L’età d’oro

L’età d’oro

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Ode al cinema che fu, quello dei cineclub e della cinefilia. Ma L’età d’oro, al di là delle lodevoli intenzioni, racconta questo mondo in modo tanto maldestro da far rimpiangere – se possibile – ancor di più i passati splendori.

Vecchio cinema paradiso

Annabella è una pasionaria del cinema. Da anni lotta per tenere in piedi un’arena cinematografica che ha restaurato e dove programma quotidianamente i film che più ama. Una passione totalizzante, mal vissuta dal figlio, diverso da lei in tutto. [sinossi]

Lo stato di salute di un cinema lo si può verificare anche dal modo in cui omaggia e ricorda il suo passato. E allora il nostro cinema dimostra anche in questo di non essere troppo in forma. Perché, dopo Latin Lover di Cristina Comencini, arriva con L’età d’oro di Emanuela Piovano un altro film che tenta maldestramente di rievocare e di ‘reincarnare’ delle figure leggendarie degli schermi, reali o immaginarie, del passato. Se il film della Comencini si auto-dichiarava come preciso omaggio al Padre, quale figura dominante di un sistema cinematografico (non solo Luigi Comencini, ma anche Mastroianni, Gassman, Tognazzi, tutti genitori di attori e registi a noi contemporanei), quello di Emanuela Piovano si propone invece come ricordo e rievocazione della Madre, entità più defilata, cinefila e militante, indirettamente ispirata alla vicenda umana di Annabella Miscuglio, documentarista, femminista e tra i fondatori del Filmstudio. E se la Comencini non riusciva a rievocare la grandezza della star da lei reinventata, la Piovano non riesce a restituirci la militanza di Annabella Miscuglio, puntando tutto sull’intimismo e sul rimpianto, sulla nostalgia e su fantasmi che ritornano senza avere troppo da dire. È in generale l’enorme difficoltà nel saper restituire l’autentica passione per l’arte cinematografica che si respira in entrambi i film, costruiti come se fossero un compitino, sentendosi troppo piccoli e sapendo di non poter osare troppo.

Ispirandosi all’omonimo romanzo scritto da Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri, Emanuela Piovano immagina in L’età d’oro una giornata cruciale del cineclub di Annabella, quella in cui suo figlio deve decidere se dismetterlo o meno. Gli faranno da consiglieri e/o oppositori tutta una serie di persone amiche di sua madre, che cercano di rievocare vecchi amori e vecchi rancori, senza riuscire a far emergere né gli uni né gli altri.
Perdendosi in una serie di sotto-storie, che esulano direttamente dal personaggio principale interpretato da Laura Morante, e che vorrebbero tendere invece a farci intuire come la passione della donna si sia trasmessa a tutti tranne che al figlio (la segretaria/amica della protagonista, interpretata dalla vera figlia della Morante, Eugenia Costantini, porta avanti ad esempio una risibile ricerca dalle ambizioni documentaristiche che la spinge a chiedere a chiunque incontri di lasciarsi intervistare), L’età d’oro finisce per frammentare la sua narrazione in una serie di quadri a sé stanti dove ogni volta si fatica a ritrovare il filo del discorso.
Tutti gli interpreti, del resto, sembrano imbarazzati – persino Stefano Fresi, nel ruolo del proiezionista, si dimostra impacciato – in difficoltà a portare a termine ogni singola sequenza che si protrae sempre troppo rispetto a quel che ci vorrebbe dire.
Nella difficoltà generale per fortuna vi è però un’apparizione, quella di Adriano Aprà che, interpretando con autoironia i panni di un critico, mostra d’un sol colpo quanto si sia imbarbarito il mondo del cinema: il suo gesto di aggredire verbalmente una volgare pulzella, che si vanta di essere un ufficio stampa e che gli dà del tu senza avergliene chiesto il permesso, vale da solo a far capire quanto la stagione dei cineclub degli anni Settanta e quella di oggi siano incomunicabili, anche perché la ragazza ignora ipocritamente le aspre critiche che le vengono rivolte. Come e quando pensiamo di voler riagganciarci davvero al filo della nostra memoria? Forse, ci dice Aprà e purtroppo ce lo conferma involontariamente L’età d’oro, è troppo tardi.

Info
Il trailer di L’età d’oro su Youtube.
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