Berlinale 2015
Da Malick a Panahi, passando per Pablo Larrain, per il Greenaway sulle tracce di Ėjzenštejn e per il ritorno in cattedra di Werner Herzog e di Wim Wenders, anche Orso d’oro alla carriera: la Berlinale 2015, 65esima edizione, dal 5 al 15 febbraio.
Berlino ha accolto gli accreditati con un freddo glaciale. Un motivo in più per restarsene nel chiuso delle sale a cercare conferme, ritrovare vecchi maestri e, magari, scoprire qualche nuovo nome. La Berlinale 2015, giunta alla 65 edizione, si terrà dal 5 al 15 febbraio e riaccoglie innanzitutto due grandi maestri teutonici: Wim Wenders, cui sarà consegnato l’Orso d’Oro alla carriera, e Werner Herzog. Il primo con Every Thing Will Be Fine – fuori concorso – cercherà di dimostrare di avere ancora qualcosa di spiazzante da dire, soprattutto alla luce dei suoi ultimi poco convincenti film di finzione. Herzog, invece, con Queen of the Desert – in concorso – continua il suo recente percorso di ridefinizione iconica delle star hollywodiane, che già ha dato ottimi frutti in L’alba della libertà – Rescue Dawn (con Christian Bale) e in Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans (con Nicolas Cage): questa è la volta di Nicole Kidman, nei panni della “regina del deserto” Gertrude Bell, l’archeologa vissuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nota come la Lawrence d’Arabia al femminile.
Certo è che a fronte di nomi già ampiamente bolliti, come Isabel Coixet (Nobody Wants the Night, film di apertura) o Kenneth Branagh (Cinderella, fuori concorso), e di fronte ad alcuni mostri sacri (il Greenaway di Eisenstein in Guanajuato o il Malick di Knight of Cups, o ancora il Panahi di Taxi, senza dimenticare il Larrain di El club), per il resto la competizione ufficiale potrebbe non riservare grosse sorprese, come del resto capita da un po’ di anni in tutti i festival maggiori, sempre tendenzialmente tesi a foraggiare l’esistente e il celebrato, più che la deviazione dal coro. Va a finire che, nel concorso, il titolo che potrebbe davvero spiazzare è proprio quello di un italiano, Vergine giurata, film d’esordio di Laura Bispuri. Anche se non va dimenticato che alla fine lo scorso anno vi fu effettivamente un vincitore a sorpresa, Diao Yinan, regista del meraviglioso Black Coal, Thin Ice… [continua a leggere]