Days of Cannibalism

Days of Cannibalism

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Presentato nella sezione Documentary della 70 Berlinale, Days of Cannibalism di Teboho Edkins racconta le nuove frontiere della globalizzazione seguendo la vita e le attività di alcune famiglie di immigrati cinesi nel Lesotho, e il loro impatto con la vita tradizionale e i valori della popolazione locale.

La globalizzazione 2.0

Il film è ambientato in una remota regione rurale dell’Africa meridionale, uno spazio di frontiera in cui le leggi della società sono messe in discussione. L’arrivo di nuovi coloni, migranti economici dalla Cina, ha sconvolto l’equilibrio del potere. Vecchie leggi e vecchi dei vengono messi in discussione. [sinossi]

Il fenomeno della globalizzazione che abbiamo conosciuto all’inizio del nuovo secolo, quello delle multinazionali predatorie, quello dello sfruttamento del Sud del mondo da parte del Nord, quello dell’omologazione di McDonald’s con i suoi ristoranti tutti uguali in tutto il mondo, o della Nestlé che vende il latte in polvere alle mamme povere africane, forse sta mutando in virtù di nuove ricchezze, di nuovi Nord del pianeta. Ne è una fotografia eloquente quella fatta dal documentario Days of Cannibalism, presentato nella sezione Berlinale Documentary della 70 Berlinale, opera del filmmaker Teboho Edkins, nato negli Stati Uniti ma vissuto in Sud Africa. Siamo nel Lesotho, piccolo stato montuoso, enclave nel Sudafrica, il paese che è stato un faro contro l’apartheid ospitando l’African National Congress di Mandela.

La popolazione di agricoltori, appartenenti all’etnia Basotho, impara a convivere con una comunità di immigrati dalla Cina, che aprono piccoli supermarket oppure ristoranti di hamburger. Cosa che i cinesi stanno facendo un po’ in tutto il mondo, rilevando locali e negozi. Teboho Edkins si inserisce nella vita di questi trapiantati, segue la loro realtà di tutti i giorni, la vita familiare, con i bambini che giocano. Il fenomeno che emerge è quello della globalizzazione, dell’omologazione mondiale dal volto umano, i cui protagonisti non sono anonimi dirigenti di multinazionali seduti nel loro ufficio in qualche parte del mondo, bensì famigliole comuni che conducono piccole attività commerciali ordinarie, che il film segue nei loro traffici di merci, pacchi e scatoloni, che nulla hanno a che vedere con i locali seriali tipo Starbucks. E la loro penetrazione sul mercato non vuole conquistare grandi città e capitali, ma inserirsi in queste realtà remote. L

‘incontro di queste due società, quella tradizionale Basotho e quella cinese è un incontro di marginalità. Teboho Edkins lo registra, seguendo, come si è detto, anche il punto di vista interno della comunità cinese, che segue anche nel loro luogo d’origine in Cina. Quello che Teboho Edkins vede è un incontro di culture che potrebbe generare conflittualità, diventare uno scontro. L’ulteriore trasformazione nella società tradizionale che il film coglie è quella di un capitalismo nascente, indipendente dall’arrivo dei cinesi, in cui comunque si inseriscono. Nella prima scena si vede un’adunanza di contadini cui dei funzionari governativi spiegano le nuove leggi relative al possesso del bestiame. Il tutto avviene con una sorta di ritualità cui appartengono anche momenti religiosi, come farsi il cristiano segno della croce. Si istituisce così il concetto di proprietà privata, cardine del capitalismo. Tali sono ora da considerare i bovini che devono essere confinati in recinti, la cui violazione è da considerarsi un reato. Ciò si sostituisce a quella cultura spirituale tradizionale Basotho dove la vacca era al centro della vita sociale ed era considerata quale una divinità dal naso umido. Ed era fondamentale in una sorta di economia del baratto, di sussistenza.

L’introduzione di un sistema di sfruttamento intensivo del bestiame, come in una catena di montaggio della macellazione, è ben visibile nel film nella scena del macello, nel mostrare tra le attività economiche dei cinesi anche un’hamburgeria, fino ad arrivare a quella scena che dà il titolo al film, dei bovini che si nutrono di carcasse di altri bovini, quel sistema di efficienza dell’allevamento, innaturale, che in Occidente aveva portato al morbo della mucca pazza.

Days of Cannibalism è per Teboho Edkins il crocevia tra il documentario e il cinema di genere. Come potremmo definire questa vicenda se non una nuova conquista del West da parte dei cinesi che, nuovi coloni, si espandono in una moderna epopea, scontrandosi con i nativi, con la popolazione autoctona, con cui entrano in conflitto anche per il controllo del bestiame? La scena della rapina al supermercato, che Edkins ha filmato per caso, trovandosi lì, è come se confermasse questa appartenenza al cinema di genere. Una scena che, sul versante del documentario, testimonia di una tensione, di conflitti sociali che stanno per esplodere.

Info
La scheda di Days of Cannibalism sul sito della Berlinale

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