Jurassic World

Jurassic World

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In Jurassic World di Colin Trevorrow si torna a Isla Nublar, e tornano anche velociraptor, t. rex e altri bestioni del passato. E non solo…

Un velociraptor per amico

Ventidue anni dopo gli eventi di Jurassic Park, Isla Nublar dispone di un parco a tema di dinosauri completamente rifatto che calamita milioni di turisti: il Jurassic World, proprio come il sogno originale dell’ormai deceduto magnate John Hammond, costruito sui resti del parco originale. Tra i membri dello staff del parco vi è Owen Grady, un ex militare che ora lavora nel parco e svolge ricerche comportamentali su un branco di quattro velociraptor: Blue, Charlie, Delta ed Echo. Per ravvivare l’interesse del pubblico, la responsabile delle operazioni del parco Claire Dearing e il genetista capo Henry Wu decidono di creare un nuovo dinosauro usando tecniche di ingegneria genetica, combinando i DNA di diverse specie, e di chiamarlo Indominus Rex. Poco prima dell’inaugurazione della nuova attrazione, l’Indominus Rex riesce a fuggire dal suo paddock isolato e inizia a scatenare il caos… [sinossi]

Non sono bastati i cadaveri eccellenti di Jurassic Park. Non è stata sufficiente la distruzione di mezza San Diego ne Il mondo perduto – Jurassic Park, e ancor meno è servita la lezione impartita dallo spinosauro ai malcapitati avventurieri dell’Isla Sorna in Jurassic Park III. No, il parco divertimenti a tema “giurassico” (periodo geologico dell’era mesozoica da sempre utilizzato con una certa dose di fantasia all’interno della saga) s’ha da fare; anzi, si è fatto. Jurassic World, quarto capitolo della serie diretto dal pressoché sconosciuto Colin Trevorrow, informa infatti il pubblico che il parco sognato dalla fervida mente di John Hammond è divenuto realtà nel 2005. Ora, a distanza di dieci anni dalla sua apertura, inizia ad avere un calo di spettatori – effetto della crisi economica? Chissà… – e deve dunque fronteggiare il rischio di una perdita economica, o di un guadagno al di sotto delle attese. Quale modo migliore di affrontare un simile ostacolo se non dando vita a un nuovo mastodontico animale, mai realmente esistito e per di più carnivoro?
Parte da queste premesse l’avventura di Jurassic World, che ha oramai da tempo perduto sia il padre letterario (Michael Crichton, ucciso da un tumore nel novembre del 2008) che quello cinematografico (Steven Spielberg, dopo aver diretto i primi due capitoli, si è “accontentato” di mantenere il ruolo di produttore esecutivo). Tra i fantasmi che increspano le acque del Jurassic World c’è ovviamente anche e soprattutto John Hammond, morto nella finzione e nella realtà, con la scomparsa di Richard Attenborough nell’agosto del 2014.

È anche un cinema di fantasmi del reale, quello che invade Jurassic World. Fin dalle prime sequenze appare evidente come il tentativo sia quello di proseguire all’interno della saga, mantenendo legacci piuttosto resistenti con la trilogia venuta alla luce tra il 1993 e il 2001, ma allo stesso tempo proponendo al pubblico un “nuovo inizio”. Strappate via le scorie “umane” che muovevano le fila della (labile) narrazione dei primi film – niente più Alan Grant, neo-Indiana Jones, niente più Ian Malcolm, matematico ossessionato dalla teoria del caos –, si procede a una rimozione gentile ma non meno cruenta dell’apparato visionario su cui quei titoli si adagiavano.
La computer grafica, che proprio Jurassic Park contribuì a far espandere a livello produttivo oltre i confini che sembravano all’epoca leciti, ha oramai vinto la guerra contro la meccanica. L’animatronica è ancora presente, sul set di Jurassic World, ma le si concede un ruolo sempre più marginale. L’effetto speciale rimane strabiliante, e raggiunge vette impensabili, ma si continua a perdere quel realismo materico che ancora pulsava nelle due regie di Spielberg. Gli animali ospitati nel Jurassic World non sono mai stati davvero reali, lo conferma anche in un dialogo il dottor Wu, genio della genetica a capo del progetto di “resurrezione dei dinosauri”, ma mai come in questa occasione si ha l’impressione di assistere a un gioco ottico, in grado di rapire lo sguardo ma incapace di scavare in profondità.

Come i responsabili del parco, ossessionati dall’idea di trovare sempre nuove attrazioni per combattere l’apatia di un pubblico che non sa accontentarsi del già fruito (da altri, probabilmente, perché è difficile immaginare famiglie che ogni anno attraversano il mondo raggiungendo una piccola isola al largo della Costa Rica per vedere dei dinosauri), anche i produttori di Jurassic World sembrano lavorare solo per accumulo. Così alle “solite” minacce dei velociraptor e del tirannosauro si aggiunge il mosasauro – gigante acquatico, a sua volta del Cretaceo; errore storico su cui la bestia non ha molto da questionare, visto che la sua vita è ridotta a quella di un’orca qualsiasi, nel saltar fuori dall’acqua per accaparrarsi la carcassa di uno squalo e inondare il pubblico di spruzzi – e il dinosauro 2.0, quell’Indomitus Rex che è l’unico vero villain del film.
Anche perché il tentativo di Jurassic World è quello di dimostrare che forse, in fondo in fondo, uomini e dinosauri potrebbero perfino convivere, se solo si riuscisse a diventare per loro maschi alfa. Per il resto la sceneggiatura scritta da Trevorrow insieme al fedele sodale Derek Connolly ricicla umanità già sondate nei precedenti film: donne in carriera che vorrebbero una famiglia, bambini alla ricerca di una figura maschile nella quale identificarsi, avventurieri ancora in attesa del raggiungimento della maturità, viscidi profittatori. Da questo punto di vista i dinosauri si dimostrano una volta di più interclassisti: mangiano sottoproletari come dirigenti d’azienda, militari fascistoidi e famiglie della piccola e media borghesia, operai e padroni. Ci si diverte, durante la visione di Jurassic World, solo quando si accetta il contratto non scritto con quel che avviene sullo schermo: ludus per ludus, senza nient’altro. Effetto speciale, pura egemonia dell’immateriale sul senso logico, sulla “verità”, anche quella di finzione. Il pubblico del Jurassic World chiede che venga loro mostrato sempre un nuovo dinosauro, più grande, più feroce e con più denti, e la produzione si aspetta che anche il pubblico cinematografico pretenda solo ed esclusivamente questo. Che abbia ragione? Sarà il botteghino, il più letale dei dinosauri, a rispondere.

Info
Il trailer di Jurassic World.
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