Una folle passione

Una folle passione

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Nulla sembra funzionare nel melodrammatico Una folle passione, dalla regia della Bier alla scrittura di Christopher Kyle, fino all’imprevedibile débâcle della coppia d’oro Jennifer Lawrence & Bradley Cooper.

Il leone di montagna

Montagne del North Carolina, fine anni Venti. George e Serena Pemberton, bellissimi e innamoratissimi sposini, cominciano a costruire il loro impero di legname. Serena è assolutamente alla pari di qualsiasi uomo: supervisiona altri taglialegna, dà la caccia ai serpenti a sonagli, riesce persino a salvare la vita a un uomo. Con il potere e l’influenza che gli derivano da tali capacità, i Pemberton non permettono a nessuno di ostacolare le proprie ambizioni e il proprio folle amore. Fino al giorno in cui Serena scopre il passato nascosto di George e si trova a fare i conti con un inevitabile destino: è allora che il felice matrimonio tra i due comincia a disfarsi andando incontro a un drammatico epilogo… [sinossi]

L’idea di infilare Jennifer Lawrence e Bradley Cooper nei panni degli amanti sopra le righe Serena e George Pemberton non era, almeno sulla carta, così peregrina. Reduci dai fasti di American Hustle – L’apparenza inganna e soprattutto Il lato positivo – Silver Linings Playbook, i due bellocci hollywoodiani sembrerebbero poter reggere qualsiasi ruolo, districandosi senza problemi tra commedia sentimentale e ipermelodramma, fantascienza e sussurrato realismo. Dopo i centonove sconclusionati minuti di Una folle passione, possiamo azzardare l’ipotesi di clamoroso duplice miscasting; a uscirne malconci sono anche gli altri nobili interpreti, in primis Rhys Ifans, costretto a rendere credibili risibili predizioni e incroci di sguardi da romanzetto d’appendice. Un disastro.

A rendere pressoché impossibile il lavoro degli attori, generosi ma spaesati, sono la (ri)scrittura di Christopher Kyle (Il mistero dell’acqua, K-19, Alexander) e la regia levigata e quasi svogliata di Susanne Bier (Dopo il matrimonio, In un mondo migliore, Love Is All You Need), cineasta danese che ha sempre calcato la mano su sentimenti e melensaggini. Nonostante i vaghi accenni al contesto storico, in primis la grande depressione del 1929, Una folle passione sembra una storia calata dall’alto, quasi per caso, tra le montagne e i boschi della Carolina. Insomma, splendidi paesaggi, attori seducenti e un abuso di ellissi narrative, di meccanismi da melodramma stantio, con tanti saluti alla costruzione e alla psicologia dei personaggi.

I ralenti di Serena/Jennifer a cavallo, le sviolinate della colonna sonora e un binomio amore/passione da collana Harmony sono la cifra stilistica di questa pellicola statunitense della Bier, generosamente consacrata dall’Oscar e dai tanti premi per In un mondo migliore. La follia di questa passione sembra pervadere senza alcun motivo le azioni dei vari personaggi, sconquassati dalla presenza di Serena, donna tanto moderna quanto disturbata: i soci Buchanan (David Dencik) e Campbell (Sean Harris), l’enigmatico Galloway (Rhys Ifans) e lo sceriffo McDowell (Toby Jones), come gli stessi Serena e George, sono marionette in uno script che cerca solamente di accumulare grandi emozioni, affastellandole ai boschi, alle nebbie e ai tramonti fotografati da Morten Søborg.

Kyle comprime fino a rendere carta velina le numerose pagine del romanzo di Ron Rash, Serena, togliendo respiro a quella che nelle intenzioni sarebbe dovuta essere un’epopea tragica, con ascesa e declino di una coppia consumata dall’avidità prima ancora che dalla passione. Ma della crisi del ’29, come del commercio di legname o della questione del parco naturale e dello sfruttamento boschivo, resta ben poco. Sembra mancare metà pellicola. Meglio tornare a Raffaello Matarazzo e I figli di nessuno.

Info
Il trailer italiano di Una folle passione.
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La scheda di Una folle passione sul sito della Eagle.
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