Unbroken

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Angelina Jolie con Unbroken dimostra di saper gestire il poderoso sforzo produttivo richiesto da un kolossal bellico, ma tratta l’epica e la credibilità come fossero una delle sue operazioni umanitarie.

C’era una volta la guerra

Figlio di immigrati italiani, Louis Zamperini cresce con uno spirito ribelle e una vocazione per la corsa negli Stati Uniti della Grande Depressione. Dopo un ottimo piazzamento alle grandi Olimpiadi di Berlino del 1936, invece di proseguire la carriera di atleta si arruola nell’aviazione e viene inviato nel Pacifico a combattere contro le truppe giapponesi, dove incontrerà un incredibile calvario fisico e morale. [sinossi]

Unbroken è uno di quei film che sembra provenire da un’epoca distantissima. Uno di quelli che, guardati con animo intorpidito nei grigi pomeriggi invernali passati davanti alla televisione, possono destare qualche entusiasmo per la loro storia edificante, limpida e maneggevole. Ma se si pensa che il secondo film da regista di Angelina Jolie arriva nei cinema a un anno di distanza da 12 anni schiavo e a meno di un mese rispetto ad American Sniper, si fa molta più fatica ad appassionarsi alla sua causa. Il confronto è davvero impietoso, tanto è differente la portata rispetto ai due film a cui sono state rivolte critiche molto simili. Come il film premio Oscar di Steve McQueen, Unbroken spingerebbe troppo su un’esibizione del dolore e del martirio del corpo. Come il film di Eastwood, invece, peccherebbe di una visione della guerra smaccatamente a senso unico (con le dovute, profonde differenze storiche fra il conflitto nel Pacifico degli anni Quaranta e quello medio-orientale post-11 settembre). Eppure, è proprio quando ci si trova di fronte alla sostanziale innocuità di un film come Unbroken che si comprende il valore e la forza degli altri due: contraddittori e irruenti quanto si vuole nel mettere in scena la crudeltà e l’eroismo, ma capaci di muovere un ragionamento profondo sull’oscurità e la resilienza dell’umana natura.

Tecnicamente e narrativamente, il film della Jolie non avrebbe nulla da invidiare, anzi. La fotografia di Roger Deakins e la sceneggiatura tratta da un bestseller di Laura Hillenbrand (su cui hanno messo le mani anche Richard LaGravenese e i fratelli Coen) gli danno una patina e un respiro da grande kolossal hollywoodiano. Ma se da un punto di vista estetico e produttivo l’attrice-regista dimostra di saper gestire egregiamente il poderoso sforzo richiesto, non si può dire lo stesso rispetto all’epica e alla credibilità. E in un film tratto da una storia vera è come dire tutto.
In ogni sequenza, anche la più estenuante ed efferata, il filtro aureo della messa in scena alleggerisce e sterilizza la materia (prima di tutto organica) mostrata e fa percepire una distanza che rende più gestibili i tormenti e le torture vissuti da Zamperini. Dei quasi cinquanta giorni vissuti sopra un gommone in mezzo al Pacifico e dei due anni passati nei campi di prigionia giapponesi, il film mostra tutto, ma con uno sguardo così netto e levigato da risultare impermeabile per lo smaliziato spettatore moderno. A voler essere cattivi, si direbbe che Angelina dirige film così come compare nelle sedi o nei campi Onu: trasportata dalle migliori intenzioni e dotata di una mise che la fa apparire come un angelo glamour, un’apparizione divina rinascimentale scesa sulla terra a miracol mostrare. E di miracoli in Unbroken ce ne sono parecchi: e non sono tanto quelli che Louis Zamperini ha dovuto compiere per sopravvivere alla fame e alla violenza. I veri miracoli del film stanno in una serie di prove e di orrori subiti da corpi e volti che restano perfettamente scolpiti e azzimati, oltre che apparentemente animati da pallidi da conflitti interiori.
Il problema, in sostanza, non è tanto quello di essere un war movie “per famiglie”: la versione d’altri tempi della parabola di sopravvivenza; quanto il fatto che un film che si dichiara Unbroken fin dal titolo non abbia neanche abbastanza solidità per rischiare di rompersi.

Info
La pagina Facebook di Unbroken.
Il trailer di Unbroken su Youtube.
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