Ajoomma

Ajoomma

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Ajoomma, commedia singaporiana di He Shuming che ha aperto il Far East 2023, è il racconto gentile di una vedova di mezza età appassionata di drammi televisivi coreani che si ritrova a Seul per una breve vacanza. He, alle prese con la prima coproduzione tra Singapore e Corea del Sud, tratteggia una commedia dai tratti morbidi che pure non dimentica la malinconia.

A proposito di Lim

Lim Bee Hwa è una vedova ultracinquantenne di Singapore appassionata di Korean drama che ha un rapporto sempre più labile con il taciturno figlio trentenne, Sam. I due avrebbero in programma un viaggio in Corea, sulle tracce delle amate serie tv strappalacrime, proprio per passare un po’ di tempo assieme, ma Sam deve andare in California dove ha un colloquio di lavoro e diserta la partenza. Indecisa se restare a casa o prendere parte al tour organizzato, Lim alla fine va in aeroporto pronta per una nuova avventura… [sinossi]

Apertura della venticinquesima edizione del Far East Film Festival, Ajoomma è l’esordio al lungometraggio di He Shuming ma soprattutto la prima coproduzione tra la Corea del Sud e Singapore nata sotto il segno di due “tratti” che uniscono oggi molte culture dell’Estremo Oriente. La prima è la categoria umana dell’ajoomma di cui parla il titolo e che si riferisce a donne non più giovani, con figli, magari vedove, che hanno sempre più spazio in una società longeva che coinvolge nel proprio dinamismo una fascia d’età che da tempo ha salutato la giovinezza: la “ajoomma” è insomma una signora tra i 50 e 60 anni che ha di fronte a sé la scelta o di una triste ritirata dalla vita o di un rilancio, di una rinascita. Il secondo tratto che uniforma la cultura popolare di moltissimi Paesi nell’Est dell’Asia sono le serie drammatiche coreane – che fanno parte della più vasta exploitation internazionale partita da Seoul – incentrate su temi sentimentali, famigliari, romantici, comprensibili da Singapore a Tokyo passando per Pechino proprio come le soap opera d’altri tempi in Europa. La buona idea di Ajoomma è di mettere in relazione la crisi dei legami tradizionali famigliari, incarnati dalla protagonista e da suo figlio, con l’universo sognante dei korean drama in cui orfani vanno alla ricerca delle proprie origini e genitori li riabbracciano dopo decenni, in un mondo idealizzato e immarcescibile che fa sperare gli spettatori che la realtà in cui vivono possa offrire qualcosa di bello anche dopo la fine dei ruoli consuetudinari. L’idea del film, che parla dunque di una persona non più giovane che deve ritrovare nella realtà (e non nell’immaginazione) il desiderio di vivere, da un punto di vista produttivo si è tradotta in un successo al botteghino che ha coinvolto molti Paesi dell’area dunque in un titolo commerciale esportabile diretto da un regista di Singapore, un fatto non frequente. Va annotato, infine, che il produttore singaporiano del film è Anthony Chen, a sua volta regista: nel 2013 con Ilo Ilo vinse la Camera d’Or al Festival di Cannes e nelle prossime settimane sarà di nuovo sulla Croisette, in Un Certain Regard, con il suo nuovo lavoro, The Breaking Ice.

In Ajoomma Lim Bee Hwa (interpretata dalla star della televisione singaporiana Hong Hui Fang) è una vedova ultracinquantenne che da tempo non riesce più a capire suo figlio, Sam (Shane Pow), trentenne che le parla poco, vorrebbe cambiare lavoro e trasferirsi da Singapore in California: prima di andare negli Usa, i due dovrebbero fare un viaggio assieme sulle orme del korean drama preferito della madre (le cui scene strappalacrime sono interpretate in Ajoomma dalla vera star televisiva Jeo Jin-goo) ma all’ultimo Sam diserta l’appuntamento e parte per la California dove gli hanno anticipato il colloquio di lavoro. Di primo acchito, Lim pare non prendere in considerazione l’idea di andare via da sola ma alla fine lo farà e in giro per la Corea riscoprirà se stessa e la volontà di voltare pagina, tornando a volersi bene. Il viaggio in cui il o la protagonista conosce e si riconosce a contatto con la diversità e non la famigliarità, è forse il percorso narrativo più esemplare da che l’umanità ha inventato la scrittura (anche se basta citare qui A proposito di Schmidt di Alexander Payne, come modello relativamente recente del genere) dunque non è certo sull’originalità che punta questo film la cui intelligenza produttiva è anzi, al contrario, quella di aver capito come unire più Paesi e più lingue (il mandarino, il coreano, l’inglese), mostrando che anche se non ci si intende a parole ci si può sentire nella vicinanza, nella condivisione e nell’ineluttabile scorrere dell’esistenza. In Corea del Sud, Lim incontrerà un uomo gentile (Jung Dong-hwan) e un ragazzo in difficoltà (Kang Hyung-suk) con sua moglie, sentendosi dunque ancora donna e, diversamente, madre di un giovane uomo con cui non ha in realtà nessun legame. La svolta più fantasiosa e inattesa è quando, da poco arrivata all’estero, Lim verrà lasciata giù dal pullman della gita di gruppo senza che la guida si accorga della sua assenza: da qui inizieranno rocambolesche avventure che comprendono anche la sepoltura del piccolo e grazioso cagnetto Dookie che però era tanto tanto vecchio. Nella parte centrale accadono le cose più inattese dopo di che Ajoomma trae la propria morale e alla fine si ritorna al punto di partenza, ovvero al parco di Singapore con cui si era aperto il film e in cui un gruppo di signore ballano per tenersi in forma. Ma Lim, ovviamente, è cambiata. Se non è la spiccata originalità a caratterizzare Ajoomma, a renderlo passibile di successo è però la capacità di ritrarre efficacemente la protagonista assoluta, Lim, donna sensibile e di tempra, che la vita ha spento e che si sente confusa avendo perso il ruolo di accudimento che le era stato “assegnato” dalla società. Dopo la morte del marito e poi di sua madre, ora che il figlio è grande e del tutto autonomo, Lim non sa bene chi essere, cosa desiderare, ma grazie al suo buon carattere amabile e alla sua forza d’animo tornerà a sorridere all’avvenire.

Film gentile, delicato ma non privo di piccole asperità Ajoomma ha nella scelta e nella caratterizzazione della sua protagonista non giovane il suo punto di forza e in alcuni momenti di amarezza la giusta intensità per poter essere davvero gradito al grande pubblico che desidera, certo, che Lim senta che il futuro è ancora nelle sue mani, ma dopo aver ripercorso l’esistenza alle sue spalle, con le sue luci e le sue ombre.

Info
Ajoomma sul sito del Far East 2023.

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