Exhuma

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Presentato al Far East Film Festival 2024, Exhuma di Jang Jae-hyun è un horror in buona parte depotenziato, nonostante il cast ispirato, le riflessioni storico-politiche e il fascino dell’occulto e del folklore. Ragguardevole successo in patria e conferma della buona mano di Jang Jae-hyun, il film sembra guardare troppo al botteghino di oggi e soprattutto a quello di domani.

Spiritello porcello

Hwa-rim e Bong-gil sono sciamani moderni particolarmente abili nelle pratiche di esorcismo. Li vediamo per la prima volta su un volo per Los Angeles, dove un ricco uomo d’affari coreano-americano li ha convocati per il suo figlioletto neonato, che sembra essere sotto l’influenza di qualcosa di sinistro. Non tutta la famiglia è felice di vedere la coppia arrivare, ma Hwa-rim si rende subito conto che questo problema colpisce anche altri membri della famiglia e sospetta che si tratti di un “richiamo della tomba”, vale a dire un antenato morto che, per un qualche motivo, è disturbato e infelice nella tomba. Questo richiederà un’esumazione e una nuova sepoltura, per la quale Hwa-rim avrà bisogno dell’aiuto di due vecchi colleghi, l’esperto di feng shui Kim Sang-deok e l’impresario di pompe funebri Young-geun… [sinossi – fareastfilm.com]

È un buon film Exhuma, anche se alla fine assume più i contorni di un promettente pilot. E così, più che delle cose che ci sono, resta il retrogusto un po’ amaro per quelle che mancano, in primis quella giusta spietatezza che il film di Jang Jae-hyun sembrava promettere. Più della cesura un po’ troppo netta tra le due parti, ovvero l’esumazione del nonno rancoroso e quella successiva e non preventivata del feroce militare giapponese, a stonare è l’improbabile tana libera tutti che indebolisce la narrazione ma che potrebbe tornare ovviamente molto utile in prospettiva produttiva futura.
Oramai legato al fertile immaginario delle pratiche occulte, con tutto il portato estetico, cromatico e musicale del folklore coreano ad aggiungere fascino e spettacolarità, Jang Jae-hyun può permettersi di tenere alta l’asticella produttiva: non a caso, dopo gli ottimi riscontri di The Priests (2015) e Svaha: The Sixth Finger (2019), per Exhuma può contare sulla trainante presenza di Choi Min-sik (Old Boy, I Saw the Devil) e di un cast all’altezza. Vale la pena sottolineare l’ennesima convincente performance di Yoo Hae-jin, caratterista dalla corposa filmografia, in grado di muoversi senza affanno tra generi e ruoli. Uno dei volti storici della new wave sudcoreana, fin dai tempi di Attack the Gas Station (1999).

Proprio un horror purtroppo misconosciuto dei primi anni della new wave, The Uninvited (2003) di Lee Su-yeon, ci ricorda quanto fossero più spietate e crudeli le pellicole di quel periodo, prive di paletti che oggi sembrano invalicabili – sì, ci riferiamo al pacioso neonato e al suo disneyano destino. Senza tornare troppo indietro nel tempo, anche il notevole The Wailing (2016) di Na Hong-jin offre buone prospettive di lettura per Exhuma, per questo orrore ovattato, per lo sguardo sulle superstizioni, sul folklore, sul nemico nipponico, sul peso e sugli strascichi della Storia. Con il sanguinario spirito del Sol Levante a menar disumani fendenti, non così dissimile dai soldati romani dell’indie Morituris, il film di Jang può quantomeno allargare sguardo e discorso: non solo l’implacabile sete di sangue nipponica, ricordo terribile di un passato per fortuna sepolto, ma anche l’irrisolta questione Nord\Sud, una ferita che qui trova una sua dimensione anche geologica. Uno dei passaggi più interessanti e suggestivi del film, a braccetto con le spettacolari sequenze che accompagnano l’esumazione e i vari riti.
Un po’ ghostbusters e un po’ avengers, i quattro cavalieri dell’occulto lasciano aperta la porta a una successiva (dis)avventura, un po’ come la coppia sbanca box office Ed & Lorraine Warren – The Conjuring e tutto quel che segue. Vedremo se l’intenzione di Jang e della Showbox è di ripercorrere il dorato percorso tracciato da James Wan e Peter Safran.

Info
Exhuma sul sito del Far East.

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