The Circle

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Ritratto distopico di un futuro (poco) di là da venire, The Circle si affida in prevalenza al fascino mutuato dal soggetto, restando tuttavia forzato in molti snodi narrativi e ambiguo nelle sue conclusioni.

Distopie circolari

Mae, impiegata in un call center, trova un nuovo lavoro presso una grossa azienda di telecomunicazioni. Quest’ultima, che ha sede in una futuristica cittadella, ha appena messo a punto il social network definitivo: quello che consente all’individuo la totale connettività, nella vita come nel lavoro, in ogni momento della sua giornata. Mentre Mae si fa coinvolgere sempre più dalla totalizzante filosofia aziendale, sulla multinazionale iniziano a piovere accuse di violazione della privacy e della libertà personale degli utenti… [sinossi]

In un confronto ideale tra i diversi approcci possibili alla science fiction, e in particolare al motivo (ormai abbastanza abusato) del futuro distopico, il primo termine di paragone che ci viene in mente per questo The Circle è quello con Strange Days di Kathryn Bigelow. Facciamo questo accostamento tra il film della Bigelow e il nuovo lavoro di James Ponsoldt, malgrado la distanza temporale, di sensibilità cinematografica, persino di interpretazione delle inquietudini rappresentate, essenzialmente per un motivo: il futuro, nel cult della regista americana come nel film di Ponsoldt, è (poco) di là da venire. Se l’anno 2000, nel film con Ralph Fiennes, rappresentava un ideale, vicinissimo turning point che avrebbe segnato l’avveramento di presagi già tutti presenti nel corpo della società degli anni ‘90 (le nuove droghe, il distacco dalla corporeità segnato dall’incipiente rivoluzione digitale), nel lavoro di Ponsoldt il setting è più imprecisato, ma sempre molto vicino: l’onnipresente tecnologia, nella vicenda raccontata dal film (tratta da un best-seller di Dave Eggers, coautore dello script) ha solo fatto quell’ulteriore, sostanziale passo in avanti. Quello che sintetizza, e porta alle conseguenze ultime, premesse poste da prodotti già entrati silenziosamente (ma con impatto sostanziale) nella quotidianità. Quella del presente.

Parte del fascino che indubbiamente permea questo The Circle è legato in effetti, principalmente, al doppio binario su cui si muove il film, quello della rappresentazione di un futuro possibile e della contestuale allegoria di una contemporaneità facilmente riconoscibile nei suoi tratti essenziali: la pervasività della comunicazione in chiave interattiva, l’ossessione per l’interconnessione perenne, la modalità always on permessa dai moderni strumenti tecnologici, l’azienda/città che ingloba in sé lavoro e tempo libero, vita personale e sociale. Una fascinazione certo mutuata dal soggetto originale, portata sullo schermo da Ponsoldt con vigore (seppur non senza qualche schematismo) e una certa efficacia figurativa. L’alternanza tra una messa in scena classica e piuttosto controllata, nella prima parte della storia, e il montaggio sincopato che caratterizza la frazione successiva (quella che segue un’importante svolta di trama), l’uso delle sovrimpressioni a rappresentare il flusso comunicativo che si riversa sulla protagonista, le frequenti soggettive che spezzano e frammentano l’armonia della messa in scena, restano elementi funzionali alla tipologia di storia raccontata. Il regista americano, dopo l’incompiuto The End of the Tour, sembra qui mettersi maggiormente al servizio del soggetto, modulando la sua regia a seconda delle esigenze che di volta in volta la vicenda esprime, e seguendo l’evoluzione dei suoi personaggi.

Sta proprio in una narrazione zoppicante, tuttavia, e in uno svolgimento capace solo a intermittenza di illuminare in modo credibile i temi trattati dal soggetto, il limite principale di questo nuovo lavoro del regista. Dando per scontato il potenziale di una vicenda capace di dispiegare in modo naturale (diremmo quasi automatico) la sua malia sullo schermo, Ponsoldt e Eggers curano poco la struttura, schematizzando oltremodo alcuni personaggi (l’amico della protagonista col volto di Ellar Coltrane – lo si ricorderà come protagonista “in itinere” di Boyhood) e lasciandone irrisolti altri (la fondamentale figura interpretata da John Boyega). Nella voglia di urlare sullo schermo una tesi già presente in nuce nel soggetto, The Circle pare dimenticare di costruirvi intorno caratteri credibili, a partire da una protagonista le cui reali motivazioni restano vaghe e poco leggibili. Si avverte, proprio nel personaggio problematicamente interpretato da Emma Watson, un’evoluzione a tappe forzate, che la porta dapprima ad abbracciare in modo acritico (e persino messianico) la soffocante filosofia aziendale, e in seguito a distaccarsene in modo altrettanto brusco; lasciando, nel contempo, sottintese le rispettive e necessarie fasi intermedie. In questo senso, più efficace nella sua monodimensionalità (fortemente voluta) risulta il guru/imprenditore col volto di Tom Hanks, istrione fuori e dentro lo schermo, che offre un apprezzabile ritratto della teatralità insita in certi eventi aziendali partecipati.

Ingenuo e scolastico in alcuni suoi passaggi (la frequente alternanza tra l’opprimente realtà metropolitana e l’evocata libertà campestre delle escursioni della protagonista, la pedissequa opposizione tra inquietudine per la modernità e rivendicazione di autonomia evocata nel personaggio interpretato da Coltrane), fuori fuoco laddove sarebbe stato opportuno affondare la lama nella rappresentazione allegorica del presente (le motivazioni dietro alla degenerazione del progetto TruYu restano a mero livello di cenno), The Circle resta per Ponsoldt un nuovo lavoro sostanzialmente irrisolto, dalle potenzialità in gran parte non dispiegate. Alcune efficaci intuizioni visive (la gestione della luce e del buio nel prefinale) restano elementi isolati, mentre la scarsa chiarezza del racconto nell’andare alla radice delle problematiche affrontate rende ambiguo il quadro finale. Ambiguità che esplode in una conclusione che, nelle implicazioni che porta con sé, fa nascere più di un sospetto di “populismo” (prendiamo il termine con tutte le cautele del caso) nell’atteggiamento che mostra verso i temi trattati.

Info
Il trailer di The Circle su Youtube.
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