La cripta e l’incubo

La cripta e l’incubo

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Visto al Festival di Roma in 35mm nella retrospettiva sul gotico italiano, La cripta e l’incubo è una delle due incursioni del regista di Totò Camillo Mastrocinque nel gotico italiano, insieme al successivo Un angelo per Satana.

Chi suona la campana?

Nell’antico castello dei Karnstein vivono il conte Ludwig e sua figlia Laura, preda di continui incubi. Per allontanare da sé il sospetto che in sua figlia si sia reincarnata un’antenata dei Karnstein, il conte chiama al castello un giovane studioso, Klauss, perché scopra i motivi che provocano ad ogni incubo di Laura la morte di una delle persone da lei sognate. Klauss si applica sulle antiche pergamene e sembra che abbia trovato una traccia; ma proprio quando sta per svelare il mistero, il conte Ludwig gli proibisce di continuare… [sinossi]

Con La cripta e l’incubo del 1964, presentato alla nona edizione del Festival di Roma all’interno della retrospettiva sul gotico italiano, Camillo Mastrocinque contribuisce all’horror italiano ispirandosi liberamente a uno dei tre capisaldi del romanzo gotico sui vampiri, vale a dire Carmilla di Sheridan Le Fanu (gli altri sono Il vampiro di John Polidori e Dracula di Bram Stoker). Ne consegue una buona dose di lesbismo che garantisce l’ingrediente erotico fondamentale nel cinema di vampiri. L’elemento vampiresco comunque non è preponderante, più alluso, ma non mancano i due classici buchi sul collo.

Il regista di Totò, pur non essendo Bava né Freda, svolge il compitino con diligenza. Usa, ma moderatamente, lo zoom come i maestri del genere. Confeziona in un elegante bianco e nero un’opera che contiene una serie di archetipi del gotico. Il castello in cima a una rupe dove il conte padrone di casa, dalle pompose vestaglie di seta, invita un ospite. Conte che poi è nientemeno che Christopher Lee, il Dracula della Hammer. Un maniero che rispetta tutti i cliché, lunghe file di armature ai lati dei corridoi, biblioteche colme di volumi impolverati, pergamene. Poi il passato, vicende dell’antichità legate a una strega, che si ripercuote nel presente, come la strega Asa del baviano La maschera del demonio.

E poi gli elementi naturali, il vento impetuoso e minaccioso che apre le finestre, che fa suonare le campane di un campanile che si erge tra le vestigia di una antica costruzione. E se non c’è vento, chi è che suona la campana? E poi ancora i nightmare, gli incubi di chi sogna persone che poi puntualmente muoiono. E ancora pugnalate in silhouette come in Psycho, carrozze che viaggiano nella notte, arrivando dal Nosferatu e attraversando La maschera del demonio, specchi, ombre e dipinti intercambiabili. Un film che si pone come crocevia, come ponte tra i classici del cinema gotico e l’horror a venire.

Info
Il trailer francese de La cripta e l’incubo.
La cripta e l’incubo in dvd.
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