Flash Gordon

Flash Gordon

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Con più di quarant’anni sulle spalle, Flash Gordon si conferma uno straordinario crocevia camp, punto d’incontro e di miracoloso (dis)equilibrio tra le tavole di Alex Raymond, l’aura fantasy-fantascientifica di Guerre Stellari, lo coreografie di Busby Berkeley, la grandeur superomistica di Superman, le pionieristiche avventure di Méliès, le musiche dei Queen, le derive pruriginose di Flesh Gordon e l’ipercolorato e fintissimo mondo de Il mago di Oz.

Flash\Flesh e Le Voyage dans la Lune

Il despota intergalattico Ming, un po’ per noia e un po’ per precauzione, decide di devastare e distruggere la Terra. Vari disastri si abbattono sul pianeta e uno dei tanti meteoriti lanciati da Ming colpisce il bimotore sul quale viaggiano il baldo Flash Gordon, giocatore dei New York Jets, e la bella giornalista Dale Arden. Sopravvissuti miracolosamente allo schianto, i due s’imbattono nel dottor Hans Zarkov, ex-consulente della NASA che sostiene a gran voce che dietro ai disastri naturali si nasconda una forza aliena. Zarkov costringe Flash e Dale a imbarscarsi sul suo razzo spaziale e i tre, ultimi involontari paladini dell’umanità, partono verso il cosmo… [sinossi]

Da queen a queer il passo è breve e, con l’insospettabile freschezza di una erotic sci-fi extravaganza1 datata 1980, Flash Gordon di Mike Hodges si conferma uno straordinario crocevia camp, punto d’incontro e di miracoloso (dis)equilibrio tra le tavole di Alex Raymond, l’aura fantasy-fantascientifica di Guerre Stellari, lo coreografie smisurate e sbrilluccicanti di Busby Berkeley, la grandeur superomistica di Superman di Richard Donner, le pionieristiche avventure spaziali di Georges Méliès, le musiche dei Queen, le derive pruriginose di Flesh Gordon – Andata e ritorno… dal pianeta Porno! e il magico, ipercolorato e fintissimo mondo de Il mago di Oz di Victor Fleming.

A suo modo filologico, il film prodotto da Dino De Laurentiis2 cercava di ripercorrere al botteghino le gesta del campionissimo di George Lucas, un po’ come aveva fatto l’anno precedente la Disney col fallimentare The Black Hole di Gary Nelson. A differenza del pur godibile buco nero disneyano, derivativo anche nel tentativo di cavalcare il merchandising, Flash Gordon chiude un cerchio e riporta sul grande schermo proprio quel complesso e variopinto immaginario che Lucas aveva abilmente saccheggiato. Partono infatti da lontano le avventure di Skywalker & Co., tutti debitori delle pagine e dei mondi di Alex Raymond – come lo stesso Superman, costola sovraumana del bellimusto biondo che negli anni Trenta aveva messo la freccia e superato di slancio Buck Rogers: Flash Gordon diventa via via multimediale, protagonista sulla carta, via radio (The Amazing Interplanetary Adventures of Flash Gordon e The Further Interplanetary Adventures of Flash Gordon) e sul grande schermo – i serial cinematografici Flash Gordon (1936), Flash Gordon alla conquista di Marte del (1938) e Flash Gordon – Il conquistatore dell’universo (1940).

Impreziosito dalle musiche dei Queen, il film di Hodges deve molto alla penna di Lorenzo Semple Jr., sceneggiatore che può vantare titoli come I tre giorni del Condor e Papillon, ma che probabilmente ricorderemo per la serie televisiva Batman (1966-68), quella di Adam West, dei costumi sgargianti e delle scritte onomatopeiche, perfetto trait d’union tra schermo e fumetto. Padre spirituale di James Gunn e Taika Waititi, Semple non tradisce lo spirito dell’arte sequenziale, ne coglie i punti salienti, l’afflato umoristico e le decisive componenti avventurose – ed erotiche. Discorso non dissimile per i voluttuosi costumi e per l’ambiziosissimo apparato scenografico, volutamente sopra le righe, eccessivo, sempre opportunamente distante dal vero\verosimile. E così per dialoghi, gag, snodi narrativi e per il post-finale più che posticcio.
Flash Gordon è cinema bigger than sci-fi, ironicamente memore anche della lezione di Flesh Gordon – Andata e ritorno… dal pianeta Porno! e dei relativi bollori della carne. Non si scrolla di dosso le tavole, i colori e le architetture raymondiane, ride di se stesso, esibisce i propri trucchi e si immerge in un pianeta rosso di passione, intriso di oro e argento – l’avventura può iniziare, tra l’altro, solo se viene schiacciato dalla bella Dale un pedale rosso, come rosse erano le scarpette di Dorothy.

Come se il duello a distanza non fosse solo con i più fortunati Skywalker, Flash Gordon sembra rapportarsi ancora al vecchio amico\nemico di sempre, Buck Rogers, che proprio l’anno prima era tornato nelle sale (Capitan Rogers nel 25º secolo, 1979) e sul piccolo schermo (Buck Rogers, 1979-81), e sembra voler prendere le giuste distanze dalla trasposizione animata della Filmation, The New Adventures of Flash Gordon (1979-82). In questo senso, la chiave è la scelta del protagonista, Sam J. Jones, biondo bellimbusto che non avrebbe sfigurato nel cast di The Rocky Horror Picture Show. In fin dei conti, anche la provocante principessa Aura (Ornella Muti), la finta ingenua Dale Arden e una Melato in versione marziale e sadomaso avrebbero fatto la loro degna figura accanto a Frank-N-Furter e Janet Weiss.
Il proto-supereroe Flash Gordon, alle prese con architetture e mecha retrofuturisti, atterra sul pianeta Mongo come gli astronomi de Le Voyage dans la Lune. La sequenza è un omaggio, una sorta di spiritoso remake, ma è anche la cifra stilistica di tutto l’apparato scenografico e degli effetti speciali. Flash Gordon non cela i suoi trucchi, i suoi modellini, come aveva fatto mirabilmente Guerre Stellari: al contrario, sceglie di rimarcare la finzione, di esagerare sempre, sposando anche il nonsense – si veda, in tutto e per tutto, la sequenza della partita col protagonista che abbatte i soldati di Ming come fossero giocatori di football e poi persino come birilli, in un’orgia carnevalesca di maschere, colori, musica ed esultanze. In questo caleidoscopio entra qualsiasi cosa, dal pericolo giallo fuori tempo massimo a Kala che si scioglie come la strega dell’Ovest di Oz, dai richiami grafici delle dittature nazi-fasciste alla voce immortale di Mercury, dal settimo quadro di Viaggio nella Luna all’artigianato di Bava, dalle eredità narrative degli anni Trenta all’arte postmoderna della rivisitazione, della citazione, del riciclo.

Note
1 Cfr. Nicholas Barber, Flash Gordon: An erotic sci-fi extravaganza, www.bbc.com. https://www.bbc.com/culture/article/20200804-flash-gordon-an-erotic-sci-fi-extravaganza
2 Filmografia monumentale quella di De Laurentiis. In questo caso, ricordiamo quantomeno alcune pellicole tra fantasy e sci-fi come King Kong, Conan il barbaro e Conan il distruttore, Dune, Yado
Info
Il trailer originale di Flash Gordon.
Clip ‘To the Death!’ tratta da Flash Gordon.
Incipit della serie animata Flash Gordon prodotta dalla Filmation.

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