Glen and Randa

Glen and Randa

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La retrospettiva Cose che verranno del TFF 2016 ci permette di recuperare il misconosciuto Glen and Randa, pellicola indie datata 1971 che immagina un mondo post-nucleare alla deriva, regressivo, abitato da piccoli gruppi di sbandati, figli dei fiori allo stadio terminale. Glen and Randa è il progenitore della fiumana di film dal budget medio/basso che proprio negli scenari post-apocalittici cercano la loro ragion d’essere. McBride si muove tra boschi, zone desertiche e discariche, tratteggiando un futuro privo di memoria e conoscenza. Perfetti Steve Curry e Shelley Plimpton, novelli Adamo ed Eva.

Metropolis

Alcuni decenni dopo una catastrofe nucleare, gli umani sono tornati a uno stato primitivo, vivono in comunità rurali e combattono per la sopravvivenza. Due ragazzi, Glen e Randa, decidono di andare in cerca della città che lui ha visto rappresentata su un albo di Wonder Woman… [sinossi]

Vive di intuizioni e suggestioni visive e narrative Glen and Randa, indie dei primi anni Settanta, intriso di cultura hippie, nonché scenario post apocalittico assai distante dalla fiorente fantascienza socio-politica del periodo. Per contrasto, vengono in mente le distese desertiche de Il pianeta delle scimmie, il sopravvissuto di 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra, la tecnologia minacciosa de Il mondo dei robot. Per assonanza, la desolazione di The End of August at the Hotel Ozone di Jan Schmidt, gemma della fantascienza cecoslovacca.
Le direttrici di Glen and Randa portano altrove, in lande spoglie e desolate che a Hollywood non interessano, paesaggi a una prima occhiata poco significativi, fin troppo reali, banalmente comuni. Facendo di necessità virtù, McBride riempie di senso questi luoghi periferici, muta la loro pelle: i boschi, le zone desertiche e le discariche tratteggiano un futuro morente, oramai privo di memoria e conoscenza, scenario ideale per il viaggio senza meta di Glen e Randa.

Steve Curry e Shelley Plimpton, giovani attori che non avranno fortuna sul grande schermo, sono i corpi che si muovono in questo paesaggio distopico. Nudi o poco vestiti, i due ragazzi incarnano l’ultimo stadio della defunta civiltà e forse il primo passo verso un (im)possibile futuro: ingenui, innocenti, animaleschi, totalmente impreparati di fronte a qualsiasi ostacolo o complessità, Glen e Randa sembrano Dorothy in un disastrato regno di rottami. Riecheggia Il mago di Oz nella quest orchestrata da McBride, con tanto di mago imbroglione (Garry Goodrow, Magician), ma non c’è nessun sentiero dorato, soltanto una immaginaria Metropolis che Glen prende in prestito da un albo di Wonder Woman.

Come altre pellicole dal budget ridotto, Glen and Randa mette in scena un futuro prossimo, degli scenari possibili, intrisi di realismo, e rovescia la questione tecnologica, immergendo i protagonisti tra rottami, qualche oggetto funzionante, rari veicoli che ancora camminano. Una archeologia architettonica, industriale e consumistica che enfatizza la deriva regressiva di questo mondo post-atomico. Il cinema indipendente deve forzatamente riciclare.
Tra le intuizioni più felici di McBride, che firma la sceneggiatura con Lorenzo Mans e Rudy Wurlitzer, la sequenza del televisore (“TeVe”), con Glen che cerca di ridare agli oggetti un nome e un significato: ma il tramonto della tecnologia e della cultura coincide con la perdita di senso delle parole, con una morte che sembra irreversibile.

Al secondo e ultimo anno, la retrospettiva Cose che verranno del Torino Film Festival regala sempre qualche titolo misconosciuto. Messi alle spalle classici come La Jetée e Ikarie XB 1, o pellicole più recenti e celebri come A.I. – Intelligenza Artificiale, trova il giusto spazio Glen and Randa, progenitore della fiumana di film dal budget medio/basso che proprio negli scenari post-apocalittici cercano la loro ragion d’essere [1]. Ancora lontano dai successi hollywoodiani (All’ultimo respiro, The Big Easy, Great Balls of Fire!), McBride può permettersi di sperimentare, di percorrere sentieri produttivi alternativi e di disegnare una parabola morale persino cruda, narrativamente libera e disordinata.

Note
1. Senza andare troppo lontano, è sufficiente scorrere i programmi delle ultime due edizioni del Trieste Science+Festival per imbattersi in alcune produzioni sci-fi indipendenti, a budget ridotto e immerse in scenari tanto distopici/post apocalittici quanto reali e a buon mercato: Embers di Claire Carré, The Open di Marc Lahore, The Survivalist di Stephen Fingleton, Crumbs di Miguel Llansó…
Info
Una sequenza tratta da Glen and Randa.
La scheda di Glen and Randa sul sito del TFF2016.
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