Amici come prima

Amici come prima

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A tredici anni da Natale a Miami, torna la coppia Boldi&De Sica, ma Amici come prima più che un film sulla vecchiaia del comico, è un film sulla stanchezza di continuare a fare film provando ancora a far ridere.

Come prima, più o meno di prima

Cesare viene licenziato dal ruolo di direttore di un hotel di lusso. Scopre poi che il vecchio proprietario dell’albergo, Massimo, ormai ridotto su una sedia a rotelle, sta cercando una badante, sotto costrizione della figlia. Decide così di travestirsi da donna per provare a essere assunto. [sinossi]

Si è tanto detto a proposito del fatto che Amici come prima abbia segnato il ritorno della coppia Boldi-De Sica a tredici anni da Natale a Miami, ma si è evidenziata con minor attenzione un’altra ricorrenza: erano ugualmente tredici anni che Christian De Sica non dirigeva un film da regista, visto che – prima di questo – il suo ultimo sforzo dietro la camera, sempre nel 2005, era stato The Clan.
E infatti Amici come prima più che un film sul ritorno in scena del duo Boldi&De Sica, è un film (mancato) di e su De Sica.
Intanto, la scelta di non dare al racconto alcun tipo di connotato natalizio, come invece succedeva nei cinepanettoni classici, esclude del tutto Boldi dallo spazio che l’episodicità e la narrazione parallela di quei film avevano consustanzialmente, in modo da giocare sul classico confronto/scontro tra romani e padani e sul ritorno in termini di botteghino di tale formula geografica. Un confronto commercial-territoriale che qui è totalmente sbilanciato a favore della romanità desichiana.
Inoltre, a ben vedere, il ruolo di Boldi in Amici come prima è completamente inutile rispetto alla trama: il protagonista Cesare, infatti, interpretato per l’appunto da De Sica, si trova a essere privato dell’onorato impiego di direttore dalla proprietaria di un albergo di lusso e per rispondere alle esigenze economiche di un’altra arpia – la moglie – decide di travestirsi proprio da donna, in modo tale da poter tornare a lavorare in quell’hotel. In effetti, poi, il suo compito è quello di fare da badante al vecchio proprietario – lo stesso Boldi – che però – e qui viene a mancare un elemento fondamentale del comico e del travestimento plautino – non aveva mai conosciuto il personaggio di De Sica in vesti maschili, l’aveva forse appena intravisto; e il che suona strano e poco credibile, visto il ruolo di primo piano che Cesare/De Sica svolgeva all’interno della lussuosa azienda.

Boldi è dunque un di più, come arrivato in extremis a dare corpo a una formula commerciale altrimenti troppo fiacca, almeno probabilmente a giudizio di chi ha prodotto il film, vale a dire Indiana e Medusa. Tanto che, come confessa De Sica nel pressbook, l’idea iniziale di Amici come prima era quella di girare «una storia drammatica incentrata su un uomo che voleva diventare una donna».
E, infatti, al di là del completo abbandono della dimensione tragica, le tracce di questa impostazione restano ben presenti nel film, visto che il vero contrasto arriva dai dissapori tra Cesare/De Sica e le due donne in scena, entrambe descritte in maniera molto sbrigativa, disattenta e quasi rancorosa: la proprietaria dell’albergo (interpretata da una rediviva Regina Orioli) e la moglie di lui (incarnata da Lunetta Savino, totalmente imprigionata dalla bidimensionalità del suo personaggio).
De Sica dunque allude, come del resto testimonia tutta la sua carriera registica, alla sua presunta e tanto chiacchierata e sempre smentita omosessualità, sia vestendosi da donna, sia delegando al figlio rapper la confessione di amare gli uomini e non il gentil sesso. Ma questo, se vogliamo, è semplicemente gossip; quel che conta è che De Sica si ritaglia un ruolo che intende confrontarsi con alcuni (più o meno) grandi classici del comico cinematografico, da A qualcuno piace caldo a Tootsie a Mrs. Doubtfire. E, certo, non sfigura nel confronto, anche se meglio sarebbe stato se si fosse lasciato andare più a briglia sciolta e se non si fosse auto-imposto la presenza boldiana che infatti dirotta il film su un altro versante più che sulla commedia degli equivoci. Ed è possibile che in questa auto-limitazione abbia contato anche il fatto che De Sica ha dovuto pensare a dirigersi, sia pur supportato dal figlio Brando.

Mattatore (un po’ frenato) in scena, regista sbadato fuori scena (Amici come prima ha una regia veramente modesta, anche in termini di montaggio e di tempi comici), autore attento alle tematiche che hanno accompagnato il suo percorso dietro la macchina da presa (da Faccione a The Clan, passando per Uomini uomini uomini) e persino amico altruista e generoso nel ridare spazio a Boldi, De Sica ha forse finito per chiedere troppo a se stesso, mettendo insieme troppe cose in un unico film e dunque perdendone sostanzialmente il controllo. Certo, appare pur sempre apprezzabile la scelta di dare troppo rispetto a quella di dare troppo poco, ma quel che veramente non funziona, in fin dei conti, sono proprio le gag con Boldi. Oltre alla ritrovata complicità e a una simpatica auto-ironia sull’amicizia virile tendente all’omosessualità (si vedano in tal senso, in particolare, i titoli di coda, dove la latenza viene esplicitata, sia pur sul piano del gioco e del ciak sbagliato), i due non hanno molto altro da fare: il loro rapporto, in cui si ragiona solo velatamente sulla vecchiaia, non ha sviluppo e resta identico dall’inizio alla fine, in quel loro ritrovarsi sotto mentite spoglie.
Dunque, su questo versante, l’elemento meta-cinematografico prevale rispetto alla narrazione, e non è un caso che si giochi sul Boldi attore e interprete, dal parrucchino alla sedia a rotelle su cui si muove per la maggior parte del tempo; allusione anche qui ai noti problemi fisici del comico nato a Luino. Ma non basta a costruire un discorso, anche perché l’elemento recitativo non viene tematizzato, come ad esempio succedeva proprio in Tootsie.
Fossero stati infatti due attori sulla via del declino, come il Chaplin e il Keaton di Luci della ribalta, il malinconico compiacimento di Amici come prima avrebbe avuto più senso, mentre così ne ha molto meno. E così, in quel finale – totalmente estraneo al racconto – in cui De Sica si improvvisa, sempre vestito da donna, come una novella Carmen Miranda che canta e balla, mentre Boldi gli gira intorno in sedia a rotelle suonando le maracas, si esplicita sia il rimpianto per quel che sarebbe potuto essere questo film se De Sica avesse insistito di più sulle sue doti di performer, sia la totale esornatività di Boldi stesso. E allora, mentre viene chiamato lo stop e si vedono le rotaie di un carrello all’indietro, a esplicitare tardivamente il gioco cinematografico, si sente De Sica che chiede a un’assistente di portare un po’ d’acqua a Boldi, quando invece forse ne avrebbe avuto bisogno lui, data l’impegnativa performance danzereccia che lo ha appena visto protagonista. Una scissione che, dunque, arriva fino in fondo e che, però, va detto, provoca anche un improvviso moto di tenerezza e di affetto verso entrambi. E forse è vero che l’amicizia conta più della riuscita di un film.

Info
Il trailer di Amici come prima.
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