Nuova storia del clan di Taira

Nuova storia del clan di Taira

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Al Cinema Ritrovato di Bologna è stato presentato Shin Heike monogatari (Nuova storia del clan di Taira), penultimo film diretto da Kenji Mizoguchi, e uno degli unici due a colori. Un’opera furibonda e carica di passione, riflessione anche sui mutamenti in atto nel Giappone del dopoguerra.

L’eroe sacrilego

Periodo Heian (794-1185), Kyoto, 1137: Tadamori Taira e suo figlio Kiyomori tornano da una spedizione vittoriosa contro alcuni pirati dei mari occidentali. I due sono a capo di una delle più importanti famiglie della classe emergente dei samurai. L’impero è diviso in diverse fazioni: l’ex-Imperatore Toba (diventato tale dopo la morte del grande Imperatore Shirakawa), i nobili della corte con il giovane Imperatore e i monaci guerrieri. Nonostante i ripetuti successi militari dei Taira, la corte, impaurita dalla vertiginosa ascesa della classe guerriera, rifiuta di concedergli qualsivoglia onorificenza, causando rabbia e frustrazione all’interno dei membri del clan… [sinossi]

Nuova storia del clan di Taira (Shin Heike monogatari, letteralmente “La nuova storia degli Heike”), presentato per il secondo anno consecutivo a Il Cinema Ritrovato di Bologna, è il penultimo film diretto da Kenji Mizoguchi e uscì nelle sale giapponesi nel settembre del 1955. Il 18 marzo del 1956 vedrà la luce in Giappone La strada della vergogna, e pochi mesi dopo, il 24 agosto, il regista verrà stroncato dalla leucemia, ad appena 58 anni. Anche se Mizoguchi nel corso dei decenni è diventato in occidente una delle tre figure guida del cinema giapponese – insieme a Yasujirō Ozu e Akira Kurosawa –, e molti dei suoi titoli sono stati inseriti di diritto nella ristretta cerchia dei capolavori senza tempo (tra questi Storia dell’ultimo crisantemo, I racconti della luna pallida d’agosto, Vita di O-Haru, donna galante, Cinque donne intorno a Utamaro, L’intendente Sansho e Gli amanti crocifissi), Nuova storia del clan di Taira è finito invece nel dimenticatoio, lasciato in seconda fila da intere schiere di cinefili. I motivi di una scelta simile sono vari, e tutti in buona parte figli del pregiudizio. Il primo pregiudizio è quello che vorrebbe Mizoguchi poco a suo agio con l’epica guerresca del jidai-geki, vale a dire la rappresentazione cinematografica del periodo Tokugawa che sfocia sovente nel chanbara, il “combattimento con le spade”. Nuova storia del clan di Taira, desunto da un romanzo pubblicato a episodi nel 1950 e scritto da quell’Eiji Yoshikawa noto per Musashi, è un film belligerante, attraversato da echi di schermaglie sempre in atto: i monaci contro l’imperatore, i pirati che attaccano dal mare, i samurai che servono l’imperatore ma vengono estromessi da qualsiasi onorificenza per volere dei funzionari di corte, spaventati dal potere belluino dei combattenti. Come ogni romanzo d’appendice che si rispetti, Shin Heike monogatari è un susseguirsi di intrighi, colpi di scena, eredità sconosciute e passati turbolenti da scoprire; una materia in effetti ben diversa da quella solitamente trattata nei suoi film da Mizoguchi, ma che in realtà aderisce alla perfezione alla poetica del grande regista nipponico. Pur affrontando il genere in maniera completamente diversa dall’adattamento della storia dei 47 ronin che portò in scena nel 1941 in Genroku chōshingura (I fedeli seguaci dell’epoca Genroku, Mizoguchi non rinuncia a uno sguardo complesso sull’umanità, sul senso di colpa, sull’incapacità di chetare la propria brama di successo, sul fascino perverso del potere e sulla necessità di trovare una propria dimensione al di fuori dai percorsi prestabiliti.

Nel donare corpo e carne al giovane Kiyomori, fedele fino alle estreme conseguenze al padre samurai che l’ha cresciuto (e che forse suo padre non è), Mizoguchi compie una scelta profondamente politica: nel Giappone del secondo dopoguerra, teso fino allo stremo delle forze a emanciparsi dall’incubo dell’olocausto nucleare e della dominazione militare statunitense – terminata nel 1951 –, mettere in scena un giovane deciso a smarcarsi dalla sottomissione tanto all’imperatore quanto alla fede dei monaci equivale a compiere una netta scelta di campo. Kiyomori rinuncia a tutti gli stratagemmi per accedere ai privilegi della corte (compreso un diritto biologico che scopre di poter rivendicare) per conquistare il potere con la sola forza della sua casta, gridando il suo disprezzo verso nobiltà e religione, senza mai tradire la causa dei suoi fratelli in armi. Il clan Taira. Lì è il cuore pulsante di quest’opera virulenta, mai pacata, sempre sull’onda di un fermento in atto nella società: si veda com’è risolta anche la sequenza dell’innamoramento tra Kiyomori e la donna che sposerà, resa dinamica dalla fuga del fratello della ragazza per prendere parte a un combattimento di galli.
Il secondo pregiudizio che grava ancora oggi su Nuova storia del clan di Taira è l’utilizzo del colore. Riconosciuto maestro dei chiaroscuri del bianco e nero, Mizoguchi diresse solo due film a colori: questo e il coevo L’imperatrice Yang Kwei-fei (Yōkihi). Per quanto da più parti si sia letto che Mizoguchi non avesse particolare dimestichezza con le timbriche del colore, una nuova visione di Shin Heike monogatari permette di sfatare questo luogo comune critico: Mizoguchi sceglie con cura certosina i colori, la loro brillantezza e densità. Tutto deve rispecchiare gli umori dei personaggi, il ruolo che ricoprono all’interno della storia, ciò che rappresentano per lo spettatore. Ne viene fuori un quadro stratificato, enormemente complesso, che si vivifica in modo ulteriore attraverso una messa in scena di grande ricchezza e profondità di campo. Il passaggio dei samurai di Taira, il lungo piano sequenza all’interno del mercato, lo sventato tentativo di omicidio del padre di Kiyomori da parte degli sgherri imperiali, sono elementi scenici che rivendicano il posto da attribuire a Nuova storia del clan di Taira all’interno della filmografia di Mizoguchi. Un’opera appassionante, che non raggiunge le vette toccate dai titoli citati dianzi ma non merita l’oscurantismo critico cui è andata incontro nel corso dei decenni.

Info
Nuova storia del clan di Taira sul sito de Il Cinema Ritrovato.

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