La bella e la bestia

La bella e la bestia

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Intriso di computer grafica, La bella e la bestia di Gans non si discosta di molto da sterili blockbuster fantasy a stelle e strisce come Il cacciatore di giganti di Bryan Singer o Cappuccetto rosso sangue di Catherine Hardwicke.

In memoria della tazzina sbeccata

1810. Dopo il naufragio delle sue navi, un mercante caduto in disgrazia si rifugia in campagna con i suoi sei figli. Tra loro c’è la giovane Belle. Durante un faticoso viaggio, il mercante scopre il regno magico della Bestia, il quale lo condannerà a morte per avergli rubato una rosa, destinata proprio a Belle. Sentendosi responsabile della terribile sorte che si abbatte sulla sua famiglia, Belle decide si sacrificarsi al posto del padre. Al castello della Bestia, però, non è la morte che attende Belle, bensì una vita dolorosa, dove si uniscono momenti di magia, allegria e malinconia. Ogni sera, all’ora di cena, Belle e la Bestia s’incontrano. Imparano a conoscersi come due estranei diversi in tutto: mentre la Bestia deve respingere i suoi slanci amorosi, Belle tenta di svelare i suoi misteri e del suo regno. Una volta calata la notte, però, dei sogni le rivelano poco a poco il passato della Bestia… [sinossi]

Sulla carta non prometteva niente di buono questa nuova versione della fiaba di Madame de Villeneuve: live action intriso di computer grafica, estetica in bilico tra videoclip e spot pubblicitario, la Seydoux usata come specchietto per le allodole, Vincent Cassel evidentemente in vacanza premio e la grandeur spesso fuori controllo di Christophe Gans, cineasta poco prolifico ma fondamentale per gli ambiziosi progetti dell’industria cinematografica transalpina. Il passaggio alla Berlinale, sospinto dalla coproduzione teutonica [1], non era un contrappeso sufficiente per riequilibrare le infauste previsioni. E, in effetti, La bella e la bestia di Gans non si discosta di molto da sterili blockbuster fantasy a stelle e strisce come Il cacciatore di giganti di Bryan Singer, Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe di Tommy Wirkola e Cappuccetto rosso sangue di Catherine Hardwicke.

Tornano alla mente soprattutto i patinati giochetti cromatici della Hardwicke e il quasi totale disinteresse per la narrazione, per quelli che dovrebbero essere i tumulti interiori della protagonista, con tanto di scoperta dell’amore, accettazione dell’altro, superamento delle apparenze e via discorrendo. Preoccupato dell’impatto visivo della pellicola, Gans si accontenta di una bozza di sceneggiatura, di personaggi appena accennati, guidati nelle loro scelte da un burattinaio svagato: così sfuma l’afflato romantico, con la storia d’amore tra la fanciulla e lo sfortunato principe ridotta a un paio di sogni e a qualche dialogo fugace. Molto meglio, in questa ottica assai discutibile, il finale dominato dagli effetti speciali, con i giganti di roccia e tutto quel che segue.

Gans e La bella e la bestia hanno comunque un merito.
No, non tanto quello di ridare visibilità alla versione del 1946 di Jean Cocteau, quanto quello di farci ricordare il disneyano La bella e la bestia (1991), diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise e al tempo accolto trionfalmente, con teiere pedanti e insopportabili tazzine sbeccate che danzavano sulle note di Alan Menken. Erano gli anni dell’assoluto dominio della Casa del Topo. Poi è arrivata la Pixar, il muro innalzato contro gli anime ha iniziato a sgretolarsi e si è completato il tracollo di quello che era l’impero di zio Walt.
Altro che tazzine sbeccate.

Torniamo al presente, e chiudiamo. Uno dei problemi di fondo della versione gansiana de La bella e la bestia potrebbe essere rintracciato, in fin dei conti, nel punto di vista della stesso regista sull’affascinante Léa Seydoux: «Je crois avoir vu tous ses films, mais celui qui m’a donné envie de tourner avec elle, c’est Robin des bois (Robin Hood, ndr) de Ridley Scott».
La Seydoux, fortunatamente, ha fatto di meglio.

NOTE
1. Comincia ad assumere contorni preoccupanti la presenza massiccia e sfacciata di coproduzioni tedesche a Berlino e francesi a Cannes, spesso in barba a qualsiasi valutazione artistica.
INFO
La bella e la bestia sul sito della Berlinale.
Il trailer italiano de La bella e la bestia.
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