Ikarie XB 1

Ikarie XB 1

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Restaurato in digitale con totale rispetto nei confronti della pellicola originale, il capolavoro della fantascienza cecoslovacca Ikarie XB 1 (1963) di Jindřich Polák arricchisce ulteriormente la sezione Cannes Classics 2016. Uno splendido esempio di fantascienza umanista e politica, di space opera che è metafora della guerra fredda, del desiderio di un pacifico rinnovamento, di una visione internazionale della ricerca e del progresso.

Where No Man Has Gone Before

Siamo nella seconda metà del XXII secolo e una navicella spaziale chiamata Ikarie XB 1 si sta dirigendo verso Alfa Centauri per cercare forme di vita extraterrestri. Il suo equipaggio, lontano dal nostro sistema solare, composto principalmente da scienziati di varia formazione, si trova in balia di pericoli sconosciuti e inimmaginabili. Il viaggio verso l’ignoto procede tra timori e speranze… [sinossi]

Qualche piccolo e fertile paradosso accompagna la versione restaurata di Ikarie XB 1, classico della fantascienza cecoslovacca diretto nel 1963 da Jindřich Polák, rimesso a nuovo dal National Film Archive di Praga e dai laboratori del Magyar Filmlabor di Budapest, e presentato nella magmatica sezione Cannes Classics di Cannes 2016.
In primis, il finale, quell’ultima immagine che a suo modo anticipava la celeberrima e beffarda sequenza de Il pianeta delle scimmie, con l’astronauta yankee George Taylor (Charlton Heston nel suo splendente periodo sci-fi) che si trovava inaspettatamente di fronte alla Statua della Libertà. Nella versione di Ikarie XB 1 ribattezzata Voyage to the End of the Universe, e soprattutto ritoccata dalla distribuzione a stelle e strisce American International Pictures (AIP), alla fine del lungo viaggio l’equipaggio della nave stellare scorgeva dall’alto proprio la statua simbolo di New York e degli Stati Uniti. Una trovata indubbiamente interessante, però alquanto fuorviante e posticcia.
Questo suggestivo trait d’union tra due pietre miliari dell’immaginario fantascientifico è inevitabilmente – e finalmente! – cancellato dall’approccio filologico del restauro. Un piccolo sacrificio che con estrema coerenza spiega la scelta di non rimuovere digitalmente quei segni visibili all’occhio dello spettatore e, soprattutto, dell’operatore. Il Film Archive e il Magyar Filmlabor, fedeli all’idea di restituire la pellicola al suo splendore originale (e quindi anche ai limiti tecnici del 1963), hanno giustamente preservato quelli che potrebbero a prima vista sembrare dei difetti: ma è proprio nella sopravvivenza delle indicazioni per il proiezionista, che altri restauri avrebbero cancellato, che l’approccio filologico rivela tutto il suo apprezzabilissimo rigore.

Il restauro di Ikarie XB 1 ci riconsegna un titolo chiave della science fiction d’oltrecortina, ulteriore tassello dopo il sovietico I sette navigatori dello spazio (1962) di Pavel Klushantsev. Lo sceneggiatore Pavel Juráček adatta il romanzo La nube di Magellano (1955) di Stanisław Lem, che nel 1961 aveva dato alle stampe Solaris. Alla parentela con il capolavoro e le derive oniriche tarkovskiane, bisogna aggiungere le esplorazioni interstellari e il messaggio pacifista di Star Trek e di Roddenberry, gli interni labirintici e claustrofobici di Alien e le linee architettoniche e di design essenziali e geometriche di 2001: Odissea nello spazio. Col suo spirito intriso d’internazionalismo, Ikarie XB 1 anticipa di alcuni anni e suggerisce i successivi sviluppi delle space opera politiche e filosofiche: nonostante l’abissale distanza tra i modellini cecoslovacchi e l’IMAX nolaniano, la pellicola di Polák e Juráček è un’ideale antesignano persino dell’inscalfibile umanesimo di Interstellar – per come, ad esempio, si lascia alle spalle lo spettro dell’olocausto nucleare e si proietta verso un possibile futuro di pace e condivisione. Il “pianeta bianco” di Ikarie XB 1 non è, in fin dei conti, lo stesso cocciutamente abitato da Brand/Anne Hathaway?

A mezzo secolo di distanza, la metafora del viaggio verso il “pianeta bianco” di Alpha Centauri, portatore di energia sana e vitale e contraltare alla Terra guerrafondaia e distruttrice, non sembra aver smarrito la propria efficacia. Ancor più sorprendente, pensando alle nuove frontiere estetiche della computer grafica, è la resa visiva degli effetti artigianali, dei modellini, dello Spazio ricostruito con pochi mezzi (e tantissimo talento). Nonostante le linee d’antan e il marcato bianco e nero, Ikarie XB 1 può ancora esibire un’astronave, delle tute spaziali e degli abiti di bordo dal design accattivante, realistico, credibile. Dopo mezzo secolo, l’astronave interstellare sembra ancora immersa nell’ignoto spazio profondo. Miracoli di un artigianato in formato panoramico.

Info
Ikarie XB 1 sul sito del Festival di Cannes.
Ikarie XB 1 su Internet Archive.
Il trailer di Ikarie XB 1.
  • Ikarie-XB-1-1963-Polak-01.jpg

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