A Modern Family
di Andrew Fleming
A Modern Family è una commedia brillante non di scrittura ma di performance, dove sono gli attori e le loro esuberanze a muovere le scene anziché il contrario. Ma ogni commedia davvero ben fatta vuole anche una storia.
Stepchild O’ Mine
Erasmus e Paul sono una ricca coppia annoiata che vive a Santa Fe, in New Mexico. Erasmus è un eccentrico conduttore di programmi televisivi di cucina e Paul è il suo produttore sempre più inacidito ed esasperato dai comportamenti del compagno. Il loro disequilibrio cambia quando Erasmus scopre che il figlio avuto in gioventù è stato arrestato e che c’è un giovane nipote di dieci anni che ha bisogno di una nuova famiglia. [sinossi]
È una questione di modernità. Il titolo della distribuzione italiana strizza l’occhio alla popolarità della sitcom Modern Family e all’idea di “famiglia arcobaleno” su cui si è fatta molta battaglia civile e tanta propaganda. Ma né l’una né l’altra sono il vero nucleo del film di Andrew Fleming, che è a tutti gli effetti un gioco a due: una commedia brillante non di scrittura ma di performance, dove sono gli attori, i loro accenti e le loro esuberanze a muovere le scene anziché il contrario. Laddove si vede l’impegno della scrittura è nel delineare personaggi ben caratterizzati e qualche battuta fulminante. Il lavoro è più un tentativo di raccontare le dinamiche da “strana coppia” e l’evoluzione del loro rapporto in funzione dell’arrivo di un terzo incomodo, che di abbozzare un ritratto di famiglia di qualunque tipo.
Non a caso, A Modern Family dedica lo stesso tempo a mostrare le idiosincrasie della vita di coppia sia nella fase in cui il rancore è arrivato a prevalere sulla passione, che in quella dove la routine si riadatta al giovane corpo estraneo senza sofisticazioni ma pieno di tanti bisogni semplici e sinceri del nipote acquisito. Nel primo caso è la frizione tra i due a dare scintille alla comicità, nel secondo è quella dei singoli contro il piccolo divoratore di taco. In entrambi gli atti è la presenza dei due attori a dare sapidità alla variazione della ricetta del nucleo familiare surrogato ma non per questo meno capace di scoprire e condividere affetti positivi.
Ingrediente pilastro di questa ricetta è Steve Coogan, ovvero uno di quei corpi talmente a metà tra primattore e caratterista da fagocitare con la propria personalità qualunque scena o contesto (solo in Philomena, da lui co-scritto e prodotto, non si concretizzava questo accentramento, ma là c’era un mostro sacro come Judi Dench accanto). A fargli da spalla in questo caso c’è Paul Rudd, abituato a ruoli di comprimario prima che la Marvel gli cucisse addosso il costume di Ant-Man. La sua presenza è costruita in maniera opposta e complementare a quella Coogan: meno effemminata ma più premurosa, meno egocentrica ed eccentrica ma più instabile e furente. Rudd fa il suo dovere, sapendo bene che il suo modo di far ridere è esattamente opposto a quello di Coogan e non si basa su continue stranezze e gigionerie costanti ma su vibrazioni e rovesciamenti improvvisi su una faccia da bravo ragazzo qualunque.
Purtroppo, non basta affezionarsi a due personaggi che nella vita reale ameresti odiare e alla loro vita di coppia disfunzionale. Una commedia ben fatta richiede anche una storia, ed è qui il deficit di A modern family. L’ingresso del figlio di dieci anni potrebbe anche funzionare narrativamente, ma è talmente evidente che quello che interessa e diverte il regista e i due protagonisti è il fatto di poter confrontare i loro bisogni sofisticati, eccentrici e infantili dei due adulti maturi con quelli impulsivi, volubili, semplici e addomesticabili del bambino, da rendere la sua presenza del tutto accessoria. In più, l’aspetto politico della vicenda (la stepchild adoption e la famiglia con genitori omosessuali) non viene mai realmente problematizzato ed entra effettivamente in scena solo durante i titoli di coda. Un post-it conclusivo forse più irritante che consolatorio, se vuol lasciare intendere che la storia raccontata prova a rappresentare e parlare per tutte quelle coppie gay che hanno adottato o concepito figli. Sicuramente non il finale più moderno per una commedia molto tradizionale, quasi ordinaria.
Info
Il trailer di A Modern Family.
- Genere: commedia, drammatico
- Titolo originale: Ideal Home
- Paese/Anno: USA | 2018
- Regia: Andrew Fleming
- Sceneggiatura: Andrew Fleming
- Fotografia: Alexander Gruszynski
- Montaggio: Jeffrey M. Werner
- Interpreti: Courtney Cunningham, Drew Droege, Eric Womack, Evan Bittencourt, Frances Lee McCain, J. Nathan Simmons, Jack Gore, Jacob Browne, Jake McDorman, Jenny Gabrielle, Jesse Luken, Lora Cunningham, Marie Wagenman, Monique Candelaria, Paul Rudd, Richard Beal, Rodrigo Tactaquin, Sarah Minnich, Stafford Douglas, Steve Coogan
- Colonna sonora: John Swihart
- Produzione: Baby Cow Films, Indieproduction, Lucky Monkey Pictures, Mustard & Co, Remstar Studios
- Distribuzione: Adler Entertainment
- Durata: 91'
- Data di uscita: 12/07/2018