Sempre

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Presentato nella sezione Notti veneziane delle Giornate degli Autori di Venezia 81, Sempre è un lavoro di montaggio di Luciana Fina sulla Rivoluzione dei garofani del 1974, che vuole mantenere viva la memoria di quegli eventi e dei valori antifascisti e anticolonialisti e al contempo ragionare sul potere militante del cinema.

El pueblo unido jamás será vencido

A cinquant’anni dal 25 aprile 1974, Luciana Fina rivisita le immagini della Rivoluzione dei garofani in Portogallo, provenienti dagli archivi della Cinemateca Portuguesa e della RTP. Il film attraversa l’asfissia del Salazarismo e della PIDE (Polícia Internacional e de Defesa do Estado), le occupazioni studentesche del 1969, il Movimento delle Forze Armate del 1974, i programmi e le prospettive del PREC (Processo Revolucionário em Curso), il «Verão quente», la decolonizzazione e, soprattutto, ripropone i gesti di grandi cineasti che entrarono in azione insieme ad artisti, cantautori, compositori e registi radiofonici. [sinossi]

El pueblo unido jamás será vencido è il brano simbolo della contestazione alla dittatura di Pinochet in Cile, divenuto per estensione un inno della lotta per la libertà di tutti i popoli. La canzone diventava la colonna sonora anche della Rivoluzione dei garofani, che avveniva solo un anno dopo il colpo di stato in Cile. Un evento fortunatamente di segno avverso: mentre in Sudamerica le dittature erano funzionali nello scacchiere della Guerra Fredda, in Europa stavano giungendo al capolinea gli ultimi regimi fascisti. Si sente spesso in effetti El pueblo unido jamás será vencido nei brani d’archivio, dalla Cinemateca Portuguesa e della radiotelevisione portoghese, che compongono Sempre, opera di Luciana Fina presentata nelle Notti veneziane delle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia 2024. La regista, italiana e portoghese d’adozione, ha realizzato il film per commemorare il cinquantesimo anniversario di quel 25 aprile del 1974, giorno in cui terminò la dittatura di Salazar, che teneva il paese con il pugno di ferro attraverso la sua polizia segreta, la PIDE, e di conseguenza anche il colonialismo portoghese.

Dimenticare il passato significa essere condannati a riviverlo, come nella famosa espressione attribuita a Primo Levi. E più il tempo passa più si restringe il numero dei testimoni, dei partigiani, dei custodi della memoria. Cosa tanto più vera in Italia che celebra pure un 25 aprile ma di 29 anni prima. In Portogallo il sentimento antifascista è più sentito che da noi, forse proprio per questo sfasamento temporale. Ciò non toglie che la memoria vada tenuta viva. E il ruolo dei testimoni può essere aiutato dalla memoria audiovisiva dei cinegiornali, del National Film Journal, come dello stesso cinema che assolve alla sua funzione culturale. Tutte cose che finiscono nel calderone dei materiali montati da Luciana Fina. Sempre ha la funzione di mantenere la memoria di quei fatti sia attraverso le riprese dirette sia attraverso gli spezzoni del cinema militante, le cui immagini erano già immagazzinate per i posteri. Così un film sul colonialismo in Mozambico è stato fatto con il metodo del reenactment, come spiegato proprio nel suo incipit, per registrare e tramandare attraverso la rappresentazione una denuncia di quello che è stato il giogo coloniale.

Fondamentale in questo contesto il ruolo dell’arte, non solo il cinema. Alcuni artisti, che vissero quel momento, compaiono in interviste. Sempre è strutturato con un intercalare, tra le scene d’archivio, di immagini di murales montate a ritmo frenetico. Sul tema del colonialismo, si dà voce anche ai colonizzatori, alle persone inculcate di valori razzisti, in una scena di una discussione per strada dove un uomo si lamenta degli atti di terrorismo perpetrati dai neri dell’Angola. Altro tema del film è lo sviluppo urbanistico che ha portato allo sviluppo delle aree urbane di quelle grandi città che ora soffocano nella gentrificazione, più forte in Portogallo che non altrove. Il discorso urbanistico è ovviamente introdotto da uno spezzone di I verdi anni di Paulo Rocha, con quella sua contemplazione di un mondo rurale ai confini dell’area urbana, oggi sparito. Proprio sullo stesso film di Rocha, João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata hanno realizzato, con simili intenti, Onde Fica Esta Rua? ou Sem Antes Nem Depois. Luciana Fina crea forti legami con il presente, inserendo, solo come audio, slogan di manifestazioni studentesche del giorno d’oggi, per l’emergenza climatica o per lo strapotere delle multinazionali. Si tratta della ciclicità dei movimenti di protesta, che si declinano con le nuove consapevolezze e alla luce di nuove emergenze.

Luciana Fina mantiene un legame anche con la patria, le cui vicende sono state vissute sfalsate in Portogallo, inserendo anche spezzoni di film italiani. Il film comincia con un brano di All’armi siam fascisti!, di Lino Del Fra, Cecilia Mangini e Lino Miccichè, altro film di footage usato come modello. E Sempre si chiude comprendendo un brano audio di Nanni Moretti, da Bianca, che ricorda quando andarono tutti in Portogallo a vedere un colonnello, Otelo Saraiva de Carvalho, leader della Rivoluzione dei garofani. Moretti, che parlava dello strapotere del cinema nel suo corto Il giorno della prima di Close Up, a proposito del film di Kiarostami, è un esempio di militanza sia nel cinema – basta pensare alle sue famose invettive nei suoi film – sia fuori del cinema. Una militanza che andrebbe ritrovata.

Info
Sempre sul sito delle Giornate degli Autori.

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