Villain

Villain

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Presentato al Far East 2013, non privo di spunti interessanti, soprattutto quando allarga il suo discorso alla società nipponica, Villain si abbandona precocemente al drammone strappalacrime per inanellare nell’ultima mezzora una serie interminabile di possibili finali.

Cattivi per caso

Yuichi fa parte di una squadra di demolizione e vive con i nonni, che lo hanno cresciuto, in un villaggio di pescatori nella parte meridionale dell’isola di Kyushu. Tranquillo, serio e solitario, Yuichi incontra Yoshino, un’agente assicurativa carina e volubile, attraverso un’agenzia per cuori solitari online. Quando lei cinicamente lo lascia per un ricco e viziato studente universitario, viene ammazzata e il ragazzo diventa uno dei sospettati… [sinossi]

Presentato al Far East Film 13, Villain (Akunin) di Lee Sang-il si apre come una convenzionale romantic comedy adolescenziale per poi mutare la sua natura più volte nel corso della narrazione: un po’ crime movie, a tratti film sociale, verso la conclusione si fa road movie, ma soprattutto serba ampie pennellate di melodramma a forti tinte. Insomma, una pellicola in grado di commuovere, far sorridere e riflettere, il trampolino perfetto per un nutrito gruppo di versatili interpreti (pluripremiati in patria), ma anche, e soprattutto, l’occasione per un ritratto al vetriolo della società giapponese contemporanea. Nato e cresciuto in Giappone, il regista del film, Lee Sang-il ha origini coreane, che traspaiono soprattutto nella sua  esplicita trattazione di una crudeltà senza freni che si esprime nella quotidianità e in uno sguardo ambiguo verso la gioventù odierna, un crogiuolo di alienazione e depravazione (due condizioni che qui paiono indissolubili), che ha definitivamente perduto i sani valori degli antenati (genitori o nonni che siano).

Tutto ruota intorno all’uccisione di una giovane agente assicuratrice, Yoshino (Mitsushima Hikari) strangolata e gettata in un burrone. Intorno a questo tragico evento, si aprono a raggiera storie e sottostorie. Abbiamo il sospetto assassino, Yuichi (Tsumabuki Satoshi), che vive con i nonni in un villaggio sul mare e conosce ragazze su internet. Poi c’è il bullo della scuola, una creatura viscida e spietata (Okada Masaki) che disprezza le donne e gli esseri umani in generale. Al versante melò, con qualche apertura al revenge movie, sono da ascrivere le sequenze che riguardano i genitori della ragazza morta, mentre il personaggio della nonna del presunto assassino (che ci ricorda non poco la protagonista di Poetry di Lee Chang–dong) apre il film a discorsi contro i media e il loro aggressivo sensazionalismo. Insomma Villain è un affresco composito ricco di spunti e con uno sguardo fortemente critico sul presente. Il regista non nasconde il suo rigido moralismo, che a tratti emerge in maniera lampante. I siti web per cuori solitari, sorta di cupidi odierni, sono infatti eccessivamente colpevolizzati dal plot del film: a usarli sono da ragazze di facili costumi o aspiranti serial killer. A mettere insieme i pezzi del puzzle, appare inoltre un giudizio fin troppo intransigente nei confronti della gioventù giapponese: dedita all’effimero, violenta e criminale, generalmente frustrata, volgare e priva di rispetto verso gli adulti.

In ogni caso, come si sarà evinto, lo svolgersi del film prevede non pochi punti di interesse e centra il bersaglio soprattutto quando allarga il suo discorso alla società e non eccede nei suoi modi bacchettoni, purtroppo però, Villain si abbandona precocemente al drammone strappalacrime per inanellare nell’ultima mezzora una serie interminabile di possibili finali. Non anticipiamo nulla, però possiamo dire che tra le altre cose si parlerà di amori impossibili, infanzie rubate, bambini abbandonati davanti al faro di un promontorio sul mare. Il tutto condito da una musica montante che appagherà senz’altro chi ha la lacrima facile: d’altronde con quel volume così alto nessuno potrà sentirvi singhiozzare.

Info
La scheda di Villain sul sito del Far East.

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