Anja – Real_Love_Girl

Anja – Real_Love_Girl

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C’è da lodare il coraggio e l’ambizione di Pablo Benedetti e Paolo Martini, registi a quattro mani di Anja – Real_Love_Girl, noir notturno che vaga dalle parti di Melville, vagheggia sprazzi di Strange Days e Ready Player One e si ritrova poi nelle celle di un thriller psicologico, viaggio nella memoria di un eroe improvvisato. Non tutto torna nella sceneggiatura, costretta a una corsa forsennata che non agevola la compressione di una matassa ingarbugliata, ma la fotografia livida e le scelte di regia riescono a sopperire in gran parte alle mancanze della struttura.

Strange Night

André Golubev vive in una città portuale che sente non appartenergli. Operaio di un’azienda di imbottigliamento acque, la sua vita galleggia metodicamente in una quotidianità soffocante che si spezza nel momento in cui perde il lavoro. Quando tutto sembra sfuggirgli di mano, però, si imbatte in Anja Lùkina, una giovane ragazza dai modi ambigui e attrice di film soft porn. Rapita da un gruppo di malviventi russi, la donna porterà Andrej ad affrontare un mondo sotterraneo e notturno, fatto di doppi giochi e incontri pericolosi. Avrà solo quella notte per ritrovarla e scoprire il complotto che si cela alle sue spalle. [sinossi]

Il cinema italiano che lambisce i confini dell’industria è un bosco fitto, il paesaggio sottomarino nel quale André e Anja si ritrovano, in una svisata surrealista che sembra ipotizzare perfino memoria di Jean Vigo. Un territorio selvaggio, dove nulla dovrebbe essere dato per scontato e ci si può imbattere in opere del tutto estranee alla prassi dell’immaginario nazionale. Lo stestimonia Anja – Real_Love_Girl, che avrebbe dovuto anche fare una capatina nelle sale cinematografiche se queste non fossero state inesorabilmente chiuse per contrastare l’incedere della pandemia. Invece, dopo qualche passaggio festivaliero, il film diretto a quattro mani da Pablo Benedetti e Paolo Martini potrà d’ora in avanti essere visto solo sul piccolo schermo, in una visione domestica che preclude la collettività: un peccato, anche perché il televisore o il computer sembrano in qualche modo rattrappire le altrimenti alte velleità di questo strano noir notturno, urbano e campestre a un tempo, che si muove su un terreno scivolosissimo e riesce sempre, nonostante tutto, a rimanere a galla, a bilanciarsi, a trovare il proprio spazio espressivo, la propria peculiarità. Se hanno un immaginario di riferimento comune, Benedetti e Martini (quest’ultimo si adopera anche alla sceneggiatura, scritta a quattro mani con Giuseppe Calandriello, e al montaggio, dove lo coadiuva Matteo Santi), sembra rintracciabile soprattutto nella voglia di indagare usi e costumi dell’est Europa, come suggerisce sulla carta Korin, l’horror tuttora in produzione che vede Martini alla regia e Benedetti alla produzione esecutiva. E in Anja – Real_Love_Girl questo aspetto invade immediatamente lo schermo: è nato nella disgregazione dell’Unione Sovietica André Golubev, licenziato già nella prima sequenza dall’azienda di imbottigliamento acque per la quale lavorava, e si è trasferito in Italia – adottato – da bambino. Viene dal suo stesso Paese anche Anja, la ragazza che incontra di notte a un attraversamento pedonale ma che ha già visto, sempre di notte, in un filmato pornografico di realtà virtuale. Perché l’unica passione di André sono i porno, che rappresentano anche l’unico contatto – per quanto labile – con il mondo esterno, con l’umanità al di fuori di sé.

Se la prima parte di Anja – Real_Love_Girl spinge lo spettatore a credere di trovarsi a tu per tu con una rinnovata speculazione sul tema del virtuale, con vagheggiamenti bigelowiani (Strange Days), cronenbergiani (eXistenZ) e spielbergiani (Ready Player One), il film dimostra in realtà ben presto la propria natura ondivaga, e il desiderio intimo di spaziare all’interno delle potenzialità espressive del racconto cinematografico. L’eterea essenza dell’amore “a distanza” viene sconquassata completamente dall’irruzione nella vita reale di Anja, e così il film fluttua verso un noir à la Melville e/o Mann, livido, frenetico, che non si concede pausa alcuna: la ragazza viene rapita dalla malavita russa e ad André non resta altra scelta se non quella di immergersi nella notte, che è quella criminale, ma anche della propria mente, alla ricerca tanto dell’oggetto del desiderio quanto del rimosso della propria infanzia. Se lo scarto narrativo è a dir poco brusco, e il rutilare dell’azione assesta ben più di un colpo alla credibilità del soggetto, la regia a quattro mani di Benedetti e Martini e il bel lavoro fotografico di Niccolò Francolini permette ad Anja – Real_Love_Girl di non deragliare mai dai binari della logica, tramutando le falle in accumulo d’angoscia, spingendo il nero della notte a invadere lo sguardo, stordendolo, sviandone in ogni momento la traiettoria. Si passa così attraverso corpi in celluloide tra loro apparentemente inconciliabili – alcuni già citati dianzi –, tra schegge di Garrone e memorie de L’uomo senza sonno, da altri retaggi di Cronenberg (Eastern Promises) fino ad arditi riallacci al Citizen Kane di Welles.

In un paesaggio provinciale raramente messo così in scena nel cinema italiano – il film è girato in varie location toscane – si racconta un microcosmo, quello dell’immigrazione dalle nazioni del Patto di Varsavia, e lo si fa senza scendere a compromessi con la retorica ma concentrando l’azione in un disperato “tutto in una notte” dagli echi kafkiani, dove la luce della speranza con l’alba sembra non poter arrivare più. Poche volte il cinema italiano si è dimostrato così cupo, e desideroso di condurre sul proscenio un personaggio che non ha nulla dell’eroe e non può diventarlo, neanche volendo. In un mondo marcio si resta ancorati a una barchetta che si agita sulle onde, sognando che sappia condurre al di là del mare, dove forse esistono ancora gioia e speranza, utopie nel quotidiano. La matassa è senza dubbio ingarbugliata, anche troppo, e non aiuta la compressione del tempo che predilige il ritmo della narrazione al viluppo della psicologia del protagonista, eppure viene naturale lodare il coraggio e l’ambizione dei due registi, traghettatori dello spettatore nei mari burrascosi dell’inconscio, e della memoria.

Info
Il trailer di Anja Real_Love_Girl.

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