I delinquenti

I delinquenti

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Il cineasta argentino Rodrigo Moreno, dopo un decennio abbondante di “silenzio”, trova la sua (definitiva?) consacrazione con Los delincuentes (I delinquenti), in Concorso a Cannes 2023 nella sezione Un Certain Regard e che ha avuto la sua anteprima italiana fuori competizione alla 41ma edizione del Torino Film Festival.

Le cose della vita

Due impiegati di banca, Román e Morán, mettono in discussione la loro routine e la loro vita quotidiana. Uno di loro trova una soluzione: commettere un crimine. In qualche modo, ci riesce ed estende il suo destino al suo collega. Questo li porta a cambiare radicalmente le loro vite nella speranza di un’esistenza migliore. [sinossi]

In tutti i festival cinematografici, solitamente, arriva sempre un film fuori dai radar principali e che grazie al passaparola diventa in breve tempo l’evento “da seguire”: durante il Torino Film Festival 2023 questo ruolo è stato sicuramente ricoperto da Los delincuentes (I delinquenti), quarta regia di lungometraggio in solitaria per il cinquantunenne cineasta argentino Rodrigo Moreno. In un’edizione della rassegna sabauda in cui il cinema argentino è stato grande protagonista, con una retrospettiva appositamente dedicata e tanti altri titoli presenti nelle varie sezioni, le tre ore di durata (che spesso impediscono giocoforza la visione in giorni concitati e con una molteplicità di proiezioni da seguire come quelli del Festival di Cannes, dove il film aveva partecipato nella sezione Un certain regard venendo completamente ignorato dalla giuria presieduta da John C. Reilly) non hanno scoraggiato la competente platea di pubblico e accreditati: chi vi scrive lo ha visto in una sala gremita, alle dieci del mattino di una domenica di fine novembre. Tutto il clamore, è bene dirlo subito, viene pienamente giustificato da quanto si ritrova sullo schermo, e rappresenta una prova ulteriore della non comune abilità degli artisti provenienti dalle sponde del Rio de la Plata nell’organizzazione di fluviali narrazioni perfettamente calibrate per tempi, stile e contenuti. Distribuito nel mondo grazie alla piattaforma MUBI anche in sala, dopo aver mietuto premi nei festival internazionali come la miglior regia a Lima e il miglior film a Gent, si spera potrà essere visibile il prima possibile anche per il pubblico italiano, auspicabilmente non solo per gli abbonati al portale dedicato al cinema d’autore.

I protagonisti principali portano il medesimo nome, solo anagrammato in forme differenti: Morán (Daniel Elías), Román (Esteban Bigliardi), Norma (Margarita Molfino), Morna (Cecilia Rainero) e Ramón (Javier Zoro Sutton). I primi due impiegati presso un grande istituto bancario metropolitano, la terza che vive in una sorta di fazenda insieme agli ultimi due componenti del composito quintetto; ancora una volta l’annosa contrapposizione tra città e campagna, tra quotidianità da travet in giacca e cravatta e vita all’aria aperta, ma declinata in una forma che non insegue l’originalità ma adatta perfettamente al momento storico, dei personaggi e del Paese in cui abitano, la struttura dello script, opera dello stesso Moreno, che oltre a questo e alla regia figura anche tra i montatori, segno di un controllo totale del/sul materiale. Il soggetto prende anche spunto, almeno nelle premesse di partenza, da un grande classico del cinema argentino del passato, Apenas un delincuente di Hugo Fregonese. Anche nel film del 1949 un impiegato di banca compiva una rapina all’interno del suo stesso istituto, con l’obiettivo di nascondere i soldi, costituirsi, e quindi godersi la fortuna a pena scontata. Come si chiamava il protagonista del film di Fregonese, interpretato da Jorge Salcedo, divo di fotoromanzi e telenovelas oltre che del grande schermo? José Morán. Ed ecco quindi che l’aggiornamento arriva ad essere un raffinato lavoro di storytelling che avvicina quest’opera a quelle prodotte dalla casa di produzione argentina ormai di culto assoluto tra i cinefili El Pampero Cine; uno dei volti principali del movimento, Laura Paredes (protagonista di Trenque Lauquen di Laura Citarella e La flor di Mariano Llinás, di cui è anche compagna di vita), è qui in un ruolo da agente “di controllo” che appare un affettuoso omaggio metacinematografico alla crew di artisti probabilmente più interessante attualmente in attività sul pianeta. Quel Morán viene quindi scomposto, la sua personalità divisa, e lo split screen presente nei momenti chiave di passaggio da uno all’altro comunica prossimità assoluta. Una sola vita può avere più varianti, ogni scelta apre un bivio, nel mondo sullo schermo è possibile la compresenza di più versioni di se stessi che vivono nel medesimo tempo. Tutta questa costruzione, però, aggiunge elementi all’analisi senza intaccare la verità di fondo: la vicenda narrata scorre vorticosa anche senza sapere nulla di quanto appena detto, attacca lo spettatore allo schermo e ai personaggi e arriva ad essere una muscolare dimostrazione della capacità “borgesiana” della scuola albiceleste di aggiungere livelli interpretativi senza appesantire nulla. Il cuore del film non risiede nella sua profondità tematica, ma nella schiettezza e “verità” con cui riesce a tratteggiare e sbozzare ognuna delle figure finzionali che occupano la scena.

Delineando un triangolo amoroso à la Jules e Jim, con Norma a personificare per entrambi gli impiegati la libertà, l’opportunità di una vita davvero differente, più vera e pura, Moreno scompone anche questo aspetto non mostrandoci mai i tre insieme ma sempre a coppie, come fossero continuamente versioni alternative, come se il terzo elemento non solo non fosse presente in quel momento ma non esistesse nemmeno. E tutto questo contribuisce a comporre una riflessione, paradossalmente ma nemmeno troppo, sull’unicità della propria esistenza, sull’importanza di non sprecarla e di rifuggire il grigiore delle giornate tutte uguali, impiegate esclusivamente a lavorare per il capitale. Un film (anche) politico, dunque, e un vero e proprio inno alle seconde occasioni: Morán e Román, in ultima analisi, sono delinquenti particolari, che non rubano indiscriminatamente ma l’esatta cifra che avrebbero guadagnato da lì alla pensione. Ad una vita rubata, la loro, rispondono con un altro furto, comprando letteralmente la propria libertà, non senza passare attraverso calvari complicati. Il film di Rodrigo Moreno, last but not least, è anche e forse soprattutto un film rivoluzionario.

Info
I delinquenti sul sito del TFF 2023.

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