Nyai – A Woman from Java
di Garin Nugroho
Presentato nella sezione Onde del Torino Film Festival, Nyai – A Woman from Java è l’ultima opera dell’eclettico regista indonesiano Garin Nugroho, sempre guidato dalla ricerca e dalla sperimentazione estetiche nell’ibridazione tra le arti, cinema, musica, teatro, danza e arti performative varie. Con questo lavoro offre un quadro impietoso del colonialismo olandese, con il linguaggio, filologicamente accurato, dello spettacolo musicale dell’epoca.
Il piccolo teatro di Garin Nugroho
Indonesia, 1927, sul finire dell’epoca coloniale olandese. Una donna giovane e bella vive con l’anziano e infermo marito olandese. La donna ha perso il proprio nome e ora è Nyai, “la concubina di uno straniero”. Si rende conto di vivere in una sorta di prigione. Deve occuparsi dei visitatori che vengono a trovare il marito malato per il suo compleanno e per discutere della gestione dei suoi terreni. Nyai è forte, orgogliosa, in grado di gestire il patrimonio del marito: ma ora la gente del luogo e la famiglia del consorte è arrivata per chiederle conto della sua ricchezza e dei suoi privilegi… [sinossi]
Regista estremamente eclettico è Garin Nugroho, che ha fatto della contaminazione delle arti performative il suo marchio di fabbrica. Eppure una sperimentazione continua, ogni film è frutto di diverse elaborazioni. Così dopo l’estetica colorata e kitsch al ritmo di canzoni pop d’epoca di Chaotic Love Poems, che partiva da Shakespeare, e dopo un film paradossalmente lineare e tradizionale, il kolossal storico agiografico Soegija, Nugroho torna alla sperimentazione dei linguaggi della tradizione indonesiana, come in Opera Jawa, il film che lo fece conoscere nel 2006 alla Mostra di Venezia. Eppure Nyai – A Woman from Java è ancora qualcosa di nuovo nella sua filmografia e sostanzialmente diverso anche dal film veneziano che trasponeva in chiave attuale, in un contesto metropolitano odierno, un antico poema sanscrito. Con Nyai – A Woman from Java, Nugroho evoca le arti performative degli anni Venti, con rigore filologico, le rimette in scena in un kammerspiel teatrale e musicale dove viene messo alla luce l’ingiustizia del sistema coloniale olandese. Che peraltro differisce da come questo fosse trattato in Soegija, visto non in maniera così negativa anche a paragone dello spietato dominio giapponese. Ma sono anche due fasi diverse, Nyai – A Woman from Java è ambientato negli anni Venti, Soegija negli anni Quaranta.
Tutto avviene in un piano sequenza di novanta minuti, in una rappresentazione che si fonda sulle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. La macchina da presa non fa grandi movimenti, nella maggior parte del film, rimane quasi fissa e cambia leggermente il punto di vista al variare dei numeri musicali che si susseguono. Non c’è, ovviamente, montaggio, non ci sono primi piani: allo spettatore del film viene data una fruizione equivalente a quella di un ipotetico pubblico teatrale. Tutto avviene in quella grande stanza del palazzo del colono, l’anticamera della sua stanza da letto dove giace, malato. Uno spazio governato da geometrie simmetriche secondo l’armonia della casa tradizionale giavanese. Questa grande stanza corrisponde a un palcoscenico teatrale, dove si alternano gruppi musicali, musicisti e numeri di danza, e dove il separè con la stanza da letto rappresenta la scenografia e le quinte teatrali da cui possono uscire gli attori. Le esibizioni che si alternano in questo stage, rappresentano uno spaccato della cultura di quel periodo, carico di tensioni sociali e religiose tanto interne, quanto nei confronti dell’occupante europeo. Preghiere tradizionali, canti religiosi islamici, il numero del matto del palazzo. Danze e arti performative dell’epoca, segnate dall’ibridazione dell’influsso culturale straniero con le tradizioni autoctone. Il dramma musicale di Istanbul che si è fuso con la tradizione locale di un teatro di maschere e marionette. E tra le forme d’arte non può mancare anche il cinema: si cita un film prodotto dal governatore con l’uso di indigeni e si cita anche Chaplin. E gli schiamazzi fuori del palazzo, la gente che tira ortaggi rappresenta un pubblico inferocito che non gradisce quello spettacolo che sta andando in scena. La gente non accetta il matrimonio della bellissima indigena Nyai con lo straniero, anziano e malato, metafora dell’asservimento coloniale, dello sfruttamento indiscriminato degli occupanti europei, dello stupro di un popolo. È la stessa donna a raccontare, in un numero di danza, come da piccola sia stata venduta dai genitori. E ogni inquadratura della donna nella vita privata è seguita da un’altra in cui lei diventa un emblema sociale.
“Lo sai che mettono la foglia di tè in una bustina?”, dice Nyai. Una frase che non semplicemente il segno dei tempi, ma dell’evoluzione industriale che vedeva la madrepatria olandese ingorda di risorse. Situazione che portò il governo coloniale a elaborare la dottrina detta cultuurstelsel che imponeva agli agricoltori delle Indie orientali olandesi di riservare una quota di terre a coltivazioni commerciali, cioè merci da esportazioni come tè e caffè, invece di coltivare prodotti di consumo come il riso, generando così malnutrizione nelle popolazioni locali. Nel teatrino di Nyai – A Woman from Java sono messe in scena queste tensioni sociali, etniche e religiose, tra collaborazionisti e oppositori all’occupante, con i musulmani e i comunisti, i lavoratori e i contadini, ridotti a schiavi, con le loro rivendicazioni sindacali represse con la forza.
Tutto porta alla parte finale, quando la mdp per la prima volta varca, timidamente e solo per poco, la porta di separazione. Si affaccia alla camera da letto, passando dallo stage al backstage teatrale. E in quello spazio Nyai arriverà a sparare al suo marito-padrone. Una ribellione ma messa in scena ancora in forma estremamente stilizzata, riproponendo ancora uno stile di danza dell’epoca che vedeva effettivamente la ballerina impugnare una pistola. Non si capisce bene quale sia l’effetto di quello sparo. Il tutto finisce nell’ambiguità di quel rigore formale con cui il regista ha condotto tutta l’operazione.
Info
Il trailer di Nyai – A Woman from Java.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Nyai – A Woman from Java
- Paese/Anno: Indonesia | 2016
- Regia: Garin Nugroho
- Sceneggiatura: Garin Nugroho
- Fotografia: Nur Hidayat
- Montaggio: Andhy Pulung
- Interpreti: Annisa Hertami, Cahwatie, Gunawan Maryanto, Rudi Corens
- Produzione: Garin Nugroho Workshop, Jogja Arisan Production, Super 8mm Studio, Treewater Productions
- Durata: 90'