The Fake

The Fake

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L’opera seconda del regista e sceneggiatore coreano Yeon Sang-ho, The Fake (Saibi, 2013), un thriller teso e disperato, in concorso al Future Film Festival di Bologna.

Le vie del Signore

Un villaggio di provincia è destinato a essere sommerso a causa della costruzione di una diga. Gli abitanti del villaggio, un po’ per ignoranza e un po’ per disperazione, pendono dalle labbra del reverendo Sung e dell’ambiguo Choi, un truffatore che finge di voler costruire una chiesa per la comunità e che progetta di fuggire con tutti i soldi. L’unico a essersi accorto dell’inganno è il violento Min-chul, un balordo perdigiorno odiato da tutti… [sinossi]

L’animazione sudcoreana sembra voler percorrere un sentiero impervio, ostico, impopolare. Yeon Sang-ho e Lee Dae-hee e i loro lungometraggi The King of Pigs, Padak e The Fake rappresentano una sorta di nuova onda, anomala nello stile e nei contenuti, una specie di rinnovata speranza dopo i positivi segnali di inizio millennio – i titoli più rappresentativi, My Beautiful Girl, Mari (2002) di Lee Sung-gang e Wonderful Days (2003) di Kim Moon-saeng [1] – e il bagliore nel buio Green Days (2011) di Ahn Jae-hoon e Han Hye-jin. Ai toni romantici e nostalgici della pellicola di Anh e Han si contrappone la cupa disperazione dei film di Yeon e Lee, opere che voltano le spalle al pubblico dei più giovani, tratteggiando storie di sorprendente violenza e tetro pessimismo.

Potendo contare su un budget vistosamente superiore rispetto al precedente The King of Pigs, Yeon può permettersi di impreziosire i fondali e le ambientazioni di The Fake. Il passo in avanti dal punto di vista produttivo è evidente già dalle prime sequenze, soprattutto con l’entrata in scena di Min-chul, avvolto in una foschia mattutina mentre percorre tra i campi la strada che lo riporta al paese. Il character design duro e volutamente marcato del personaggio ne anticipa pensieri e azioni: ricolmo di odio e rancore, destinato a una vita sempre fuori posto, Min-chul è un cattivo senza possibilità di redenzione, è un portatore insano di verità. È un marito e un padre che si può solo odiare. Sul suo volto colpito nella roccia si leggono presagi di morte, in netto e fertile contrasto con gli slanci pittorici dei paesaggi campestri.

La Corea del Sud descritta da Yeon Sang-ho è tagliente come una lama, incattivita, spietata, pronta a esplodere. Anche nella profonda provincia, tra boschi e montagne, dilaga la disperazione. Dopo la scuola di The King of Pigs, Yeon demolisce con The Fake un altro pilastro della società: la religione è uno specchietto per le allodole, è un coacervo di illusioni e menzogne, è l’ennesima truffa subita da dei poveri disgraziati. Il realismo non ossessionato dal fotorealismo delle animazioni sostiene le scelte narrative, il valore metaforico del racconto, volutamente sopra le righe, sospinto verso un finale tragico e grottesco. Yeon trascina i suoi personaggi verso il baratro, fino alla follia, immergendoli in un (forse troppo) programmatico nichilismo.

Selezionato in concorso al Future Film Festival 2014 di Bologna, The Fake mette in scena una riflessione interessante anche se un po’ meccanica sulla verità e sulla menzogna, sull’apparire e sull’essere, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sul valore delle nostre azioni, contrapponendo la finta parola del Signore alle parole vere e sincere di un “demonio”. Non c’è soluzione, non c’è possibilità di fuga, solo un destino di sofferenza e di morte. Amen.

Note
1. Dopo il fantasy animato Yobi, the Five Tailed Fox (2007), Lee è passato con poco fortuna al live action con Texture of Skin (2007). Nel 2012 ha diretto il corto d’animazione A Monster in the Reservoir. Kim Moon-saeng ha diretto i cortometraggi Tree Robo (2005) e The Flower of Sabi (2010).
Info
The Fake sul sito del Kofic.
Il trailer di The Fake.
The Fake sul sito del Future Film Festival.
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