Space Dogs

Affidato alle cure di due onesti mestieranti senza troppa ispirazione, Space Dogs non può nemmeno contare su un’adeguata struttura narrativa o su gag in grado di catturare l’attenzione e la simpatia del pubblico. Il disastro è inevitabile.

Guaiti dallo spazio profondo

Mosca, 1950. Molti cani randagi spariscono misteriosamente, catturati da un’auto nera che si aggira nelle ore notturne per le strade della città, e nessuno sa dove vengano portati. Belka è fortunata, perché con il suo numero del razzo spaziale è la star del circo di Mosca ed è molto amata dal pubblico. Per molti altri cuccioli come Strelka, invece, la situazione è drammatica. Un giorno però le due cagnette vengono rapite dalla misteriosa automobile e portate al centro spaziale dove, sotto la guida del cane istruttore Kazbek, e aiutate dal topolino Venya, saranno addestrate per la conquista dello spazio… [sinossi]
A costo di fare la figura di vecchi barbogi non ci stancheremo mai di ripetere come la tecnologia stereoscopica sia diventata, da quando è tornata in auge, il più classico degli specchietti per allodole: se si escludono pochi e ben circoscritti casi, infatti, il 3D è stato utilizzato dalle produzioni internazionali con l’unico scopo di turlupinare un pubblico pronto a sborsare moneta sonante in più pur di assistere alla “meraviglia del nuovo millennio”. Inutile star qui a stilare la lista di tutti quei film che, spesso appiccicando in maniera postuma la tridimensionalità a pellicole pensate e girate per il circuito tradizionale, hanno visto aumentare i profitti finali.

Dopo aver preso piede a Hollywood e dintorni, ed essersi allargato a macchia d’olio per tutto l’Occidente (economico, non geografico, e nel quale rientra anche il Giappone, tanto per dirne una), il 3D sta iniziando a stuzzicare anche industrie cinematografiche finora vergini rispetto alla “nuova” tecnica: è il caso della Russia, che per festeggiare il cinquantesimo anniversario del volo spaziale dello Sputnik 5 – chiamato anche Korabl-Sputnik 2 –, il primo satellite artificiale a riportare a terra animali ancora in vita, ha pensato bene di fare il suo ingresso nel mondo della stereoscopia portando a termine il film d’animazione Space Dogs (niente a che vedere, ovviamente, con Dogs in Space di Richard Lowenstein, in cui l’ambientazione hippie degli anni Settanta australiani serviva come escamotage per lanciare la carriera di attore dello sfortunato Michael Hutchence, frontman degli INXS). Space Dogs (Belka i Strelka. Zvezdnye sobaki è il titolo originale) porta in scena la storia di Belka e Strelka, vale a dire le due cagnette che furono lanciate con lo Sputnik 5 insieme a una congrega di animaletti e piante: il tutto viene raccontato dalla cuccioletta di Belka, spedita come pacco dono da Nikita Kruscev a Caroline Kennedy, figlia di JFK. Già questo incipit dovrebbe rendere abbastanza chiari i fini del progetto: pensato a uso e consumo di un pubblico infantile, Space Dogs evita con cura qualsiasi riferimento diretto alla difficile realtà politica del periodo. La corsa alla conquista dello spazio, cruciale per gli equilibri della Guerra Fredda, viene ridotto a un semplice esperimento umano per testare le possibilità della propria ingegneristica e meccanica; allo stesso modo le dinamiche sociali dei vari personaggi sono davvero limitate al minimo indispensabile (la vagabonda Strelka, l’avido ma gentile topolino Venya, il coraggioso e ferreo cagnone Kazbek). Si dirà che non si può pretendere di più da un film per bambini, ma l’impressione è invece quella di un prodotto edulcorato e autoreferenziale creato ragionando sulla necessità di ammansire l’intero popolo russo, pascendolo in una poetica populista che in molti tratti della pellicola prorompe fino a risultare francamente fastidiosa.

Non bastasse questo, il film è affidato alle cure di due onesti mestieranti senza troppa ispirazione: Inna Evlannikova e Svyatoslav Ushakov pongono la firma in calce a una messa in scena piatta, con un sovrabbondante utilizzo dei primi piani e un’idea appena abbozzata di sfondo e di contesto. A questo si aggiunge ulteriormente un character design povero, con i protagonisti poco connotati e una raffazzonata realizzazione degli esseri umani – vero e proprio tallone d’Achille della computer grafica mondiale. Inutile poi sottolineare le mancanze di un 3D davvero malriuscito, con alcuni errori marchiani e una profondità di campo appena percettibile. Venendo poi a mancare anche una struttura narrativa forte e non potendo contare su gag in grado di catturare l’attenzione e la simpatia del pubblico (il leit-motiv del corvo con il formaggio, letteralmente rubato alla già di per sé non esaltante saga L’era glaciale, risulta a dir poco stucchevole), Space Dogs crolla inesorabilmente.

Per rimanere in tema, il consiglio è quello piuttosto di recuperare Sputnik 5, il delizioso cortometraggio animato che Susanna Nicchiarelli ha dedicato proprio all’animalesca ciurma di quel glorioso viaggio spaziale: senza razzismi tra cani, topi, ratti e ragni, e con un’idea di cinema assai più affascinante. Chi volesse lo può recuperare come contenuto speciale all’interno del dvd di Cosmonauta, esordio al lungometraggio della stessa Nicchiarelli.

Info
Il trailer di Space Dogs.

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