Nuovo Cinema Paradiso
di Giuseppe Tornatore
Per CristaldiFilm e CG Home Video esce per la prima volta in blu-ray Nuovo Cinema Paradiso, il premiatissimo film di Giuseppe Tornatore, Oscar al miglior film straniero 1990. Omaggio partecipe e superficiale, in formato esportazione, al cinema vissuto nelle sale di provincia del nostro passato.
Ci si trova sempre in una posizione scomoda quando si ritorna a parlare di un film tanto amato a suo tempo sia dal pubblico, che da buona parte della critica, che dalle giurie di premi e festival. Nuovo Cinema Paradiso (1988) ridette visibilità e speranze (per lo più tradite nei successivi venticinque anni) al nostro cinema sul piano internazionale, riportando l’Oscar a casa nostra dopo ben quindici anni di assenza, l’intervallo di tempo più lungo senza statuetta per il nostro paese, bissato poi successivamente dai quindici anni intercorsi tra La vita è bella e La grande bellezza.
Il film di Tornatore inaugurò un po’ inaspettatamente un tiepido ma incoraggiante ritorno di interesse internazionale per le vicissitudini del nostro cinema, tanto impoverito lungo tutti gli anni Ottanta e alla faticosa ricerca di una nuova identità. Di per sé l’Oscar significa poco o niente, e anzi la categoria-film straniero degli Academy Awards è una delle più scivolose e inattendibili, visto che raramente si è visto premiare cinema davvero memorabile. Il “buon film straniero da Oscar” deve rispondere infatti quasi matematicamente a regole non scritte ben precise, ovvero a una sorta di accademismo buono per tutte le stagioni in cui preferibilmente la troppo spiccata autorialità sia rigettata nelle sue forme più personali in favore della asettica professionalità che tanto piace a Hollywood.
In tal senso non appare casuale che a raccogliere premi e statuette ovunque sia stata la versione breve di Nuovo Cinema Paradiso, quella che pur dolorosamente Tornatore dovette approntare dopo il flop clamoroso della prima uscita nelle sale con un montaggio di quasi 3 ore di durata. Eventualità più unica che rara nella storia del cinema: a riscuotere amplissimi consensi fu una seconda versione del film che probabilmente Tornatore amava meno della precedente e che fu costretto a confezionare per ripiego.
Adesso CristaldiFilm e CG Home Video pubblicano il film per la prima volta in blu-ray per l’appunto nella versione breve e definitiva, e saltano subito agli occhi le ragioni di tanto successo oltreoceano. Dalla prima alla seconda versione il film aveva infatti rinunciato in buona parte al respiro epico tanto amato e perseguito (disperatamente?) da Tornatore, in favore di un racconto stringato e superficiale, che soprattutto nella seconda parte si compone di episodi narrativi sempre più brevi e quasi conchiusi, fini a se stessi, senza arrivare a comporsi mai in un quadro significativamente unitario.
Quel che ne resta è una riproposizione poco vivace dell’Italia popolare stracciona e in calzoni corti, che pare essere da sempre l’unica immagine recepita e recepibile in America. In pratica per gli americani l’Italia si è fermata agli anni Cinquanta, e probabilmente hanno pure ragione.
Giuseppe Tornatore e il suo produttore Franco Cristaldi non lesinarono sui mezzi, e benché la qualità dell’immaginazione tornatoriana rasenti spesso pericolosamente lo spottone Barilla, il film alterna molti, troppi momenti da cartolina d’epoca ad altri decisamente riusciti. Per Tornatore si trattava del secondo film e spesso si respira l’aria ingenua di un autore giovane alle prese con un progetto visceralmente amato, enorme e ambizioso. I maggiori meriti vanno al bel personaggio di Alfredo il proiezionista e al sopraffino talento di Philippe Noiret, che ha cesellato una figura umana sorniona e disillusa, capace di svariare dai tratti della macchietta ad accenti di reale e dolente amarezza, soprattutto nell’ossessione paternalistica di incitare il protagonista, prima bambino poi ragazzo, alla fuga dalla Sicilia verso orizzonti più ampi e stimolanti.
Intorno ad Alfredo, una galleria di figure e figurine volenterosamente felliniane, a raccontare la progressiva scomparsa della sala cinematografica popolare di provincia, in cui succedeva di tutto e di più. Ci s’innamorava, si dormiva, si facevano scherzi, si urlava, si partecipava apertamente al film, a volte s’improvvisava una seconda sala all’aperto nella piazza del paese per soddisfare la folla di spettatori che non era riuscita a entrare, e via così.
È indubbio che Nuovo Cinema Paradiso mostri almeno due sequenze da ricordare, irresistibilmente commoventi: quella del viaggio dell’immagine-cinema sulle pareti della cabina di proiezione fino ad apparire sul muro esterno della casa di fronte, e il finale, una carrellata di baci cinematografici tagliati dal parroco bacchettone del paese e rimontati da un Alfredo ormai cieco. Tornatore vuol fare cinema popolare raccontando cos’era il cinema per l’Italia popolare anni Quaranta-Cinquanta-Sessanta e come lo viveva, e sotto questo aspetto al suo film, versione corta o lunga, c’è poco da rimproverare.
Anzi è una volta di più significativa la scelta dei film proiettati, tagliati, rimontati, “baciati” nella sala del Cinema Paradiso: un misto impazzito in cui convivono i melodrammi di Matarazzo, i western americani, le comiche di Chaplin, La terra trema di Visconti, Brigitte Bardot, Totò, Anna di Lattuada e Il grido di Antonioni (questo, ahimè, scomparso nel rimontaggio della versione breve).
Ovvero nelle sale di provincia si passava di tutto pur di riempire il programma, e spesso la gente si trovava a vedere veri capolavori senza saperlo, ma amandoli comunque, per moto istintivo. A nessuno importava se il tal film appartenesse a un autore di serie A o serie B, anzi l’esistenza di un autore non era affatto contemplata dal pubblico. Si guardava e si ascoltava seguendo una storia, amandola oppure no. Una percezione del fatto-cinema ormai irrimediabilmente persa nella nostra cultura ipertestuale, sempre più densa di input, informazioni e incroci d’informazioni.
D’altro canto, nella versione breve riproposta in Blu-ray emergono con forza maggiore i limiti più evidenti del film, ovvero il gusto per il bozzetto strapaesano fine a se stesso, che non riesce a costituirsi in discorso, e soprattutto la mancanza di una forte macrostruttura narrativa. Tornatore ambirebbe infatti al racconto epico e di largo respiro, e in più vorrebbe piegare a fonte di struggente riflessione sul tempo che passa anche un melodramma privato puramente adolescenziale. Criticato per la storia d’amore alla Matarazzo tra il protagonista e una ragazza, Tornatore si difese bene dicendo che amava Matarazzo e riversò la critica in un complimento.
Ma il problema è più radicale, e cioè che la storia d’amore tra Salvatore ragazzo ed Elena è tanto generica e approssimativa quanto lo è il sentimento di dolente nostalgia che permea tutta l’opera e di cui il romance tra i due ragazzi costituisce solo una parte.
A ben vedere tutti i personaggi, sia quelli più incarnati sia i secondari, vivono di un’abbozzata genericità, così come i dialoghi che intessono i loro rapporti, tutti pesantemente radicati in una retorica da dialogo cinematografico che spesso mal si attaglia con il contesto provinciale della Sicilia d’epoca.
È vero che Nuovo Cinema Paradiso si adagia spesso nei toni della fiaba, ma certe battute stentoree di Alfredo, e molti dei passaggi della storia d’amore, riecheggiano modelli espressivi d’epoca evocati senza spirito critico, semplicemente e supinamente riproposti secondo una sorta di aprioristico omaggio. D’altra parte, nella rapidità di bozzetto conseguente ai tagli della versione breve, la storia d’amore risulta talmente ridotta ai minimi termini da finire del tutto insignificante, giusto un episodio in più accanto agli altri, e per la stessa ragione finisce incredibilmente depotenziato anche uno dei frammenti più divertenti, quello del film Catene di Matarazzo proiettato in due sale diverse con una sola copia, con il povero Boccia, amico del protagonista, a scorrazzare su e giù per il paese in bicicletta per trasportare le pizze del primo e del secondo tempo. Idea narrativa, peraltro, a sua volta ereditata da un altro film, Due soldi di speranza (1952) di Renato Castellani.
In tutto questo abbondano infatti pure le citazioni dirette, andando addirittura a scomodare anche Ejzenstejn (il coltello con la mano alzata su un vitello, che viene dritto dal finale di Sciopero!), ma per lo più si tratta di enunciazione senza connotazione. E Tornatore non è nemmeno abbastanza postmoderno (e non vuole esserlo) da chiudere l’operazione in una semplice rilettura pop.
Ciò detto, malgrado l’uscita nel 2009 del director’s cut di 173 minuti, ancora più lungo della prima versione apparsa in sala, si teme che la versione integrale verrà progressivamente dimenticata e sempre meno vista, e a suo modo è un peccato. Oramai Nuovo Cinema Paradiso è a tutti gli effetti la sua seconda versione. Fu quella a incantare le platee e le giurie di tutto il mondo, Festival di Cannes compreso (vinse il Gran Premio Speciale della Giuria), e quella resterà la sua veste più diffusa e fruibile. La versione di quasi 3 ore si soffermava più distesamente sul ritorno a casa di Salvatore, affidandosi a toni molto più dolenti nel confronto col proprio passato e dando vita anche a un ultimo incontro tra Salvatore ed Elena adulti, in cui il ruolo di Alfredo nelle loro vite assumeva tratti cupi ed emotivamente ambigui (si scopriva che aveva fatto in modo di separarli da giovani per il bene di Salvatore). Se melodramma aveva da essere, insomma, che lo fosse fino in fondo, in piena e totale coerenza. In più, e con ancora maggiore rilevanza, la lunga durata dava modo a Tornatore di aspirare più intimamente a una dimensione di racconto epico, che gli restava comunque fatalmente lontana e imprendibile.
Così com’è adesso Nuovo Cinema Paradiso è invece un puro e semplice film da esportazione, pronto per l’Academy, così compiaciuta di premiare film stranieri che rievochino in modo garbato e/o magniloquente epoche passate e facili nostalgie. Gli esempi potrebbero essere infiniti. Pochi anni dopo la vittoria agli Oscar di Tornatore, tanto per citarne due, vinsero la statuetta Belle Epoque di Fernando Trueba e il terrificante Indocina di Régis Wargnier. Ricostruzioni storiche, melodrammi, o “commedio-drammi” che del sorriso indulgente, acritico o dei patemi più immediati facevano la loro cifra.
Gli extra sono molto ricchi. Interviste a Giuseppe Tornatore, Leo Gullotta, Blasco Giurato, Zeudi Araya (compagna del defunto Franco Cristaldi), Massimo Cristaldi, e poi recensioni d’epoca, locandine originali, e una galleria fotografica.
Info
La pagina Wikipedia di Nuovo Cinema Paradiso.
La scheda di Nuovo Cinema Paradiso sul sito di CG Home Video.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Nuovo Cinema Paradiso
- Paese/Anno: Italia | 1988
- Regia: Giuseppe Tornatore
- Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore, Vanna Paoli
- Fotografia: Blasco Giurato
- Montaggio: Mario Morra
- Interpreti: Agnese Nano, Antonella Attili, Brigitte Fossey, Enzo Cannavale, Giovanni Giancono, Ignazio Pappalardo, Isa Danieli, Jacques Perrin, Leo Gullotta, Leopoldo Trieste, Marco Leonardi, Mimmo Mignemi, Nellina Laganà, Nicola Di Pinto, Nino Terzo, Philippe Noiret, Pupella Maggio, Roberta Lena, Salvatore Cascio, Tano Cimarosa
- Colonna sonora: Andrea Morricone, Ennio Morricone
- Produzione: Cristaldifilm, Forum Picture, Les Films Ariane, RAI 3, TF1 Films Production
- Distribuzione: CG Entertainment
- Durata: 123'