How to Have Sex

How to Have Sex

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La vacanza e le prime esperienze sessuali di tre amiche diventano il campo su cui How to Have Sex compie una scelta di sguardo: libero e immanente, nella prima mezz’ora, ma da lì in poi convenzionale e schematico. Un’occasione persa per raccontare con un’ottica giovane e femminile qualcosa di più ampio e sfumato di un singolo evento, quale può essere un trauma sessuale.

Ha ballato una sola estate

Tre adolescenti, Tara, Skye e Em, vanno in vacanza a Creta per abbandonarsi a un divertimento senza limiti, tra alcool, locali notturni e nuove amicizie. In quella che dovrebbe essere la più bella estate della loro vita scopriranno che sesso, consenso e consapevolezza di sé seguono percorsi più complessi di quanto immaginavano. [sinossi]

How to Have Sex, esordio alla regia della londinese Molly Manning Walker, inizia nel migliore dei modi: con uno “stile libero”, fresco, leggero, energico, cavalcando l’onda della simpatia e della spontaneità delle tre giovani interpreti principali, di cui soltanto due, Mia McKenna-Bruce e Lara Peake (nei panni rispettivamente di Tara e Skye), sono abbastanza note per le loro apparizioni in diverse serie televisive britanniche e in alcuni film; mentre la terza, Enva Lewis (che interpreta Em), è qui al suo debutto. Le tre amiche, terminati gli esami al college, si trovano a Creta per una vacanza scatenata, nella fattispecie a Malia, meta prescelta del turismo giovanile. Il loro albergo con piscina è infatti affollato di giovani e giovanissimi da tutta Europa: bagni al tramonto, discoteca, alcool a fiumi e risate-perché sì. Lo sguardo della regista-sceneggiatrice sulle tre ragazze è caldo, empatico, non giudicante. Se paragoniamo questa modalità con una qualsiasi teen comedy statunitense piena di ragazze scatenate, salvo rare eccezioni, ci accorgeremo subito della differenza. Anche se il comportamento delle tre è alquanto disinibito e sboccato, nel descriverle non c’è alcuna sciatteria né moralismo di ritorno: Molly Manning Walker è in vacanza con loro, accanto a loro e ci porta lì, proprio nel mezzo, a divertirci e a tornare giovani.

La prima mezz’ora, quasi un terzo esatto della durata totale di How to Have Sex, è tutta così, e fa ben sperare. Ma è di gran lunga la parte migliore di un film che poi, purtroppo, prende un’altra strada, che è quella del ripiego su una scrittura più convenzionale, più attenta agli avvenimenti che non ai personaggi. Se prima il film sembrava farsi trasportare letteralmente da Tara, Skye ed Em, dai loro incontri e dalle loro battute complici, improvvisamente le tre appaiono come prigioniere e pilotate da uno script che vuole portarle dove dice lui, senza più deviazioni né sorprese. E la direzione è quella di un banale e asfittico mini-dramma adolescenziale al femminile. Intendiamoci, non stiamo contestando la rappresentazione di questioni importanti, come la pressione sociale che si crea all’interno dei gruppi (anche fra le tre ragazze), con tutti i modelli di comportamento del caso che ingenerano, Né stiamo negando la veridicità di quel trauma terribile che è una prima esperienza sessuale che si vorrebbe, sotto sotto, romantica, e si rivela invece deludente e abusiva. Come al solito, non è questione di “cosa”, ma di “come”. E il “come” qui è uno schematismo che emerge all’improvviso, che vede assegnati ruoli ben precisi fra le tre ragazze e fra le loro controparti maschili (o almeno due su tre, la terza è la lesbica Paige, interpretata da Laura Ambler). In breve, Tara è attratta dal dolce ” Badger” (Shaun Thomas), ma per una serie di circostanze decisamente forzate si trova invischiata con il viscido ma attraente Paddy (Samuel Bottomley), anche a causa delle spinte di quella delle due che credeva un’amica e che invece si rivela inaspettatamente gelosa di lei.

Schematismo, manicheismo, forzatura nelle svolte di sceneggiatura, peraltro tutte molto prevedibili. Ed ecco qui che si va a perdere, ma diciamo pure sprecare, tutta quella freschezza che permeava, con una naturalezza ammirevole, il primo terzo di film. Qualcuno ha voluto paragonare How to Have Sex a un altro recente esordio, quello sì davvero folgorante, che è Aftersun (2022), di Charlotte Wells, da noi giunto purtroppo direttamente su piattaforma. Ma a ben vedere l’unico punto in comune fra i due film, così superficialmente accomunati, è il tema delle vacanze al mare… Qui il passaggio dalla commedia al dramma di Tara, il suo ballo una sola estate, finisce per mancare proprio l’obiettivo più importante: la restituzione di quel breve periodo così intenso e sfuggente che è l’adolescenza, il fatto di non essere mai preparati ad adeguatamente ad affrontarla nel momento in cui la si vive, rischiando così di ritrovarsi in seguito a riviverla nella malinconia e nel rimpianto. Ciò che all’autrice invece interessa – lo dice il titolo stesso – è la diversa modalità in cui le tre giungono alla questione sessuale, facendo dipendere da questo tutto il resto, sacrificando a questo obiettivo le sfumature, le mezze tinte e l’immanenza della narrazione. Soprattutto, da quel momento in poi, dal momento cioè in cui Tara si ritrova sulla spiaggia di notte insieme a Paddy chiedendo a se stessa perché diavolo si trova lì, il film rivela la sua natura di oggetto pensato, scritto e vissuto “con il senno del poi”, e cioè si va a perdere completamente per strada quel meraviglioso viaggio nel tempo del “qui e ora” che dominava tutta la prima parte, e che è poi davvero l’unico modo centrato e proficuo per rappresentare quella stagione dolceamara. Davvero un’occasione persa.

Info
How to Have Sex, il trailer.

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