Hector Malot: The Last Day of the Year

Hector Malot: The Last Day of the Year

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Vincitore della sezione-cortometraggi della Semaine de la Critique, Hector Malot: The Last Day of the Year di Jacqueline Lentzou è un penetrante ritratto di una giovane ragazza alle prese con solitudine e assenza. Visionabile gratuitamente su Festival Scope fino al 27 maggio.

Non è nel frame

È l’ultimo giorno dell’anno. Giovane figlia di una coppia divorziata, Sofia fa un sogno in cui teme di essere ammalata. Il giorno passa tra amicizie, momenti di solitudine, il cane, e una festa di Capodanno per la quale non prova grande interesse… [sinossi]
Fino a domenica 27 maggio si può vedere Hector Malot: The Last Day of the Year gratuitamente sul sito di Festival Scope a questo link.
Gli altri film della selezione, invece, si possono vedere a questo link.

Com’è noto, la sfida del cortometraggio è quella di racchiudere in spazi decisamente sintetici un intero universo narrativo conferendogli spessore e significato. È una sfida che può essere condotta dagli autori con le modalità più diverse, tutte quante però mirate allo scopo di una breve ed efficace edificazione. Con Hector Malot: The Last Day of the Year, fresco vincitore della Semaine de la Critique per la sezione dei corti, la greca Jacqueline Lentzou sceglie una delle vie più praticate in ambito di breve narrazione per il cinema, ossia il rapido ritratto, tutto avvitato intorno a un personaggio centrale e onnicomprensivo. Il metodo principale adottato dall’autrice è quello del pedinamento tramite sequenze discretamente lunghe e a macchina a mano, cercando di cogliere l’essenza di un percorso umano nel suo manifestarsi in una concisa tranche de vie. Si direbbe un metodo quasi impressionista, che cerca di fissare l’attimo nel suo imprendibile momento di verità.
Figlia di genitori divorziati, attenta agli altri per bisogno d’amore, Sofia, la ragazza protagonista, è seguita sia nella sua vita sociale che nell’intimo, e massimo interesse dell’autrice pare essere il racconto di una solitudine tenera e sofferta, non particolarmente rischiarata dal conforto di qualche presenza. Aprendosi su interrogativi intorno all’amore e sulle cattiverie più o meno intenzionali che in ambito di affetti ci possiamo infliggere, Hector Malot: The Last Day of the Year segue la protagonista nell’ultimo giorno dell’anno, momento di festa generale per tutti che tuttavia può tramutarsi in occasione di confronto con la propria solitudine per chi non ha vicini i più cari affetti con cui condividere la gioia codificata della ricorrenza di calendario (il padre vive lontano). Tormentata anche da strani sogni che evocano scenari e paure di malattia, la ragazza ha un gruppo di amici, si isola volentieri nella musica, e infine partecipa a una festa di Capodanno in cui nessuno sembra accorgersi di lei. L’ultima sequenza, distesa anche lungo i titoli di coda, la vede indaffarata a lavare amorevolmente il cane nella vasca. Momento di condivisione che finalmente Sofia può trovare nel suo intimo, fuori dall’incontro sociale.

Tramite la tecnica del pedinamento audiovisivo Jacqueline Lentzou adotta il passo narrativo dell’inessenziale e del piccolo evento quotidiano, che tuttavia comprende in sé il dolceamaro rumore della vita. La piccola tranche de vie, che pure piega visibilmente verso tenui malinconie, si apre raramente alla conclamata introspezione – vedi la voce over nel resoconto del sogno. Per il resto prevale un racconto fenomenologico che trattiene sapientemente reazioni ed emozioni di Sofia, registrandone al contempo la verità e il mistero. Che è il mistero di qualsiasi anima, di per sé “irrappresentabile”, parrebbe voler dire Lentzou, ma solo evocabile, suggeribile. Nell’azione, al limite, si possono leggere suoi frammenti e tentarne delle interpretazioni.
Un buon corto insomma, che sfrutta in senso fortemente espressivo la necessaria sintesi del discorso, senza forzare le cornici del ridotto formato narrativo con pleonasmi, prolissità o uscite fuori strada rispetto alla solidità del centralissimo braccio narrativo. Estremamente essenziale nei suoi mezzi, Hector Malot: The Last Day of the Year evoca fin dal titolo uno scenario di orfani (Malot è l’autore del noto romanzo Senza famiglia che poi ha dato vita, tra gli altri, all’anime Dolce Remi), probabilmente da intendere come riverbero di una generazione (greca? europea? la scala d’espansione interpretativa è a discrezione del fruitore). Più in generale, probabilmente, Lentzou vuol radiografare un’età in cui “non si è nel frame”, come dice un’amica a Sofia tentando di farsi un selfie. Si è, ma non si vede.

Info
Il link a tutti i film della Semaine de la Critique che si possono vedere su Festival Scope.
La scheda di Hector Malot: The Last Day of the Year sul sito della Semaine.
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