Tartarughe Ninja

Tartarughe Ninja

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Tornano sul grande schermo le avventure marziali delle celebri tartarughe ninja in un live action divertente, adrenalinico e visivamente accattivante, che ha nel restyling, negli effetti visivi e nella regia ipercinetica di Liebesman i suoi punti di forza.

Cowambunga!!!

Raffaello, Leonardo, Michelangelo e Donatello, quattro tartarughe giganti, abitanti nelle fogne di New York e ghiotte di pizza, e il loro topesco guru Splinter, mutate in esseri semiumani dalla radioattività, ingaggiano una lotta mortale con una banda di feroci teppisti, esperti in arti marziali e guidati da un malvagio ninja nipponico di nome Shredder… [sinossi]

Steve Barron, Michael Pressman e Stuart Gillard: a loro era toccato l’ingrato compito di affossare il mito delle Tartarughe Ninja, firmando le regie di quei tre capitoli che nei primi anni Novanta lasciarono tutto tranne che il segno nella memoria dei milioni di fan dei fumetti e della fortunatissima serie animata creati da Kevin Eastman e Peter Laird nel lontano 1984. Era il 1992 quando Gillard con Teenage Mutant Ninja Turtles III: The Turtles Are Back… in Time dava il colpo di grazia alle velleità cinematografiche del celebre brand, portando sul grande schermo il terzo e per fortuna ultimo osceno tentativo in carne e ossa, capace di fare persino peggio dei precedenti (Teenage Mutant Ninja Turtles e Teenage Mutant Ninja Turtles II: The Secret of Ooze).
Poi un lungo silenzio, utile probabilmente per attribuire le giuste colpe a chi di dovere, fare i mea culpa di rito e ricaricare le batterie. Un silenzio, questo, interrotto la bellezza di vent’anni dopo con un restyling animato per il tubo catodico voluto dalla Nickelodeon che, oltre a ridare quella dignità smarrita, ha ottenuto un grandissimo successo in termini di share, spingendo i produttori di turno a riportare nelle sale le avventure marziali dei quattro fratelli tartarugati, delle loro immancabili spalle (il maestro Sprinter, la coraggiosa e affascinante repoter April O’Neill) e dello storico antagonista Shredder, capo del famigerato e temutissimo Clan del Piede.

A raccogliere la nuova sfida dietro la macchina da presa troviamo Jonathan Liebesman che da buon mestierante (si è fatto le ossa con un horror più che dignitoso come Al calar delle tenebre) mette il suo marchio di fabbrica su un’operazione nuova di zecca, rinnegando quanto fatto dai predecessori. Il suo Tartarughe Ninja non è un sequel, tantomeno un remake o un prequel, piuttosto un reboot che riporta storia e personaggi allo stadio embrionale, con tanto di incipit cartoonato chiamato a rispolverare la memoria dello spettatore di ieri e di oggi sulla genesi chimica dei protagonisti. Il regista sudafricano attualizza il plot originale all’insegna delle moderne tecnologie, preservando però gli ingredienti storici. Abbandonati costumi di plastilina e gomma, largo spazio al motion capture e ai sofisticati effetti visivi degli ultimi anni e i risultati sul versante visivo sono subito evidenti. Immancabile anche il 3D che aumenta in maniera esponenziale la componente spettacolare dell’operazione. Liebesman diverte e fa divertire la platea con un live action ipercinetico dal ritmo forsennato, condotto al ritmo frenetico di un rockvideo, con una macchina da presa incapace di restare ferma su un cavalletto nemmeno un secondo e pronta a lanciarsi, una sequenza sì e l’altra pure, in pirotecnici movimenti che sfidano qualsiasi legge di gravità, come ad esempio nell’avvincente epilogo sul grattacielo. Dal punto di vista marziale i combattimenti sono in linea generale di buona fattura (vedi il faccia a faccia tra Splinter e Shredder nelle fogne), anche se le coreografie tendono alla ripetitività spasmodica del gesto, gonfiato e spettacolarizzato dall’uso di esasperati ralenti per arricchirne la confezione.

Ovviamente non c’è da aspettarsi nulla sul piano drammaturgico, con uno script ridotto all’osso che mescola il vecchio con il nuovo. Resta questo inevitabilmente questo il vero tallone d’Achille, anche se in questo occasione il racconto scivola con meno difficoltà rispetto a quelli che hanno animato la trilogia degli anni Novanta. In tal senso, il processo di restyling ha modernizzato, ma non ha stravolto il concept. Location e ingredienti base hanno subito le correzioni del caso, consentendo a Liebesman e al suo staff di concentrarsi soprattutto sulla laboriosa messa in quadro. Caratteri e personalità dei quattro protagonisti sono stati esasperati, pur preservandone le singole peculiarità e i rispettivi elementi distintivi che sono da decenni scolpiti nell’immaginario. Il risultato lascia il sorriso sul volto e non una cocente delusione, grazie soprattutto al fattore goliardico con il quale gli autori hanno infarcito i dialoghi.

Info
Il trailer di Tartarughe Ninja su Youtube.
La pagina Facebook di Tartarughe Ninja.
La pagina Twitter di Tartarughe Ninja.
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