Patria

Patria

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Selezionato dalle Giornate degli Autori, Patria di Felice Farina ripercorre gli ultimi tre decenni di storia del Bel Paese, tra materiale d’archivio e una sconquassata cornice narrativa affidata a Francesco Pannofino, Roberto Citran e Carlo Giuseppe Gabardini.

Lo stellone

L’operaio Salvo si arrampica sulla torre della fabbrica dove lavora, per protesta contro il licenziamento, o forse solo per rabbia cieca, minacciando di buttarsi giù. Giorgio, operaio e rappresentante sindacale, anche se di carattere e fede politica del tutto opposti, sale per aiutarlo. Luca, custode ipovedente e autistico, si aggiunge per fare loro compagnia. Nell’arco di una notte, ripercorrono gli ultimi trent’anni della vita del paese… [sinossi]
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Francesco De Gregori – La leva calcistica della classe ’68

Patria, come altre pellicole presentate alla Mostra del Cinema di Venezia (La trattativa di Sabina Guzzanti, Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco, La zuppa del demonio di Davide Ferrario), cerca a suo modo di ripercorrere parte della recente storia del Bel Paese: una virtuale unità d’intenti, quasi a sottolineare l’esigenza comune di una riflessione definitiva e di un cambiamento necessario. Ma se le premesse sono più o meno simili, tanto da restituirci un viaggio quasi orrorifico negli ultimi tre decenni della barcollante Italia (mafia, bombe, stragi, corruzione, decadimento morale et similia), i risultati cambiano visibilmente. Fatale al lungometraggio di Felice Farina (La fisica dell’acqua, Bidoni) è l’idea di costringere il materiale documentario e il relativo lavoro di analisi ed elaborazione all’interno di una cornice narrativa palesemente fasulla, posticcia, smaccatamente didascalica.

La messa in scena di Patria 1978-2010 di Enrico Deaglio sembra un’anima divisa in due, inconciliabile, esteticamente divergente. Se da un lato non possiamo che apprezzare il lavoro sui materiali di repertorio, con un sagace utilizzo dell’audio a enfatizzare la già drammatica e a tratti insostenibile portata delle immagini, non possiamo però sorvolare sulla fiction che dovrebbe fare da collante. Lo script firmato da Luca D’Ascanio, Dino Giarrusso, Beba Slijepcevic e dallo stesso Farina si impantana in un meccanico vis-à-vis tra l’operaio berlusconiano Salvatore (Francesco Pannofino), rozzo e dai modi bruschi, e il sindacalista di sinistra Giorgio (Roberto Citran), consapevole e idealista. Ai due si aggiunge il custode ipovedente e autistico Luca (Carlo Giuseppe Gabardini), che sciorina fatti e misfatti dagli anni Settanta a oggi. E così si saltabecca dalla fabbrica che chiude del trio di sconfitti Salvatore-Giorgio-Luca, arroccati in cima a una torre tra la generale indifferenza (dei padroni, delle forze dell’ordine, soprattutto degli organi di informazione), al sequestro Moro, alla piaga dell’eroina che ha falcidiato una generazione, a Gelli, Ambrosoli, Sindona, a Gardini e al Pentapartito, a Tangentopoli e Forlani, a Berlusconi. Il flusso storico è inutilmente inframezzato, interrotto, condito da parole banali.

Patria ci racconta una storia che conosciamo bene, una ferita aperta, oramai imputridita. Sul grande schermo passano volti colpevoli e ripugnanti, sentiamo suoni insostenibili, vediamo immagini dolorosissime.
È l’Italia, è il Bel Paese. Siamo noi.
Ecco, questo noi non sembra appartenere nemmeno al berlusconiano Salvatore, tutto tette, culi e pallone. Nella sua inutile e dannosa cornice narrativa, Patria ci racconta una storia fatta sempre dagli altri, dai cattivi, mentre anche l’ultimo dei berlusconiani è uno spirito in fin dei conti puro, tifoso della Nazionale e di Roberto Baggio. E allora abbracciamoci forte forte nel ricordo di quel rigore sbagliato e attendiamo lo stellone. Inconsapevoli e innocenti.

Di Patria, presentato a Venezia alle Giornate degli Autori, ci resterà soprattutto l’audio interminabile e lancinante del maxiprocesso a Cosa Nostra, una mirabile intuizione di montaggio, ben più significativa di qualsiasi possibile commento. Quell’audio attraversa immagini di repertorio e sequenze fiction, le sovrasta. E ci perseguita, oggi come domani.

INFO
Il trailer di Patria.
Patria sul sito delle Giornate degli Autori.
Il sito della Nina Film, casa di produzione di Patria.
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