Split

Secondo film realizzato con la Blumhouse Production, Split ci riporta alla poetica originaria di Shyamalan, agli spazi chiusi, alle geometrie della scrittura e della messa in scena, a quel passato che credevamo perduto. Quasi un compendio del suo cinema, un shyamalanverse. Un ritrovato equilibrio tra lo sguardo umanista e stratificato che ha attraversato pellicole di genere come Il sesto senso, Unbreakable, Signs, The Village e Lady in the Water e le relative necessità spettacolari e spettatoriali.

Nessun uomo è un’isola, Milligan!

Sebbene Kevin abbia mostrato alla sua psichiatra di fiducia, la dottoressa Fletcher, ben ventitré personalità, ne resta una ancora non manifesta, ma destinata a materializzarsi e a prendere il sopravvento su tutte le altre. Spinto a rapire tre adolescenti guidate dalla combattiva Casey, Kevin ingaggia una guerra per la sopravvivenza tra tutte le personalità che convivono in lui, ma anche con chiunque gli stia intorno, mentre le barriere delle sue varie personalità cominciano frantumarsi… [sinossi]
Sono tempi mediocri, signora Dunn. La gente comincia a perdere la speranza.
Per molti è difficile credere che ci siano cose straordinarie dentro di loro,
come dentro chiunque altro. Confido nella sua apertura mentale.
Elijah Price, l’uomo di vetro (Unbreakable – Il predestinato)

Avevamo lasciato M. Night Shyamalan su Nova Prime, soffocato dalla sovrastruttura spettacolare e divistica di After Earth, messo in ombra dalle spalle troppo larghe e ingombranti di Will Smith. Perse quasi le speranze dopo il dittico da box office L’ultimo dominatore dell’aria/After Earth, era arrivato in nostro soccorso il gioiellino The Visit, una zampata da leone ferito, fatta con pochi spicci, ma finalmente fatta in casa, in quella che è la dimensione ideale per (il cinema di) Shyamalan – è negli spazi chiusi, delimitati, intimi, che la poetica del cineasta statunitense riesce a deflagrare, a tessere storie universali, tanto umane quanto sovrumane. Shyamalan ha bisogno di mura, recinzioni e confini per andare oltre, per superarli, per superare la realtà raccontandola, catturandola. Agli spazi chiusi, al passato, alla poetica originaria e alle dinamiche geometriche ci riporta (definitivamente?) Split, seconda pellicola realizzata con la Blumhouse Production. Quasi un compendio del cinema di Shyamalan, un shyamalanverse. Un ritrovato equilibrio tra lo sguardo umanista e stratificato che ha attraversato pellicole di genere come Il sesto senso, Unbreakable, Signs, The Village e Lady in the Water e le relative necessità spettacolari e spettatoriali.

Già, il genere. Il suo tradimento, la decostruzione. La narrazione di qualcosa che è altro, che si rivelerà altro. In questo salvifico tornare indietro per andare avanti, Shyamalan riavvolge più di un nastro. In questo senso, Split è una sorta di autoanalisi del proprio cinema, di mise en abyme della propria poetica. Ma c’è di più, c’è un piccolo passo, indubbiamente necessario: Shyamalan non rinuncia al classico twist ending, ma lo rafforza, lo espande, lo carica di un sorprendente significato autoreferenziale. Il trionfo del metalinguaggio. Ma è poi così sorprendente? No, è forse più una conferma, e anche una promessa: il nuovo/ritrovato cinema di M. Night Shyamalan è oramai lontano anni luce da Nova Prime, dallo sfavillio accecante della computer grafica, da progetti che anche altri registi potrebbero comodamente realizzare – perché, nel bene o nel male, la dialettica campo/fuori campo e le geometrie che portano ai twist ending sono un marchio di fabbrica non duplicabile, una eredità hitchcockiana assimilata e rielaborata. Il futuro di Shyamalan è un (già annunciato) ritorno.

Split è un film prevalentemente sotterraneo. È la ramificazione della ricorrente figura del seminterrato: in cantina si scopre la propria incredibile forza (Unbreakable), si confessano amori (The Village), si fronteggiano alieni (Signs). È la rappresentazione scenica dei meandri di una mente incredibilmente complessa. Ancora una volta, Shyamalan costruisce un film che richiede una seconda o terza o quarta visione, per mostrarci altro, per farci (finalmente) focalizzare su una sorta di rimosso, di volontariamente non visto: Split ci trascina negli scantinati per farci guardare attraverso il buio, fino a vederne la luce. E quella che alla fine vediamo è anche la luce del ritrovato cinema di Shyamalan.

La scrittura di Shyamalan riempie di significato il fuori campo, cela al raggio d’azione della macchina da presa porzioni fondamentali del proprio immaginario. Con Split il ruolo del fuori campo, del non-visto e non-detto, travalica gli usuali confini, anche quelli temporali. Split si muove sostanzialmente su tre binari: la libera rielaborazione del celebre caso giudiziario e psichiatrico di Billy Milligan; i flashback che svelano il passato della malcapitata Casey; un terzo binario nascosto, la cui natura è via via suggerita da alcuni (cinefili) indizi [1]. Questi tre piani principali sono a loro volta ben stratificati, delle matrioske ingannevoli che sviano lo sguardo spettatoriale. Ma è proprio la ri-focalizzazione spettatoriale il motore principale delle successive e fertili visioni dei film di Shyamalan.

Tra i temi ricorrenti che riecheggiano marcatamente anche in Split, la scoperta di sé attraverso la sofferenza ha immediati riscontri nel recente percorso di Shyamalan all’interno della fabbrica dei sogni. È il fallimento e il malessere post-L’ultimo dominatore dell’aria/After Earth ad aver spinto Shyamalan verso la Blumhouse e nuovi progetti: budget contenuti, collaboratori giovani, una rinnovata fiducia nella poetica dei twist ending e dei seminterrati. Sono le ferite e le sofferenze rivelatrici: possono essere letali, come quelle del paziente del dottor Malcolm Crowe o di Crowe stesso ne Il sesto senso, o salvifiche, come in Unbreakable, Lady in the Water, The Village o, appunto, Split. Imperfezioni e debolezze che Shyamalan modella e trasforma, suggerendo il possibile dominio della mente sul corpo. Sotto i nostri occhi o fuori campo. A volte perfino mostrandoci cose che credevamo di non avere (già) visto.

Note
1. Per una rapida consultazione sulle vicende di Billy Milligan: wikipedia.org/wiki/Billy_Milligan. Nel corso del 2017 dovrebbe finalmente approdare sul grande schermo The Crowded Room, biopic su Milligan con Leonardo DiCaprio.
Info
Il trailer italiano di Split.
Il sito ufficiale di Split.
Split, la pagina facebook.
Il trailer originale di Split.
  • Split-2016-Shyamalan-01.jpg
  • Split-2016-Shyamalan-05.jpg

Articoli correlati

Array
  • Cult

    Unbreakable RecensioneUnbreakable – Il predestinato

    di Il punto di partenza di Unbreakable è lo spirito del fumetto e il punto d'arrivo è la rielaborazione del fumetto stesso, concludendo idealmente un percorso di svecchiamento iniziato negli anni Ottanta da mostri sacri come Miller e Moore.
  • Notizie

    Shyamalan-SplitMasterclass con M. Night Shyamalan e anteprima di Split

    Giovedì 15 dicembre al Multisala Barberini di Roma, M. Night Shyamalan incontra il pubblico per una masterclass e per la proiezione in anteprima del thriller psicologico Split. L'evento è a ingresso gratuito.
  • Archivio

    The Visit RecensioneThe Visit

    di Il ritorno di M. Night Shyamalan alle timbriche dei primi film mostra un regista intelligente, acuto, perfettamente in grado di adattare la propria poetica a un budget ridotto.
  • Archivio

    After Earth RecensioneAfter Earth

    di In seguito a un atterraggio di fortuna, Kitai Raige e il padre Cypher si ritrovano sulla Terra mille anni dopo la fuga cui furono costretti gli esseri umani a causa di un cataclisma. Poiché Cypher è seriamente ferito, Kitai deve spingersi in cerca di aiuto...
  • Archivio

    L'ultimo dominatore dell'aria RecensioneL’ultimo dominatore dell’aria

    di Il mondo è inghiottito dalla guerra e nessuno ha il potere di fermare l’inevitabile distruzione. È da un secolo che la Nazione del Fuoco porta avanti la sua campagna mortale per il dominio globale, contro le altre nazioni tribali di Aria, Acqua e Terra...
  • Archivio

    E venne il giorno RecensioneE venne il giorno

    di Con E venne il giorno, M. Night Shyamalan - nel mettere in scena la catastrofe dell'umanità con al centro il simbolo, concreto e allegorico, del vuoto - si conferma come uno degli autori più interessanti del cinema contemporaneo.