Prazer, Camaradas!

Prazer, Camaradas!

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Presentato fuori concorso al 72 Locarno Film Festival e poi a Doclisboa, Prazer, Camaradas! di José Filipe Costa è un ricordo nostalgico del clima di euforia che si è vissuto in Portogallo dopo la rivoluzione dei garofani. Il collettivismo, la vita di comunità, la voglia di rimboccarsi le maniche per la rinascita del paese, e la rivoluzione dei costumi sessuali.

Il corpo è mio

1975, l’anno dopo la rivoluzione dei garofani. Eduarda, João e Mick vengono dal Nord Europa per lavorare nelle cooperative, nelle fattorie occupate del Portogallo centrale. Come molti altri, vengono per lavorare la terra e il bestiame, per fornire aiuti di tipo medico, e lezioni di pianificazione familiare ed educazione sessuale. [sinossi]

João Azevedo torna in Portogallo su un furgone, di quelli naïf, da figli dei fiori. Intervistato come in un documentario, guarda in camera e parla inizialmente in italiano, la lingua di un esilio durato otto anni. João è tornato nel suo paese dopo la rivoluzione dei garofani, che ha posto termine a una dittatura durata 48 anni, per rimboccarsi le maniche nella ricostruzione. Come lui tanti compagni, anche stranieri, in nome di un internazionalismo socialista. João ha 23 anni, così dichiara, ma il viso che vediamo è quello di una persona anziana.

Il gioco di José Filipe Costa per Prazer, Camaradas!, presentato fuori concorso al 72 Locarno Film Festival, è dichiarato subito da questa prima scena: rievocare quel clima di euforia, di libertà improvvisamente riconquistata, non con una ricostruzione storica, ma con una messa in scena dei suoi stessi protagonisti oggi, creando così una distanza da un lato, ma anche una partecipazione dall’altro, legata all’esperienza reale di quelle persone. Già l’intrigo di strade sopraelevate e cavalcavia della prima immagine del film non appare verosimile nel contesto storico dell’epoca, e successivamente vedremo ancora uno di quegli attempati/giovani scattare fotografie con un moderno smartphone. Il gioco di José Filipe Costa verrà portato avanti fino alle estreme conseguenze, generando anche situazioni surreali e buffe, come la scena delle attempate signore nordiche, provocanti e sexy, che si vogliono concedere a uno dei protagonisti, nel campo di grano, declamando slogan sulla sessualità svincolata dalla procreazione, con effetti flou da erotismo patinato. Oppure situazioni sempre in stile video di playboy, con protagonisti ometti di mezza età.

La ricostruzione del paese, del suo tessuto produttivo e agricolo, nonché del suo sistema sanitario ed educativo, è fatta di tanti volenterosi, che lavorano la terra, allevano il bestiame in organizzazioni collettive, non ci sono padroni e servi. Ma siamo anche nel periodo dell’emancipazione femminile, della rivoluzione sessuale, delle filosofie libertarie, che attraversano il mondo occidentale. E non possono che trovare un terreno fertile in un paese che ha appena fatto saltare un tappo, quello della dittatura liberticida che si faceva forza con un sistema di valori tradizionali. Ci sono i compagni del Nord, tra quelli che accorrono ad aiutare il paese, provenienti dai paesi nordici, e portatori di una cultura più aperta e libertina di quella in vigore nel cattolico e conservatore Portogallo. Citato in questo senso il grande sessuologo Wilhelm Reich, in voga in quegli anni, che teorizzava in chiave marxista l’equivalenza tra repressione sessuale e autoritarismo dei sistemi politici dittatoriali. Teorie che peraltro prendevano corpo al cinema nel film, caposaldo dell’epoca, WR: Mysteries of the Organism di Dušan Makavejev.

Prazer, Camaradas! mescola così una serie di impulsi e di tendenze di quegli anni, a volte anche eterogenei. Ci sono i canti popolari e gli inni partigiani, e la disco music del brano You Make Me Feel, ci sono gli smartphone di cui sopra e le radioline d’epoca. Una commistione figurativa che si cristallizza nella buffa immagine di un busto di Lenin accostato, su un tavolo, a un grande fallo.

Info
La scheda di Prazer, Camaradas! sul sito del Locarno Film Festival.

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