Il globo infuocato

Il globo infuocato

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Ce n’è per tutti i gusti in Il globo infuocato, rocambolesca pellicola di avventura e sentimento, erotismo, comicità e performance muscolari, un esempio di intrattenimento scoppiettante realizzato in un’epoca in cui il cinema non soffriva certo della mancanza del sonoro. Alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

Maschio italiano

L’acrobata ed escapista Silvio Spaventa, di stanza con il suo circo a Berlino, viene ingiustamente accusato di aver scassinato una cassaforte, portandosi via una refurtiva di preziosi gioielli. Dovrà darsi da fare per arrestare i veri colpevoli e riscattare il suo onore. [sinossi]

In ossequio al luogo comune del maschio latino tutto d’un pezzo, un tempo abbiamo esportato anche divi di una certa prestanza e non solo a Hollywood. Accadeva nei ruggenti anni ’20 e la meta del viaggio dei talenti nostrani, era nientemeno che la Repubblica di Weimar. Complice quell’esperanto per immagini costituito dal cinema muto, forzuti e acrobati italici hanno infatti avuto una stagione di eccezionali successi in suolo germanico, sfoggiando muscoli e prodezze atletiche di un certo livello. Tra questi, il circense Luciano Albertini era, insieme al collega Carlo Aldini, tra i più amati dal pubblico teutonico, femminile e non. E a rinfrescarci la memoria su cotali glorie patrie poi cadute nell’oblio ci pensano ora le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che ai due interpreti succitati hanno dedicato una retrospettiva, dal titolo inappuntabile di Muscoli Italiani in Germania.
Diretto da Max Obal e proiettato alla 34/esima edizione del festival pordenonese, Il globo infuocato è una riscoperta sorprendente e galvanizzante, il fulgido esempio di un cinema commerciale (il film era stato prodotto dai gloriosi studi della Aafa) in grado di unire buoni sentimenti (l’onesta, innanzitutto), rocambolesche avventure, pirotecniche evoluzioni circensi, incarnandole tutte nel corpo statuario del suo protagonista. Albertini, che proprio dall’esperienza circense proveniva, essendo stato acrobata per il Circo tedesco Busch, incarna qui Silvio Spaventa (interessante la scelta onomastica, che lo accomuna all’omonimo patriota e politico nostrano), ovvero l’attrazione principale del Circo Rossi, di stanza temporanea a Berlino. Silvio è in particolare un escapista, ovvero la sua specialità è liberarsi a tempo record da manette e catene e lanciarsi da una gabbia circolare sospesa e infuocata fino al trapezio su cui lo attende l’amata, sua promessa sposa. Ma i talenti di Spaventa fanno naturalmente molto gola anche alla malavita d’alto bordo locale, che vuole assoldarlo per fargli scassinare con l’inganno una cassaforte ripiena di gioielli preziosi. Così, proprio alla vigilia delle nozze, il nostro eroe si ritrova a doversi scagionare da un’infamante accusa e per raggiungere l’obiettivo, l’unica via è arrestare i veri colpevoli.

Mentre oggigiorno si suole pubblicizzare roboanti blockbuster sponsorizzando la volontà dei divi contemporanei di non utilizzare controfigure negli stunts (Tom Cruise con il suo francise di Mission: Impossible è un habitué di questa prassi) nell’era del muto la questione non era nemmeno in discussione: l’attore lavorava soprattutto con il suo corpo e le sue relative capacità atletiche erano uno strumento necessario e imprescindibile.
E, in Il globo infuocato, le evoluzioni aeree di Albertini lasciano davvero a bocca aperta. Si va da una sequenza en plein air in montagna al cardiopalma al lungo inseguimento finale sui tetti berlinesi, passando – nel mezzo – per il circo, quale luogo deputato allo stupore e alle evoluzioni senza rete.
Il film di Max Obal contiene poi anche una gustosa e teorica intuizione di mise en abyme: durante uno spettacolo di Spaventa, vediamo infatti scendere sulla pista circense il telone di uno schermo cinematografico, sul quale vengono anticipate le prodezze che gli spettatori – quelli diegetici e non – stanno per vedere.

Si respira anche un certo feticismo birichino in Il globo infuocato, e non solo per via delle manette e catene da cui l’eroe è in grado di liberarsi, ma anche per quello stuolo di assistenti che con tutte quelle calzette arrotolate sui polpacci e i gonnellini sollevati dal vento lo aiuta a riscattare il suo onore e infine a convolare a giuste nozze.
Ce n’è per tutti i gusti dunque in Il globo infuocato, rocambolesca pellicola di avventura e sentimento, erotismo, comicità e performarce muscolari, un esempio di intrattenimento scoppiettante realizzato in un’epoca in cui il cinema non soffriva certo della mancanza del sonoro, e sapeva inanellare in una successione montante tutte le sue possibili attrazioni.

Info
Il sito delle Giornate del Cinema Muto.

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