Animali fantastici – I crimini di Grindelwald

Animali fantastici – I crimini di Grindelwald

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Animali fantastici – I crimini di Grindelwald, il secondo capitolo della nuova saga dedicata all’universo magico creato da J.K. Rowling (che qui è sceneggiatrice), è un racconto puramente funzionale allo sviluppo dell’intero intreccio, poco appassionante e utile al massimo per creare attese per la prossima avventura. Come sempre lodevoli gli effetti speciali, ma di “magico” c’è davvero molto poco. Alla regia, com’è oramai abitudine, David Yates.

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Nel tentativo di contrastare i piani di Grindelwald, Albus Silente recluta il suo ex studente Newt Scamander, che accetterà di aiutarlo, inconsapevole dei pericoli che si troveranno ad affrontare. Si creeranno divisioni, l’amore e la lealtà verranno messi a dura prova anche tra gli amici più stretti e in famiglia, in un mondo magico sempre più minaccioso e diviso. [sinossi]

Animali fantastici – I crimini di Grindelwald è un film transitorio, quasi del tutto inessenziale nella sua forma “singola” e che potrà acquisire un reale senso narrativo solo con il passare degli anni, quando arriverà a conclusione la pentalogia creata ex novo da J.K. Rowling partendo da luoghi e personaggi inventati all’epoca dei sette romanzi dedicati a Harry Potter. Appare davvero difficile pensare che un neofita possa appassionarsi alle vicende magiche raccontate in questa nuova avventura, tale è il grado di confusione e di approssimazione che l’autrice – che ha lasciato da parte il concetto di romanzo per occuparsi in prima persona delle sceneggiature – affastella situazione dopo situazione, personaggio dopo personaggio. Una scelta palesemente voluta, proprio per permettere ad Animali fantastici – I crimini di Grindelwald di svolgere il compito di traghettatore: dalle certezze dell’episodio uno – quando ancora nessuno, neanche in produzione, immaginava di dover mettere in piedi ben cinque capitoli – si passa a una vicenda ellittica, dove nulla o quasi viene spiegato agli spettatori, né per quel che concerne le psicologie e le decisioni di alcuni personaggi né per ciò che le loro azioni potranno significare in futuro. Ne viene fuori un gran guazzabuglio di ipotesi, suggestioni, location vecchie e nuove, che sembrano avere l’unico intento di distogliere la mente dello spettatore dal disordine un po’ vacuo che altrimenti salterebbe immediatamente all’occhio.

Il dubbio, già sollevato da Animali fantastici e dove trovarli, è sempre lo stesso: aveva davvero senso, al di là delle motivazioni puramente commerciali, tornare una volta di più sul luogo del delitto e inventarsi una nuova saga che avesse al centro Hogwarts, la lotta contro i maghi oscuri, il rapporto con i babbani e via discorrendo? L’impressione, che si sta facendo sempre più netta, è che la risposta a un tale quesito sia categorica, e negativa. Oltre alle libertà che Yates e Rowling si concedono, e che cozzano con il microcosmo allestito nelle avventure del maghetto Potter – perché ad esempio al babbano Jacob Kowalski è concesso di partecipare alle vicende magiche e di sapere ogni cosa, o quasi, su quel che succede in un mondo che dovrebbe essergli completamente vietato? Solo uno degli interrogativi sollevati dal film –, i nuovi personaggi non possiedono la sfumature e la ricchezza psicologica di quelli che albergavano i sette romanzi. Lo stesso Newt Scamander, che pure Eddie Redmayne interpreta con una foga apprezzabile, non ha la scintilla che illuminava Harry Potter o Ron Weasley, o perfino il pasticcione Neville Paciock.
Problemi legati in parte anche all’identità cinematografica di questa nuova saga. Harry Potter poteva far leva sulle dinamiche proprie del teen-movie, uscendo rafforzato dal concetto di “genere”, ma in Animali fantastici si ha a che fare solo ed esclusivamente con adulti. Un dettaglio tutt’altro che secondario, perché al contrario il film sembra sempre muoversi alla ricerca di un coming-of-age che gli è categoricamente vietato, finendo per perdersi dietro rivoli del tutto non necessari.

Certo, va riconosciuto ad Animali fantastici – I crimini di Grindelwald di aver introdotto senza reticenze la storia d’amore omosessuale tra Albus Silente e il temibile Grindelwald, ma al di là di questo lo spessore umano e psicologico del villain non trova nella sceneggiatura, che pure si dipana fino a superare le due ore di durata, lo spazio necessario e indispensabile per esprimere il proprio potenziale. Perfino i “crimini” citati nel titolo sono pochi, al di là del pensiero dittatoriale e nazistoide che era però chiaro fin dal primo capitolo. Perché relegare Grindelwald in un ruolo quasi secondario quando è attorno a lui, e a ciò che sa o non sa, che ruota l’intera vicenda? Anche Hogwarts, che torna in scena facendo provare un naturale tuffo al cuore ai cultori della saga, è di fatto sprecata, gestita com’è in modo frettoloso, quasi episodico.
Come troppo spesso capita con le regie di David Yates il tutto si perde dietro lo stupore dell’effetto speciale – ovviamente di altissimo livello tecnico – senza che però resti nulla della vera magia, cinematografica o soprannaturale che sia. A questo secondo capitolo si può al massimo chiedere di risollevare la traballante stagione degli incassi cinematografici in Italia. Sarebbe una magia anche quella, a ben vedere…

Info
Animali fantastici – I crimini di Grindelwald, il trailer.
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