che si svolge nella regione del Tôhoku, colpita dal tremendo terremoto e maremoto del 2011 che causò quasi ventimila morti. Qui il pudore di quei rari momenti cui accennavamo evapora, per lasciare il posto a lunghi e insistiti primi piani su volti in lacrime e sugli occhi lucidi del protagonista, con una tale frequenza da svilire e banalizzare il senso profondo di quell’esperienza, rendendo il tutto ripetitivo e stucchevole e portando oltretutto la durata del film a un minutaggio eccessivo per quello che ha da dire.

In un solo momento si accenna al tema dell’immoralità su un certo modo di usare la macchina fotografica: Masashi, davanti al disastro e al dolore, non riesce più a scattare foto e si mette invece ad aiutare Yosuke (Masaki Suda), un giovane volontario del posto che sta mettendo in salvo e ripulendo le fotografie di famiglie rinvenute fra le macerie. A un certo punto, mentre cammina in quel paesaggio devastato, Masashi vede due fotografi che scattano foto con accanimento a un uomo che sta lavorando tra i detriti. Il suo sguardo silenzioso esprime un certo disappunto per l’uso cinico di quel medium che per lui rappresenta invece, sempre di più, una missione, qualcosa di profondamente umano. Un’espressione di solidarietà. Peccato però che sull’uso della macchina da presa non si faccia la medesima sana autocritica.

Quanto al rapporto fra Masashi e Wakana (Haru Kuroki), la ragazza innamorata di lui sin da quando erano bambini e che lo ospita per un lungo periodo nel suo appartamento a Tokyo in attesa che diventi un fotografo famoso, ci si attesta sui cliché di un manga per ragazzi(ni): rimbrotti di lei, faccine da cane bastonato di lui e la più assoluta castità. Da questo punto di vista, i componenti della famiglia di Masashi sono caratterizzati con molta più accuratezza. A rimanere nella memoria, in definitiva, è la prima parte del film, con i divertenti set delle foto-gag della famiglia Asada, che ricostruiscono mimeticamente le fotografie originali immancabilmente mostrate sui titoli di coda. E poi il finale, che dopo tanta retorica recupera in corsa lo spirito originale e anche dissacrante della famiglia Asada, che regista e attori hanno incontrato prima delle riprese.

Il tema della famiglia è ricorrente nella ancora breve filmografia di Nakano. Curiosamente, il suo esordio alla regia, Capturing Dad (Chichi o tori ni, 2012), si spendeva proprio su una storia simile anche se più circoscritta: quella di una madre che chiede alle sue due figlie di andare a trovare il loro padre, suo ex marito, che è in punto di morte, e di scattargli una foto.

Info
Il trailer di Foto di famiglia.

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