Moglie e marito

Moglie e marito

di

Pur partendo da un canovaccio esile e molto frequentato dal cinema come lo scambio di corpi, Moglie e marito, esordio al lungometraggio per Simone Godano, inanella una buona serie di gag, ponendosi al di sopra della media nazionale delle commedie.

La macchina ammazzacattivipensieri

Sofia e Andrea sono una bella coppia, anzi lo erano. Sposati da dieci anni, in piena crisi, pensano al divorzio. Ma, a seguito di un esperimento scientifico di Andrea, si ritrovano improvvisamente uno dentro il corpo dell’altra… [sinossi]

Sembra a tratti di poter individuare un ricambio generazionale in corso nel nostro cinema; il che è probabilmente l’unica ancora di salvezza cui appigliarsi in un momento così difficile, soprattutto nel campo della commedia. Perciò, di fronte a film che – al di là dell’età anagrafica dei registi – replicano modelli nostrani ampiamente usurati (si vedano in tal senso, tra le recenti uscite, Beata ignoranza e Questione di karma), appare di tanto in tanto qualcosa di diverso. In tal senso, il capostipite di questi ultimi anni è stato Smetto quando voglio, anche se poi il seguito ha parzialmente deluso le aspettative sia come riuscita che come incassi. E, per fortuna, Moglie e marito, esordio alla regia di Simone Godano, merita anch’esso di rientrare in questo ristretto novero dei barlumi di speranza. Lo si dice non tanto e non solo per la riuscita del film, abbastanza altalenante, quanto per gli ingredienti su cui punta, differenziandosi nettamente dal resto del panorama mainstream.

Infatti, nel mettere in scena uno scambio di corpi tra un uomo e una donna – la moglie e il marito del titolo – Simone Godano mostra chiaramente di voler puntare sulla costruzione di gag e situazioni comiche, su equivoci e malintesi, sulla fisicità dei suoi interpreti, sulle dinamiche dell’assurdo e a tratti anche un po’ del demenziale. Godano prova insomma a far ridere lo spettatore lavorando sugli eterni meccanismi del comico, elementare regola che al contrario è stata progressivamente espunta dalla maggior parte della nostra restante commedia.
Questa è dunque la qualità più evidente di Moglie e marito, dove ad esempio gli interpreti principali – Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak e, soprattutto, Valerio Aprea – sono sì al servizio del regista, ma sono anche al servizio di se stessi: vale a dire che è percepibile il loro divertimento nel recitare e nell’essere in scena; sanno insomma di far ridere lo spettatore. Sembra la scoperta dell’acqua calda, eppure forse è da qui che bisogna ripartire per ricostruire il macro-genere della commedia.

Ciò detto, non si possono comunque nascondere i limiti di Moglie e marito. Innanzitutto, l’evidente richiamo a un sottogenere per lo più di stampo anglosassone (il cosiddetto “body swap movie”) che restituisce una forte sensazione di déjà-vu. Sono tanti i titoli che possono venire in mente, come ad esempio – per restare allo scambio uomo-donna – Nella sua pelle (1996) o Boygirl – Questione di… sesso (2006), mentre per allargare il campo si può citare il classico Nei panni di una bionda (1991), per la regia di Blake Edwards.
In secondo luogo, la novità – ci pare – di Moglie e marito rappresenta al contempo anche il lato più debole della vicenda: lo scambio avviene infatti a causa di una macchina leggi-pensieri su cui lavora da anni il personaggio di Favino, che è contemporaneamente medico e scienziato, una doppia caratterizzazione che sovraccarica il ruolo. Questo innesco è inoltre mal gestito e poco credibile, così come non si insiste a sufficienza nel prosieguo del film nel tentativo di porre rimedio al danno. Sono, queste, quindi delle debolezze strutturali del progetto, destinate però per fortuna a passare progressivamente in secondo piano di fronte al buon numero di gag riuscite.

Per chiudere, sembra utile sottolineare che alle spalle di Moglie e marito vi sia ancora una volta Matteo Rovere in veste di produttore. Questi, dopo il fallimento di Gli sfiorati (2011) in qualità di regista, si è rilanciato producendo il già citato Smetto quando voglio e dirigendo poi Veloce come il vento. È forse dunque a lui e ad altri registi-produttori come lui, se ce ne sono, che bisogna guardare per sperare di poter far compiere al nostro cinema quel ricambio (o quello scambio) generazionale troppo spesso rimandato.

Info
Il trailer di Moglie e marito.
La pagina facebook di Moglie e marito.
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-001.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-002.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-003.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-004.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-005.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-006.jpg
  • moglie-e-marito-2017-simone-godano-007.jpg

Articoli correlati

Array
  • Archivio

    Questione di karma RecensioneQuestione di karma

    di Solito copione: un duo di attori, uno spunto fiacco tirato per le lunghe, scarso interesse verso la risata. Con Questione di karma di Edoardo Falcone trova conferma la crisi di idee della nostra commedia.
  • Archivio

    Beata ignoranza

    di Dopo la parentesi drammatica - e infelice - di Gli ultimi saranno ultimi, Massimiliano Bruno torna alla commedia pura, con meno verve però rispetto al passato e con una storia decisamente più debole.
  • Archivio

    Smetto quando voglio - Masterclass RecensioneSmetto quando voglio – Masterclass

    di Torna la banda dei ricercatori in Smetto quando voglio - Masterclass, e stavolta lavora per la polizia... Una commedia ben scritta e diretta con professionalità da Sydney Sibilia, per un prodotto che cerca di trovare nuove soluzioni alla produzione nazionale.
  • Archivio

    Veloce come il vento RecensioneVeloce come il vento

    di Matteo Rovere torna alla regia con Veloce come il vento: ambizioso progetto d'ambientazione automobilistica che guarda - con convinzione ma con qualche impaccio di troppo - al modello del cinema di genere statunitense. E con uno Stefano Accorsi al di là del bene e del male, vicino al sublime.
  • Archivio

    Smetto quando voglio RecensioneSmetto quando voglio

    di L'esordio alla regia di Sydney Sibilia è una divertente commedia sul precariato il cui spunto iniziale - ripreso dalla serie TV Breaking Bad - regge grazie a una scrittura inventiva e a un buon cast di attori.
  • Archivio

    Gli sfiorati RecensioneGli sfiorati

    di Per il suo secondo lungometraggio da regista, Gli sfiorati, Matteo Rovere adatta il romanzo omonimo di Sandro Veronesi senza riuscire troppo a convincere sul piano della scrittura, ma confermando le sue qualità di regista.