As We Were Dreaming

As We Were Dreaming

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Con As We Were Dreaming Andreas Dresen ritrae i turbamenti di un gruppo di adolescenti della DDR che si ritrova a vivere improvvisamente nella Germania unificata. Ma tra periferie, naziskin, pornografia e forno a microonde, questo diventa solo lo spunto per inanellare una serie di cliché.

Unhappy Days

I sobborghi di Lipsia appena dopo il collasso della Germania Est. Rico, Daniel, Paul e Mark, vissuti fino a poco prima con il fazzoletto rosso al collo, stanno crescendo insieme nel marasma del paese nuovamente riunificato. Le regole di ieri oggi non contano più. Scambiano il giorno con la notte, e le strade per un parco giochi. I ragazzi corrono liberi e passano il tempo nell’isolato, rubano macchine e fanno esperienze di droghe e provano il nuovo club privè. Aprono la loro propria discoteca che viene subito assediata dai naziskin. Tutto è in uno stato di transizione e decadenza, ognuno è pieno di sogni: Rico per una carriera nella boxe, Daniel ambisce ad una love story con Little Star, la più bella ragazza che Lipsia abbia mai conosciuto… [sinossi]

Regola numero uno del manuale del perfetto frequentatore di festival, è quella di diffidare a priori dei film presentati in un concorso che siano della nazionalità stessa della manifestazione. A far le parti di una Comencini a Venezia, a Berlino è il film As We Were Dreaming di Andreas Dresen – tratto da un romanzo di successo del 2006, debutto dello scrittore di Lipsia Clemens Meyer – che conferma il teorema fino in fondo.
Nella Germania dell’Est, anche dopo la riunificazione, non esistevano creme antibrufoli o antiacne. Questo si deduce dai volti puliti, freschi, naturali e ‘non trattati’ per il cinema dei giovani protagonisti di As We Were Dreaming. E questa è la cosa più di rilievo che ci trasmette il film di Andreas Dresen. Tutto inizia in una sala cinematografica semideserta, dove i personaggi si ritrovano e rievocano il proprio passato in flashback, e subito viene inquadrato il fascio luminoso che esce dal proiettore, l’immagine madre del cinema, la luce primaria. Un estetismo gratuito e pacchiano. Ok, caro regista, abbiamo capito che hai letto i testi teorici. Già da bambini parlano d’amore i protagonisti di questo film. Che intervalla momenti della loro infanzia, nel pieno della DDR, con incluse lezioni di socialismo a scuola, alla loro gioventù bruciata, alla decadenza del sistema, e alla disillusione e dissipazione di speranze, miraggi. I due momenti cronologici sono poi segnati da una fotografia molto diversa: colorata, luminosa la prima, quella relativa all’infanzia, scialba, grigia e decadente la seconda.

Il soggetto sarebbe molto interessante, e gravido di dialoghi con il momento presente, come probabilmente lo è il romanzo di partenza. Tuttavia il regista riesce a buttare via, uno per uno, tutti gli spunti che potrebbe sviluppare. Sicuramente non consono al tema trattato, appare lo stile di regia ‘sparato’, ipercinetico quanto povero, uno stile ‘videoclipparo’ anni novanta, fatto di musiche accattivanti. La periferia, la desolazione, i sogni infranti. La prostituzione, la pornografia, i naziskin, la macchina e il forno a microonde come prodromi del capitalismo. Tutto prevedibilissimo e telefonato.
As We Were Dreaming è dunque un ritratto di questa gioventù bruciata, che vorrebbe essere una sorta di Happy Days calato in quel contesto storico di transizione, tra amori fugaci, ragazze, locali da ballo e istituti di correzione, mentre un telegiornale parla dei processi ai criminali della Repubblica Democratica Tedesca. Come poteva vivere un ragazzo nella DDR, e nella ex-DDR, quali potevano essere i suoi orizzonti, tra paure e frustrazioni? I suoi turbamenti sentimentali di adolescente, sottolineato da quel volto innocente, naturale e brufoloso. O i suoi possibili tentativi di riscatto, come quello della boxe. Ma è un ritratto che si annacqua tra sociologismi un tanto al chilo, e psicologismi da Bignami della psicoanalisi.

INFO
La scheda di As We Were Dreaming sul sito della Berlinale.
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