The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story

The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story

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Strutturalmente molto classico, al limite persino monocorde in questa adesione pedissequa ai canoni del genere, con tanto di narratore onnisciente, interviste ai sopravvissuti e spezzoni d’archivio, The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story è però il film che ci voleva, per parlare non solo agli addetti ai lavori dell’altro genio di Kansas City. Piano, lineare, semplice, ma ben fatto, chiaro, assolutamente non polemico o revisionista. Programmato al Future Film Festival 2009 in occasione dell’Omaggio a Iwerks.

Familismo morale. De Sica 0 – Iwerks 1

Ovverosia, meglio una musealizzazione decente che un totale sperpero genetico. Fine dell’auto-polemica lapalissiana sterile, inizio della recensione. Documentario opera prima della nipote di Ub Iwerks, creatore grafico di Topolino, nonché delle prime fortune animate targate Disney, nonostante sia tutt’altro che una pellicola eccezionale, risulta doverosa e necessaria, per rompere il silenzio che avvolge questa figura mitologica del cinema, non solo animato, americano. Strutturalmente molto classico, al limite persino monocorde in questa adesione pedissequa ai canoni del genere, con tanto di narratore onnisciente, interviste ai sopravvissuti (fra i quali ci piace ricordare Chuck “Amuck” Jones) e spezzoni d’archivio, The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story è però il film che ci voleva, per parlare non solo agli addetti ai lavori dell’altro genio di Kansas City. Piano, lineare, semplice, ma ben fatto, chiaro, assolutamente non polemico o revisionista (e la Disney ringrazia, distribuendolo in DVD, fra i suoi Treasures).

In poche parole, perfetto compitino di graduation da scuola di Cinema, che trova croce e delizia nella sua accessibilità. Iwerks, figura schiva e abbastanza algida, viene squadernato lavorativamente nell’arco di quattro decenni e, senza tante concessioni al pettegolezzo e alla vita privata, ci è raccontato per quello che realmente ci serve sapere o, per usare le parole della nipote, come «un uomo del rinascimento, un genio della tecnica, un animatore, un regista, un pittore, un fotografo e un inventore. Per alcuni dei migliori animatori della storia, come Fritz Freleng e Chuck Jones, è stato un mentore». Ed è proprio nel raccontare la poliedricità geniale di questo uomo scialbo, completamente oscurato dalla personalità strabordante dello Zio Walt, che The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story trova una sua vitalità inaspettata e, contagiato dalla materia che racconta, o meglio da essa surclassato, si libera dell’ingessatura da scontro con tir. Lasciando spazio ai fotogrammi di Oswald il pre-Mickey Mouse, alle animazioni gommose e fondanti l’animazione stessa di Steamboat Willie, oppure all’assalto dei volatili impazziti in Uccelli di Hitchcock (film in cui Iwerks fu direttore degli effetti visivi), il documentario viene fagocitato dalla fiction più animata e movimentata, un vero toccasana d’invenzioni e ritmo.

Alla fin della fiera, come non consigliarne la visione? Veicolo naturale per un inizio di storicizzazione di massa dell’animazione, The Hand Behind the Mouse potrebbe incuriosire parecchi, fra critica e pubblico, a dare un’occhiata meno svogliata e superficiale a capolavori in B/N adesso perfettamente recuperabili, anche su Youtube. E comunque, sempre meglio di Natale in Darfur.

Padre Pio Pio: la risposta di Paperopoli ai frati stigmatizzati.
Info
L’Omaggio a Iwerks del Future, con The Hand Behind the Mouse.
The Hand Behind the Mouse su Amazon Prime.
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