Ciliegine

Ciliegine

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Destreggiandosi con estrema levità fra Shakespeare e Freud, la Morante cerca di raccontare le difficoltà comunicative e di relazione, le contraddizioni e i freni emotivi che costellano le esperienze sentimentali moderne. Ciliegine è una classica commedia degli equivoci che predilige il volto buffo e malinconico della vicenda agli spunti più irriverenti potenzialmente propri del genere.

L’indomita bisbetica

Amanda ha sempre avuto con gli uomini rapporti complicati, li giudica irreparabilmente inaffidabili, li guarda con sospetto, pronta a cogliere i segni certi dell’arroganza, del tradimento, dell’indifferenza. Secondo il marito della sua migliore amica Florence, un eccentrico psicanalista, Amanda è affetta da androfobia: ha paura degli uomini. E’ quindi fatale che qualunque inezia diventi pretesto per interrompere le sue relazioni. Ma la sera del 31 Dicembre accade qualcosa di veramente insolito: con Antoine, un uomo incontrato al veglione organizzato da una collega di Florence, Amanda sembra un’altra, tenera, gentile, indulgente. Florence è stupefatta. E’ possibile che fra i due sia scoppiato un vero e proprio colpo di fulmine? In realtà, vittima di un equivoco, Amanda è convinta che Antoine sia gay, quindi innocuo. Quando Florence si rende conto del malinteso, il marito psicanalista la dissuade dal disingannare Amanda. Perché Amanda possa finalmente guarire, bisogna anzi convincere Antoine a fingersi gay… [sinossi]

Un’affettuosa parodia della commedia sentimentale: così Laura Morante ha definito Ciliegine, il suo esordio alla regia che raggiunge gli schermi dopo una lunghissima e travagliata lavorazione durata sette anni. Anche sceneggiatrice e coproduttrice, l’attrice toscana porta sullo schermo i turbamenti e le inquietudini emotive, raccontando il disagio tutto al femminile della sua caricaturale protagonista: Amanda, ossessionata dalle disattenzioni degli uomini che la circondano, rifugge dai rapporti stabili e si trincera dietro pretesti per mantenere la sua libertà, mentre chi le sta intorno cerca disperatamente di gestire e arginare la sua atipica forma di androfobia. Quando conosce Antoine però cambia completamente atteggiamento: a dispetto delle apparenze non si tratta di un autentico colpo di fulmine bensì delle conseguenze di un malinteso, dal momento che Amanda è convinta che lui sia gay.

Destreggiandosi con estrema levità fra Shakespeare e Freud, la Morante cerca di raccontare le difficoltà comunicative e di relazione, le contraddizioni e i freni emotivi che costellano le esperienze sentimentali moderne, elaborando un’impalcatura narrativa scorrevole (anche se – soprattutto nella seconda parte – abbastanza ripetitiva) che si dimostra decisamente debitrice rispetto al cinema di Woody Allen e al suo modo di tradurre in commedia le tribolazioni amorose, pur senza addentrarsi nelle sue più divertenti asperità sarcastiche.
Ciliegine è una classica commedia degli equivoci che predilige il volto buffo e malinconico della vicenda agli spunti più irriverenti potenzialmente propri del genere: la Morante dà forma a un progetto che mescola identità caratteriali e stilistiche di due cinematografie europee dalle molteplici differenze ma anche dai sottili trait d’union (quella italiana e quella francese), tratteggiando un ritratto umano che attinge dagli aspetti più banali e contemporaneamente assurdi della realtà per elaborarne una rilettura dolcemente trasognata e che pare strappata dai disegni di Peynet e i suoi “Fidanzatini”. Non pare così sorprendente in questo senso che la regista abbia dichiarato di essersi profondamente ispirata all’universo dei Peanuts e ai suoi personaggi soprattutto nella definizione della sua protagonista, ricalcata dalle caratteristiche di Lucy van Pelt: bisbetica, saccente, morbosa ma anche straordinariamente arguta e inaspettatamente piacevole la sorella maggiore di Linus è un chiaro riferimento nella costruzione di Amanda, che nella sua maniacale e ansiosa attitudine alla vita mal nasconde le sue insicurezze e le sue paure. Fondamentalmente infatti Ciliegine indaga la difficoltà di rapportarsi con gli altri e con la realtà, il bisogno di evasione dagli schemi altrui e al contempo la necessità di classificare e ordinare il proprio mondo all’interno di rigidissimi impianti mentali: Amanda ha paura di crescere ed è terrorizzata dall’idea di essere ferita, al punto tale da preferire una rinuncia totale all’amore e l’elaborazione di un meccanismo di autodifesa che le fa ingigantire ogni imperfezione della persona che si trova a frequentare (il titolo del film si rifà proprio a uno di questi episodi di iper-reazione: il furto dell’unica ciliegina su una torta).

Laura Morante è brava nel ripercorrere con ironia gli stereotipi della rappresentazione sentimentale al cinema (le passeggiate al parco, i petali di ciliegio, le confessioni davanti al caminetto) e a ricontestualizzarli nell’esperienza esasperata (ed esasperante) della sua protagonista, tanto da rievocare le tinte dolci, imbarazzate ma anche un po’ patologiche di un altro “disfunctional love-affair” francofono, quello del recente Emotivi anonimi di Jean-Pierre Améris: purtroppo il film – ricco di riferimenti ma abile nel non abbandonarsi al citazionismo più gratuito – non sembra riuscire ad affermarsi compiutamente, ammorbidendo e dilatando eccessivamente i suoi tratti in tutto il secondo segmento che sembra mancare del brio e della verve della prima parte. Una soluzione strutturale probabilmente involontaria ma che non pare in contraddizione con lo spirito della pellicola e che al di là di tutto ne asseconda gli stimoli e le riflessioni: Laura Morante – affiancata da un ottimo cast – firma un esordio onesto e gradevole, che non scava troppo approfonditamente nei temi che affronta ma che sa restituire un piacevole senso di leggerezza mantenendosi ben distante dalla superficialità.

Info
Il trailer di Ciliegine.
Ciliegine sul canale Film su YouTube.
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