La meccanica delle ombre
di Thomas Kruithof
L’opera prima di Thomas Kruithof, La meccanica delle ombre, è una spy story claustrofobica in bilico precario tra Le vite degli altri, I tre giorni del Condor e La conversazione: paranoia, complotti, la consapevolezza di un sistema che ci spia, ci manipola, ci butta via. In concorso al Torino Film Festival 2016.
Tempi oscuri
Un contabile ex alcolista di mezza età, da tempo in cerca di un impiego, accetta di lavorare per una misteriosa organizzazione che gli chiede di trascrivere delle intercettazioni telefoniche: rimarrà invischiato in un pericoloso intrigo politico che vede coinvolti i servizi segreti francesi… [sinossi]
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Qualcuno ci ascolta. Ci spia. Registra telefonate, parole, sospiri, segreti. Chiuso in qualche stanza anonima di un anonimo palazzo, un uomo qualunque, probabilmente con la faccia e il piglio da solerte impiegato, trascrive ogni singola parola delle nostre conversazione. Ecco, no, non proprio le nostre. Il meccanismo narrativo architettato da Thomas Kruithof parte dai piani bassi e catapulta nel volgere di qualche sequenza il malcapitato contabile Duval tra le alte sfere transalpine, così alte da essere praticamente invisibili. E ovviamente letali. La meccanica delle ombre (La mécanique de l’ombre), almeno fino a un certo punto, è una spy story claustrofobica, in bilico tra Le vite degli altri, I tre giorni del Condor e La conversazione. Paranoia e complotti. E un uomo stanco, provato dalla vita aziendale e privata tanto da inabissarsi nell’alcool, che si ritrova invischiato suo malgrado in una sulfurea rete di ingranaggi, una ragnatela kafkiana. Non le vite degli altri, ma le vite degli Altri, dei burattinai, dei servitori dello Stato, dei poteri oscuri che resistono a ogni stagione, a ogni governo.
Kruithof parte dal mercato del lavoro, dalle estreme difficoltà di reinventarsi quando si hanno i capelli grigi, e riesce a dare un senso assai attuale e realistico al percorso di Duval, alla disperata ricerca di una nuova occupazione. La ricerca di un senso alle proprie giornate. Lo squilibrio tra l’uomo qualunque e l’apparato dei servizi segreti (o deviati, ma la stoffa è la stessa) non è fine a se stesso, ma è metafora dell’oggi, di quella distanza tra la vita reale e la vita che ci raccontano dai piani alti. La meccanica delle ombre sembra voler intercettare anche la serpeggiante paura del pericolo interno, quello stesso tumore maligno che Bonello ha afferrato con Nocturama.
Attuale, di genere, ancorato al reale, plasmato sul quel cinema cospirazionista che negli anni Settanta faceva furore. Fin qui tutto bene. Ma La meccanica delle ombre si regge su un equilibrio alquanto precario, minato da un finale che sembra quasi appiccicato, come se fosse preso in prestito da un altro film, e soprattutto appesantito e al contempo annacquato da un personaggio inserito a forza, superfluo se non inutile. Alla sua opera prima e co-autore della sceneggiatura con Yann Gozlan (Un homme idéal, Captifs), Kruithof affianca Sara a Duval; ritaglia per Alba Rohrwacher un ruolo per lei fin troppo semplice, spalla esistenziale e sentimentale del protagonista, ridondante sottolineatura della componente minimalista della pellicola. Componente che Kruithof e Gozlan dilatano eccessivamente, facendola riemergere a cadenze fisse, quasi preoccupati di tenere sempre un piede nella quotidianità, in quel cinema che non perde di vista il reale. Ma è proprio lungo questo doppio binario, con Sara/Duval da una parte e Duval/Clément (il misterioso burattinaio e datore di lavoro del protagonista) dall’altra, che le crepe dello scipt si fanno vistose e il meccanismo claustrofobico si sfalda. Poi, come detto, quel finale.
La meccanica delle ombre poggia gran parte delle proprie fondamenta sulle performance misurate ed efficaci di François Cluzet, Denis Podalydès e Sami Bouajila (menzione maritata anche per Simon Abkarian), sulla scelta di girare soprattutto in interni – grigi, opprimenti – e sul contrappunto sonoro, con le note che si mescolano con le intercettazioni e il rumore della macchina da scrivere. L’atmosfera è avvolgente. Purtroppo non tutto torna, o forse torna troppo.
Info
Il trailer originale de La meccanica delle ombre.
La scheda de La meccanica delle ombre sul sito del TFF2016.
- Genere: drammatico, spy story, thriller
- Titolo originale: La mécanique de l'ombre
- Paese/Anno: Belgio, Francia | 2016
- Regia: Thomas Kruithof
- Sceneggiatura: Thomas Kruithof, Yann Gozlan
- Fotografia: Alex Lamarque
- Montaggio: Jean-Baptiste Beaudoin
- Interpreti: Adonis Danieletto, Alba Rohrwacher, Alexia Depicker, Cynthia Weber, Denis Podalydès, Fabrice Godfroid, François Cluzet, Javier Pinto, Jean-Pierre Demarke, Sami Bouajila, Simon Abkarian , Tanguy Vanhorick, Tom Adjibi
- Produzione: 2425 Films, A Plus Image 6, Canal+, Cofimage 27, La Wallonie, Orange Cinéma Séries, Radio Télévision Belge Francophone (RTBF), Scope Pictures, SofiTVCiné 3
- Durata: 88'
- Data di uscita: 06/04/2017