I misteriani

I misteriani

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L’invasione aliena vista con gli occhi di Ishiro Honda, il papà di Godzilla; a distanza di sessant’anni dalla sua realizzazione I misteriani mostra i suoi limiti, ma anche i suoi pregi.

Fratelli da un altro pianeta?

Il popolo scientificamente avanzato dei misteriani atterra sulla Terra chiedendo dei terreni su cui governare e il diritto di sposare le donne terrestri. Gli umani si rifiutano di cedere alle loro richieste, anche dopo la dimostrazione delle loro capacità distruttive… [sinossi]

I misteriani inizia con un’inquadratura dello spazio siderale; sul fondale di stelle si staglia la figura di una grande stazione, dalla quale partono delle piccole e agguerrite astronavi. L’azione, con uno stacco di montaggio, si sposta quindi sulla Terra, in Giappone. Qui gli abitanti sono nel pieno di una festa, con tanto di balli, canti, strumenti musicali e abiti tradizionali. L’arcaico si scontra con il futuro: bastano meno di due minuti a Ishirō Honda, nel 1957, per cogliere il senso più profondo della rivoluzione in atto nel suo paese. Sono passati dodici anni dalle bombe atomiche che hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki e gettato nello sconforto milioni di sudditi dell’impero: lo stesso Hirohito, su spinta degli statunitensi occupanti, arriverà di lì a poco a dichiarare la natura umana, e non divina, dell’imperatore. Un’epoca millenaria è finita, così come si è frantumata l’ambizione (mista ad abominevole uso della forza) della Terra di Yamato di conquistare l’Asia, e sottometterla al proprio volere. Non c’è più speranza di conquista, nel Giappone del 1957, ma solo paura di essere conquistati, ridotti a uno stereotipo culturale, colonizzati da un occidente del quale si brama la potenza economica, ma si temono le abitudini quotidiane. A quasi sessant’anni dalla sua realizzazione I misteriani risulta uno dei titoli di Honda più dimenticati, rimossi dalla memoria collettiva: impossibile per lui confrontarsi con pietre miliari del fantastico nipponico del periodo, come Uomini H, Matango il mostro e ovviamente Godzilla e i suoi “fratellini” (Rodan, Mothra, Varan, Atragon, Dogora). Ciononostante sarebbe un peccato se questo esempio di sci-fi venisse relegato solo nell’ambito degli archivi e dei dizionari, perché a suo modo rappresenta non solo il tentativo del cinema giapponese dell’epoca di confrontarsi con i modelli coevi partoriti a Hollywood e dintorni, ma dimostra anche con una certa precisione l’indole e il pensiero di Honda, regista che si è sempre mosso all’interno del cinema popolare senza dimenticare riflessioni di più ampio respiro sulla natura umana e sulla società.

Perfetto esempio di film che si interroga sulle paure della Guerra Fredda, sotto scacco dell’incubo atomico, I misteriani guarda con insistenza dalle parti de La Terra contro i dischi volanti di Fred F. Sears o de Il pianeta proibito di Fred M. Wilcox, ma senza dimenticare le esigenze del pubblico giapponese: ecco dunque spuntare dagli abissi della terra un robot/mostro, Mogera – con il muso a forma di trivella che in questi giorni post-referendum appare a dir poco profetico – che serve al film per riallacciarsi ai kaiju eiga di cui Honda è padre e maestro indiscusso. I difetti non mancano, a partire da una sceneggiatura a dir poco traballante e cucita assieme più per esigenze spettacolari che per una reale progressione narrativa, ma I misteriani agisce sull’epidermide dello spettatore con una certa precisione; e se certe scelte naïf oggi non possono che smuovere al riso, c’è da dire che gli effetti speciali orditi da Eiji Tsuburaya, il “Ray Harryhausen del Sol Levante” (oltre a tutti i kaiju eiga della Toho dell’epoca classica, a lui si devono le serie televisive Ultraman e Ultra Q, che darà il via all’era dei tokusatsu sul piccolo schermo), sono di rara efficacia, e dimostrano un’inventiva senza limiti.
La messa in scena di Honda è poi rafforzata da una fotografia scintillante e da quelle scenografie ultra-pop che diventeranno in breve tempo marchio di fabbrica del genere, al punto da ispirare nei due decenni successivi anche gli anime televisivi – e la tutina bianca con casco dei misteriani riporta a sua volta alla mente la mise di molti eroi del piccolo schermo, a partire da Kyashan. Colpisce poi la scelta di Honda di far scaturire l’intera narrazione da esigenze puramente riproduttive dei misteriani e dall’orrore che provano i terrestri all’idea di rapporti sessuali tra le loro donne e gli alieni, lavorando di fino (al punto da essere facilmente frainteso) sull’innata diffidenza dei giapponesi verso i gaijin, gli stranieri o meglio ancora non-giapponesi che vivono nell’arcipelago. Questo, unito alle abituali derive pacifiste tipiche del cinema di Honda, rende I misteriani un film ben più interessante di quanto potrebbe apparire a prima vista; un recupero cinefilo a suo modo doveroso.

Info
I misteriani, il trailer.
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