Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein

Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein

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Ennesimo adattamento del romanzo di Mary Shelley, Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein è una versione iper-spettacolare, molto confusa e poco inventiva, al di là del ruolo di rilievo dato al personaggio di Igor. Presentato alla settima edizione del Bif&st.

Io, Igor

Lo scienziato Victor Frankenstein e il suo protetto Igor Strausman condividono la nobile idea di aiutare l’umanità grazie alla loro pioneristica ricerca dell’immortalità. Ma gli esperimenti di Victor sono andati troppo oltre e la sua ossessione avrà conseguenze terrificanti. Solo Igor potrà riportare indietro il suo amico dal baratro di follia in cui è caduto… [sinossi]

Non si contano ormai gli adattamenti dal Frankenstein di Mary Shelley, arrivando addirittura al recente paradosso di ben due film distribuiti nelle sale italiane a distanza di pochissimo tempo: prima la versione di Bernard Rose, uscita lo scorso marzo, e ora quella di Paul McGuigan. Le riscritture le rielaborazioni, i remake, i ‘prestiti’ e i furti, sono un classico e della letteratura e del cinema, come del teatro e in genere dell’arte. Quello di cui c’è ogni volta bisogno però è di una nuova chiave di lettura. E se Bernard Rose ha deciso di attualizzare la vicenda, concentrandosi sulle implicazioni morali della Creatura e sul suo essere al mondo, al contrario Paul McGuigan ha messo al centro il personaggio di Igor, l’aiutante gobbo del dottor Frankenstein, che nel romanzo neppure c’è ed è invece scoperta cinematografica degli anni Trenta. Di fronte al minimalismo del Frankenstein di Rose, questo Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein punta decisamente in direzione opposta, vale a dire verso la baracconata, la spettacolarizzazione e in certo modo l’avanspettacolo, visto che la prima parte del film è ambientata in un circo. Infatti Igor – che prenderà questo nome solo in seguito – è letteralmente ‘figlio’ del circo, non ne è mai uscito e quivi è vessato dagli altri e ama – non ricambiato – la bella trapezista.
Scoperta la comune passione nel campo dell’anatomia – che Igor ha sviluppato non si sa bene come, forse in virtù della sua deformità – il dottor Victor Frankenstein lo salva in una sequenza maldestramente action, e lo porta con sé. Da lì in poi tra i due si svilupperà un rapporto di maestro-allievo, nel comune obiettivo di far nascere (o rinascere) la vita in maniera artificiale.

Se è vero che la parte preponderante che viene affidata al personaggio di Igor – che tra l’altro ben presto perde la gobba – introduce una novità nel canovaccio, resta da domandarsi cosa apporti di interessante. In certo qual modo anche Igor finisce qui per diventare una creatura di Frankenstein – forse anzi la creatura meglio riuscita – visto che lo scienziato gli fa scoprire il mondo, lo libera dalla prigionia, lo mette in posizione eretta e gli dà anche un nome. Ma il risultato è troppo perfetto. Vale a dire che nel momento in cui Igor perde la sua specificità – la deformità, che portava con sé un modo preciso di relazionarsi al mondo – finisce per arrivare a coincidere con Victor Frankenstein: i due infatti quasi si litigano il ruolo di protagonista e, se a dominare alla fine la scena è James McAvoy (che interpreta Victor), è solo perché urla, sbava e si agita di più rispetto a Daniel Radcliffe (che fa Igor), il quale invece risulta troppo impacciato sia da gobbo che in vesti più ‘normali’, quando addirittura si improvvisa primattore, perché innamorato della trapezista di cui sopra.

Paul McGuigan, che pure in Slevin – Patto criminale aveva ben saputo giocare con il genere, non riesce a chiarirsi (e a chiarirci) le sue intenzioni: fa l’occhiolino a Frankenstein jr. (nel fraintendimento del celebre cognome in Frankenstin), sembra voler riflettere sulle implicazioni morali del donare vita (discussioni in cui viene coinvolto lo stesso Igor, che però pare sempre impreparato nel prendere posizione in una direzione o nell’altra), ma più di tutto si lascia sedurre dal tentativo di imbastire un prodotto iper-spettacolare senza riuscire mai ad avere il controllo della messa in scena (si veda in tal senso la confusissima sequenza in cui prende vita la Creatura).
Resta forse sul piatto il tentativo di replicare la formula del Guy Ritchie di Sherlock Holmes – il Victor Frankenstein incarnato da McAvoy è molto più aitante del consueto e Igor per lui diventa una specie di Watson – ma, come detto, anche questo sforzo è fallito a causa dell’eccessiva sovrapposizione delle caratteristiche dei due protagonisti. È però pur sempre una traccia su cui, volendo, potrà alambiccarsi il prossimo adattatore del romanzo di Mary Shelley.

Info
Il trailer di Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein.
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